Ci si domanda quale e quanto significato assumono concetti come quelli di creatività e realtà corporea, e in che termini, ma soprattutto in quale contesto può concretarsi una loro possibile sinergia favorevole all’attivazione dei potenziali cognitivi ed espressivi dell’individuo in formazione, in particolare nei luoghi vitali ai processi di apprendimento – particolarmente attivi in età evolutiva –, quali sono i luoghi deputati all’educazione. Il testo prende le mosse, in modo critico, dai limitativi processi storico-sociali di valutazione culturale dell’infanzia e dell’adolescenza: se un tempo l’infanzia era negata, ancora oggi essa, nonostante un’apparente immagine (costruita socialmente) di emancipazione, può considerarsi limitata da pregiudizievoli stereotipi negativisti, soprattutto per opera di un’educazione – retaggio di ideologie del passato – che, pur avendo il compito di sollecitare il fanciullo, tende di fatto ad annichilirne i potenziali creativi, nonché i correlati prodotti ludico-espressivi, fortemente legati alla dimensione operativa dell’azione corporea, interpretabile quale imprescindibile elemento di mediazione creativa tra la dimensione psicomentale dell’agire individuale e il contesto espressivo-relazionale.

Corpo e creatività in educazione

TRAVAGLINI, ROBERTO
2001

Abstract

Ci si domanda quale e quanto significato assumono concetti come quelli di creatività e realtà corporea, e in che termini, ma soprattutto in quale contesto può concretarsi una loro possibile sinergia favorevole all’attivazione dei potenziali cognitivi ed espressivi dell’individuo in formazione, in particolare nei luoghi vitali ai processi di apprendimento – particolarmente attivi in età evolutiva –, quali sono i luoghi deputati all’educazione. Il testo prende le mosse, in modo critico, dai limitativi processi storico-sociali di valutazione culturale dell’infanzia e dell’adolescenza: se un tempo l’infanzia era negata, ancora oggi essa, nonostante un’apparente immagine (costruita socialmente) di emancipazione, può considerarsi limitata da pregiudizievoli stereotipi negativisti, soprattutto per opera di un’educazione – retaggio di ideologie del passato – che, pur avendo il compito di sollecitare il fanciullo, tende di fatto ad annichilirne i potenziali creativi, nonché i correlati prodotti ludico-espressivi, fortemente legati alla dimensione operativa dell’azione corporea, interpretabile quale imprescindibile elemento di mediazione creativa tra la dimensione psicomentale dell’agire individuale e il contesto espressivo-relazionale.
2001
883920590X
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