L’articolo raccoglie i risultati di una ricerca relativa a criteri e modalità di indagine diagnostica sui materiali costruttivi della Chiesa di San Giovanni Battista in Pesaro. La chiesa di San Giovanni Battista è uno dei monumenti più importanti della città, la sua storia è segnata dalle vicissitudini di cinque secoli che, attraverso esigenze di trasformazione e di difesa della città, ne hanno controllato costruzione e demolizione modificandone profondamente la struttura primitiva. La costruzione dell’attuale complesso, comprendente la chiesa ed il convento, il cui progetto è di Girolamo Genga (1476-1551), risale al 1543. L'esterno della chiesa rimase incompiuto nella facciata e nei fianchi, mentre l'interno fu rifinito nel corso del Seicento e nelle epoche successive. La chiesa è realizzata prevalentemente in laterizio, di colorazione sia rossa che gialla, associato a malte e a scialbature, mentre l’uso del materiale lapideo è limitato alla cornice della base delle lesene e agli elementi che compongono la serliana. Allo scopo di caratterizzare i materiali impiegati ed individuare i meccanismi di deterioramento in atto, sono stati prelevati trentatré campioni suddivisi in laterizi, rocce, malte e prodotti del degrado. Tali campioni sono stati sottoposti alle seguenti indagini scientifiche: osservazioni in microscopia ottica ed in microscopia elettronica a scansione, analisi in diffrattometria di raggi X e in cromatografia ionica. Dai risultati delle indagini condotte sui materiali lapidei emerge che sono stati impiegati litotipi di provenienza locale come il Calcare Massiccio (Piobbico) e l’arenite (Fiorenzuola di Focara) e litotipi di importazione ovvero Pietra d’Istria (penisola istriana), Pietra Aurisina (Carso) e trachite (Colli Euganei). Dei due litotipi denominati Wackestone e sparite non è stato possibile accertare la provenienza. Dalla varietà dei litotipi presenti si può ipotizzare che ci sia stato, almeno per gli elementi di più modeste dimensioni, un riutilizzo di materiale già impiegato precedentemente. Per quanto riguarda i laterizi, essi sono fondamentalmente riconducibili alla stessa materia prima, cioè argille carbonatiche ampiamente presenti nel nostro territorio. I laterizi, generalmente rossi, presenti nella parte inferiore della facciata, mostrano una manifattura abbastanza grossolana, testimoniata dai numerosi frammenti di rocce argillose in essi individuati e dalla granulometria dello scheletro. Probabilmente la temperatura di cottura alla quale sono stati sottoposti non ha superato 800 °C. I laterizi gialli e rosati tendenzialmente mostrano tenori più alti in pirosseni e plagioclasi, minerali che si formano quando si raggiungono temperature più elevate. Sui laterizi sono presenti due tipologie di finiture (scialbi a calce e scialbi a calce, gesso e polvere di mattone) e livelli neri. Per ciò che concerne le malte, sono stati individuati due gruppi aventi un aggregato a base di una sabbia quarzoso-carbonatica. Nel primo gruppo il legante è una calce aerea, nel secondo è una calce idraulica. Un terzo gruppo ha un aggregato costituito da frammenti di cocciopesto e da una sabbia quarzoso-carbonatica. Per quanto riguarda lo stato di conservazione dei materiali studiati, dalle tipologie di degrado osservate e dai risultati analitici emerge la presenza di croste nere e depositi pulverulenti localizzati principalmente nella parte inferiore delle pareti del complesso architettonico. I risultati di tale studio hanno permesso di impostare correttamente l’intervento di restauro.

Criteri e modalità di indagine diagnostica sui materiali

AMADORI, MARIA LETIZIA
2008

Abstract

L’articolo raccoglie i risultati di una ricerca relativa a criteri e modalità di indagine diagnostica sui materiali costruttivi della Chiesa di San Giovanni Battista in Pesaro. La chiesa di San Giovanni Battista è uno dei monumenti più importanti della città, la sua storia è segnata dalle vicissitudini di cinque secoli che, attraverso esigenze di trasformazione e di difesa della città, ne hanno controllato costruzione e demolizione modificandone profondamente la struttura primitiva. La costruzione dell’attuale complesso, comprendente la chiesa ed il convento, il cui progetto è di Girolamo Genga (1476-1551), risale al 1543. L'esterno della chiesa rimase incompiuto nella facciata e nei fianchi, mentre l'interno fu rifinito nel corso del Seicento e nelle epoche successive. La chiesa è realizzata prevalentemente in laterizio, di colorazione sia rossa che gialla, associato a malte e a scialbature, mentre l’uso del materiale lapideo è limitato alla cornice della base delle lesene e agli elementi che compongono la serliana. Allo scopo di caratterizzare i materiali impiegati ed individuare i meccanismi di deterioramento in atto, sono stati prelevati trentatré campioni suddivisi in laterizi, rocce, malte e prodotti del degrado. Tali campioni sono stati sottoposti alle seguenti indagini scientifiche: osservazioni in microscopia ottica ed in microscopia elettronica a scansione, analisi in diffrattometria di raggi X e in cromatografia ionica. Dai risultati delle indagini condotte sui materiali lapidei emerge che sono stati impiegati litotipi di provenienza locale come il Calcare Massiccio (Piobbico) e l’arenite (Fiorenzuola di Focara) e litotipi di importazione ovvero Pietra d’Istria (penisola istriana), Pietra Aurisina (Carso) e trachite (Colli Euganei). Dei due litotipi denominati Wackestone e sparite non è stato possibile accertare la provenienza. Dalla varietà dei litotipi presenti si può ipotizzare che ci sia stato, almeno per gli elementi di più modeste dimensioni, un riutilizzo di materiale già impiegato precedentemente. Per quanto riguarda i laterizi, essi sono fondamentalmente riconducibili alla stessa materia prima, cioè argille carbonatiche ampiamente presenti nel nostro territorio. I laterizi, generalmente rossi, presenti nella parte inferiore della facciata, mostrano una manifattura abbastanza grossolana, testimoniata dai numerosi frammenti di rocce argillose in essi individuati e dalla granulometria dello scheletro. Probabilmente la temperatura di cottura alla quale sono stati sottoposti non ha superato 800 °C. I laterizi gialli e rosati tendenzialmente mostrano tenori più alti in pirosseni e plagioclasi, minerali che si formano quando si raggiungono temperature più elevate. Sui laterizi sono presenti due tipologie di finiture (scialbi a calce e scialbi a calce, gesso e polvere di mattone) e livelli neri. Per ciò che concerne le malte, sono stati individuati due gruppi aventi un aggregato a base di una sabbia quarzoso-carbonatica. Nel primo gruppo il legante è una calce aerea, nel secondo è una calce idraulica. Un terzo gruppo ha un aggregato costituito da frammenti di cocciopesto e da una sabbia quarzoso-carbonatica. Per quanto riguarda lo stato di conservazione dei materiali studiati, dalle tipologie di degrado osservate e dai risultati analitici emerge la presenza di croste nere e depositi pulverulenti localizzati principalmente nella parte inferiore delle pareti del complesso architettonico. I risultati di tale studio hanno permesso di impostare correttamente l’intervento di restauro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2300311
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