Lo studio prende in esame la possibilità di indagare la multitudo come soggetto politico “attraversato dagli affetti”, mettendo in evidenza come il gioco delle dinamiche passionali abbia conseguenze non secondarie nella pratica politica spinoziana. Si cercherà di mostare pertanto come le “pratiche di vita” che scaturiscono dai diversi generi di conoscenza, comprese quelle più vicine alla ricerca dell’utile razionale, non siano disgiungibili dalla pratica delle passioni e come la politica spinoziana - ispirata alla dimensione dell’utile comune - non possa prescindere dall’attivare strategie passionali se non vuole rimanere, come Spinoza stesso scrive a più riprese, una “pura teoria”. Per far ciò il lavoro prende spunto dal nucleo affettivo-immaginativo, e dunque passionale, della III Parte dell’Etica (PP 16-27) per mettere in luce come dai meccanismi fondamentali della “imitazione degli affetti” abbiano origini dinamiche interpersonali ambivalenti (talune competitive, altre cooperative) e quali siano le altrettanto ambivalenti conseguenze sul terreno pratico-politico. L’analisi di alcuni luoghi significativi dell’Etica (III Parte) e dei Trattati politici indurrà infatti a costatare una sorta di “necessità” delle passioni (anche tristi) ai fini della costituzione del corpo politico e del mantenimento al suo interno di una stabilità (non esente da conflitti) che presuppone da una parte e dall’altra (governanti e governati) l’intersezione della “pratica della ragione” con la “pratica delle passioni” .

"Varium multitudinis ingenium": pratica politica e pratica delle passioni in Spinoza

BOSTRENGHI, DANIELA
2007

Abstract

Lo studio prende in esame la possibilità di indagare la multitudo come soggetto politico “attraversato dagli affetti”, mettendo in evidenza come il gioco delle dinamiche passionali abbia conseguenze non secondarie nella pratica politica spinoziana. Si cercherà di mostare pertanto come le “pratiche di vita” che scaturiscono dai diversi generi di conoscenza, comprese quelle più vicine alla ricerca dell’utile razionale, non siano disgiungibili dalla pratica delle passioni e come la politica spinoziana - ispirata alla dimensione dell’utile comune - non possa prescindere dall’attivare strategie passionali se non vuole rimanere, come Spinoza stesso scrive a più riprese, una “pura teoria”. Per far ciò il lavoro prende spunto dal nucleo affettivo-immaginativo, e dunque passionale, della III Parte dell’Etica (PP 16-27) per mettere in luce come dai meccanismi fondamentali della “imitazione degli affetti” abbiano origini dinamiche interpersonali ambivalenti (talune competitive, altre cooperative) e quali siano le altrettanto ambivalenti conseguenze sul terreno pratico-politico. L’analisi di alcuni luoghi significativi dell’Etica (III Parte) e dei Trattati politici indurrà infatti a costatare una sorta di “necessità” delle passioni (anche tristi) ai fini della costituzione del corpo politico e del mantenimento al suo interno di una stabilità (non esente da conflitti) che presuppone da una parte e dall’altra (governanti e governati) l’intersezione della “pratica della ragione” con la “pratica delle passioni” .
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