Una pur breve indagine degli scritti di alcuni tra i maggiori scrittori realistici russi dell'800 (Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, Gogol’) rivela la straordinaria ricchezza di descrizioni letterarie e la pressoché totale assenza di ritratti appesi alle pareti. Questa singolarità costituisce lo spunto iniziale da cui l’articolo parte per allargare ad altri ambiti l’analisi dell'ambito simbolico e semantico che ha al suo centro il ritratto. L’ipotesi che viene verificata è che in questo particolare ambito – per quanto riguarda la cultura russa – la cultura romantica occidentale converga con la cultura iconica ereditata dalla cristianità orientale. In effetti, è facile vedere come, a differenza di quanto avviene in Occidente, la figura dell’artista lasci intravedere, nella letteratura russa, la figura dell'iconografo, in fase di decisa riscoperta proprio nell'800: analogamente anche i quadri e in particolare i ritratti con la loro cultura si sovrappongono alle icone e alla cultura delle icone. Ora, per quanto possa sembrare paradossale, l'arte delle icone porta con sé un certo carico di instabilità: come ha mostrato Besançon, le lotte iconoclaste avvenute nell'Oriente cristiano non hanno “risolto” il problema culturale dell’immagine. Non deve stupire, dunque, di trovare ancora nell’800 ritratti circondati da una zona di tabuazione, ritratti assenti, insoddisfacenti, impossibili, oppure ricettacolo di una potenza sacra. Se la tradizione iconoclasta non agisce più a livello delle arti figurative, sembra infatti mantenere una sua influenza nella sfera concettuale in cui pittura e letteratura si incontrano. Questa carica iconoclasta spiegherebbe anche il “ritardo” con cui la cultura russa supera la proibizione del Concilio dei Cento Capitoli (lo Stoglav) di raffigurare principi e santi e persone viventi, e consente il passaggio dall'ikonopisnyj lik [effigie iconografica] all'individual'noe lico [il volto individuale]. Conferme importanti all’ipotesi vengono anche dal campo della genealogia (Tituljarnik), della ritrattistica in miniatura, nonché dalla numismatica (cfr. i primi ritratti di Pietro il Grande sul červonec d'oro del 1712 ).

Vlast’ portreta (Ikona, russkaja literatura i tabu na portret)

GHINI, GIUSEPPE
2004

Abstract

Una pur breve indagine degli scritti di alcuni tra i maggiori scrittori realistici russi dell'800 (Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, Gogol’) rivela la straordinaria ricchezza di descrizioni letterarie e la pressoché totale assenza di ritratti appesi alle pareti. Questa singolarità costituisce lo spunto iniziale da cui l’articolo parte per allargare ad altri ambiti l’analisi dell'ambito simbolico e semantico che ha al suo centro il ritratto. L’ipotesi che viene verificata è che in questo particolare ambito – per quanto riguarda la cultura russa – la cultura romantica occidentale converga con la cultura iconica ereditata dalla cristianità orientale. In effetti, è facile vedere come, a differenza di quanto avviene in Occidente, la figura dell’artista lasci intravedere, nella letteratura russa, la figura dell'iconografo, in fase di decisa riscoperta proprio nell'800: analogamente anche i quadri e in particolare i ritratti con la loro cultura si sovrappongono alle icone e alla cultura delle icone. Ora, per quanto possa sembrare paradossale, l'arte delle icone porta con sé un certo carico di instabilità: come ha mostrato Besançon, le lotte iconoclaste avvenute nell'Oriente cristiano non hanno “risolto” il problema culturale dell’immagine. Non deve stupire, dunque, di trovare ancora nell’800 ritratti circondati da una zona di tabuazione, ritratti assenti, insoddisfacenti, impossibili, oppure ricettacolo di una potenza sacra. Se la tradizione iconoclasta non agisce più a livello delle arti figurative, sembra infatti mantenere una sua influenza nella sfera concettuale in cui pittura e letteratura si incontrano. Questa carica iconoclasta spiegherebbe anche il “ritardo” con cui la cultura russa supera la proibizione del Concilio dei Cento Capitoli (lo Stoglav) di raffigurare principi e santi e persone viventi, e consente il passaggio dall'ikonopisnyj lik [effigie iconografica] all'individual'noe lico [il volto individuale]. Conferme importanti all’ipotesi vengono anche dal campo della genealogia (Tituljarnik), della ritrattistica in miniatura, nonché dalla numismatica (cfr. i primi ritratti di Pietro il Grande sul červonec d'oro del 1712 ).
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