Il saggio presenta una ricerca condotta dagli Autori su 1124 soggetti (597 maschi e 527 femmine) di quinta elementare, 231 soggetti (114 maschi e 117 femmine); prima media, 306 soggetti (172 maschi e 134 femmine); seconda media, 308 soggetti (162 maschi e 146 femmine); terza media, 279 soggetti (149 maschi e 130 femmine) appartenenti agli Istituti comprensivi 3, 4, 5 del Quartiere Navile di Bologna. La presenza del bullismo è stata valutata, a differenza delle altre ricerche in letteratura, utilizzando un questionario con domande riferite a comportamenti specifici indicanti le singole prepotenze piuttosto che ad una nozione generale di "prepotenze", per evitare il rischio che domande dirette più generali sulle prepotenze potessero subire distorsioni, soggette anche a modificazioni con l'età, dovute alla valutazione soggettiva e individuale del concetto di "prepotenza", alla differente autoconsapevolezza della valenza del proprio comportamento, oppure dovute alla differente comprensione di una preliminare definizione operativa di "prepotenza", non immediatamente afferrabile o assimilabile ad una conoscenza quotidiana. Facendo riferimento a comportamenti concreti specifici è ipotizzabile un minore effetto della tendenza dei soggetti ad attribuirsi tratti positivi e socialmente desiderabili (self-serving attribution bias). Sono state prese in considerazione le seguenti dimensioni: la rete amicale e i rapporti con i compagni di classe, le singole prepotenze agite e/o subite, la rappresentazione degli attori, la gravità morale attribuita, le reazioni alle prepotenze, i luoghi delle prepotenze. Dall’analisi dei dati, sottoposti a statistiche descrittive ed inferenziali, sono emersi i seguenti risultati significativi: il fenomeno del bullismo risulta essere di dimensioni rilevanti e coinvolge direttamente come bulli o come vittime circa la metà dei soggetti; le vittime presentano minori relazioni amicali degli altri e tendono ad essere isolate; la rete amicale rappresenta una barriera protettiva nei confronti del rischio di diventare vittima, anche in quanto concorre all'autostima, mentre, contrariamente all'immagine stereotipata dell'alunno prepotente che reagisce aggressivamente all'isolamento sociale, i bulli noti presentano relazioni amicali quantitativamente differenti dagli altri; le prepotenze più frequenti sono quelle più "tollerate" dai contesti educativi; le prepotenze vengono agite in prevalenza verso ragazzi appartenenti al proprio sesso; la reazione prevalente alle prepotenze da parte di coloro che non sono né bulli né vittime è quella dell'evitamento della gestione diretta della prepotenza; le prepotenze avvengono prevalentemente nell'aula di lezione, sotto gli occhi degli insegnanti, e non fuori dalla scuola o in luoghi appartati, considerati tradizionalmente i luoghi a rischio; nei bulli c'è una tendenza a sottostimare la gravità delle prepotenze compiute e una carente auto ed eteroregolazione che insieme ai meccanismi di dissonanza cognitiva e di disimpegno morale contribuiscono alla autoassoluzione che accompagna il bullismo. I risultati della ricerca sono discussi sulla base delle principali teorie di riferimento della pedagogia della cognizione.

Il bullismo dalla quinta elementare alla terza media

RIZZARDI, MARIO;
2005

Abstract

Il saggio presenta una ricerca condotta dagli Autori su 1124 soggetti (597 maschi e 527 femmine) di quinta elementare, 231 soggetti (114 maschi e 117 femmine); prima media, 306 soggetti (172 maschi e 134 femmine); seconda media, 308 soggetti (162 maschi e 146 femmine); terza media, 279 soggetti (149 maschi e 130 femmine) appartenenti agli Istituti comprensivi 3, 4, 5 del Quartiere Navile di Bologna. La presenza del bullismo è stata valutata, a differenza delle altre ricerche in letteratura, utilizzando un questionario con domande riferite a comportamenti specifici indicanti le singole prepotenze piuttosto che ad una nozione generale di "prepotenze", per evitare il rischio che domande dirette più generali sulle prepotenze potessero subire distorsioni, soggette anche a modificazioni con l'età, dovute alla valutazione soggettiva e individuale del concetto di "prepotenza", alla differente autoconsapevolezza della valenza del proprio comportamento, oppure dovute alla differente comprensione di una preliminare definizione operativa di "prepotenza", non immediatamente afferrabile o assimilabile ad una conoscenza quotidiana. Facendo riferimento a comportamenti concreti specifici è ipotizzabile un minore effetto della tendenza dei soggetti ad attribuirsi tratti positivi e socialmente desiderabili (self-serving attribution bias). Sono state prese in considerazione le seguenti dimensioni: la rete amicale e i rapporti con i compagni di classe, le singole prepotenze agite e/o subite, la rappresentazione degli attori, la gravità morale attribuita, le reazioni alle prepotenze, i luoghi delle prepotenze. Dall’analisi dei dati, sottoposti a statistiche descrittive ed inferenziali, sono emersi i seguenti risultati significativi: il fenomeno del bullismo risulta essere di dimensioni rilevanti e coinvolge direttamente come bulli o come vittime circa la metà dei soggetti; le vittime presentano minori relazioni amicali degli altri e tendono ad essere isolate; la rete amicale rappresenta una barriera protettiva nei confronti del rischio di diventare vittima, anche in quanto concorre all'autostima, mentre, contrariamente all'immagine stereotipata dell'alunno prepotente che reagisce aggressivamente all'isolamento sociale, i bulli noti presentano relazioni amicali quantitativamente differenti dagli altri; le prepotenze più frequenti sono quelle più "tollerate" dai contesti educativi; le prepotenze vengono agite in prevalenza verso ragazzi appartenenti al proprio sesso; la reazione prevalente alle prepotenze da parte di coloro che non sono né bulli né vittime è quella dell'evitamento della gestione diretta della prepotenza; le prepotenze avvengono prevalentemente nell'aula di lezione, sotto gli occhi degli insegnanti, e non fuori dalla scuola o in luoghi appartati, considerati tradizionalmente i luoghi a rischio; nei bulli c'è una tendenza a sottostimare la gravità delle prepotenze compiute e una carente auto ed eteroregolazione che insieme ai meccanismi di dissonanza cognitiva e di disimpegno morale contribuiscono alla autoassoluzione che accompagna il bullismo. I risultati della ricerca sono discussi sulla base delle principali teorie di riferimento della pedagogia della cognizione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1890050
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