In questo saggio l’Autore svolge una compiuta filosofia della religione. La Parte I, “Filosofia della religione”, di carattere strettamente teoretico–sistematico, esplica le fondamentali determinazioni concettuali inerenti nell’essenza della religione. La Parte II, “Lo sviluppo storico della Filosofia della religione”, è una ricostruzione storico–critica degli stadi più significativi dello sviluppo di questa disciplina filosofica a partire dall’epoca della sua formazione, l’Età moderna, fino ai giorni nostri. La Parte III, “Critica della metafisica dell’essere”, è dedicata ad un esame critico della “metafisica dell’essere”, cioè della filosofia scolastica (tomistica) e neoscolastica (neotomistica e “spiritualistica”), mediante cui lo spirito religioso, pervenuto al suo compimento nella dogmatica cristiana, cerca di conferire un fondamento razionale al suo elemento gnoseologico peculiare, l’immediatezza della fede. Il risultato della discussione non è solo negativo, nella misura in cui essa mostra come la problematica della metafisica, che secondo l’Autore mantiene un significato cruciale per ogni possibile pensiero filosofico, possa esser più fruttuosamente avviata a soluzione nella prospettiva teoretica alternativa di una “metafisica della mente” che, in opposizione al realismo dogmatico della metafisica dell’essere, tenga fermo alle fondamentali acquisizioni gnoseologiche dell’idealismo speculativo contemporaneo. Nel Cap. 1 della Parte I viene chiarito il rapporto razionale tra filosofia e religione, in base al quale la seconda, per quanto momento necessario dello sviluppo immanente dello spirito umano, ne costituisce tuttavia soltanto l’oggetto, e non già il soggetto. Quest’ultimo, d’altra parte, non può essere identificato coi concetti apriorico–materiali di una particolare “ontologia regionale”, bensì solo con la totalità sistematica dell’Idea assoluta, che costituisce così il principio ultimo e unitario di ogni possibile disciplina filosofica, ivi compresa la stessa Filosofia della religione (Cap. 2). L’essenza della religione viene quindi identificata con la manifestazione dello “spirito” a sé stesso nella forma della rappresentazione, e la sua immanente differenziazione ideale nei momenti della sua affermazione immediata, della sua autoalienazione e del suo ritorno in sé stesso fornisce l’indispensabile filo conduttore per l’articolazione sistematica della Filosofia della religione nelle tre sfere fondamentali della determinazione metafisica dell’essenza di Dio, della forma dualistica della rappresentazione e dell’unificazione delle differenze nella prassi del culto (Cap. 3–5). La determinazione dell’essenza del Divino, che ha luogo nel Cap. 6, perviene al risultato che essa non può esser adeguatamente concepita nei termini del teismo tradizionale, ma neppure in quelli dell’ateismo contemporaneo, bensì nel senso di un “panteismo idealistico” che trova nell’idealismo speculativo di Hegel la sua formulazione ancor oggi più consistente e adeguata. L’esame del carattere e dei limiti dell’elemento della rappresentazione, e delle sue implicazioni in rapporto ai dogmi cristiani della creazione e della divinità esclusiva di Cristo, costituisce l’oggetto dei Cap. 6–10. L’analisi dell’essenza del culto svolta nei Cap. 11–12 mostra come la riconciliazione delle opposizioni inerenti nell’elemento della rappresentazione, che costituisce il suo stesso concetto o finalità immanente, non venga realmente conseguita né nella sfera del “culto interno” (preghiera) né in quella del “culto esterno” (liturgia, sacramenti), e che l’elaborazione e lo sviluppo, in forme sempre più complesse e differenziate, delle conseguenti contraddizioni sta alla base del processo di formazione, evoluzione e (tendenziale) dissoluzione del Cristianesimo nella civiltà occidentale (Cap. 13). La soluzione delle antinomie della religione, di conseguenza, non può essere ricercata entro la sua stessa sfera spirituale, bensì esige la transizione delle rappresentazioni religiose nella superiore forma razionale del pensiero filosofico. La conclusione della Filosofia della religione è dunque la risoluzione dell’essenza della religione in quella della Filosofia della religione, che così manifesta il suo carattere essenzialmente riflessivo e prova la propria necessità e verità. Il Cap. 1 della Parte II mostra come solo il razionalismo dell’Età moderna, la cui più alta espressione teologica è certamente il Tractatus theologico–politicus di Spinoza, renda storicamente possibile la nascita della Filosofia della religione, perché solo esso legittima pienamente, sul piano gnoseologico, quell’esigenza di assoluta autonomia della ragione che di tale scienza filosofica è l’imprescindibile condizione di possibilità. L’analisi prosegue con la discussione delle filosofie della religione di Kant e Fichte, mentre nel Cap. 2 viene esaminato il pensiero degli altri maggiori esponenti di tale disciplina: Hegel, Feuerbach, David Friedrich Strass, Bruno Bauer, Karl–Ludwig Michelet, Augusto Vera, Giovanni Gentile, F.H. Bradley, Edward Caird e Errol Harris. Il Cap. 3 è interamente dedicato ad un esame dettagliato della relazione tra religione e Sapere assoluto nella Fenomenologia dello spirito. La critica della metafisica dell’essere delineata nella Parte III prende le mosse (Cap. 1) dalla concezione realistica e dogmatica della conoscenza come “relazione d’essere” generalmente sostenuta dei filosofi neotomisti, e ne esplica le molteplici, e nella sua prospettiva insuperabili, antinomie. Esse appaiono invece risolubili ove si neghi, con l’idealismo speculativo, la priorità dell’essere rispetto al conoscere, si degradi l’idea dell’Essere a vuota e contraddittoria astrazione e la res trascendente a mero inconsistente fenomeno, e si risolva senza residuo il conoscere nello sviluppo immanente del Concetto puro. Nel Cap. 2 viene presa in considerazione la concezione dell’essenza e dell’esistenza di Dio generalmente sostenuta dalla metafisica dell’essere. Vengono respinte, in quanto logicamente inconsistenti, la distinzione tra il problema dell’an sit e quello del quid sit e la teoria (neo)tomistica dell’analogia. Assai più differenziata è l’interpretazione e la valutazione delle prove dell’esistenza di Dio, ma l’esplicazione del loro possibile significato razionale ne esige una radicale riformulazione, cui la metafisica dell’essere non dà alcun contributo positivo. Nel Cap. 3 viene discussa l’ontologia (neo)tomistica della natura, il cui fondamento ultimo sta nella concezione della creazione come “relazione” esterna all’essenza di Dio. L’Autore scorge in questa dottrina filosofica un falso presupposto dogmatico che ha quale negativa conseguenza la contrapposizione dell’essenza di Dio a quella della natura, che contraddice all’essenza del primo nella misura in cui ne nega de facto l’infinità, e cerca una soluzione delle difficoltà nella concezione speculativa della creazione come relazione a sé nella forma dell’esser–altro, per cui la totalità della natura viene ad esser concepita quale mera fenomenica, anche se necessaria, condizione della piena manifestazione del Divino a sé stesso nell’autocoscienza dello spirito umano. Le tematiche fondamentali dell’antropologia e dell’etica cristiana, che stanno alla base della concezione sostanzialistica dell’“anima” e della “persona” concordemente sostenuta dai fautori della metafisica dell’essere, vengono esaminate nel Cap. 4, e viene messa in rilievo l’incapacità di tale metafisica di render giustizia ai predicati in cui si esplica la più profonda essenza dello spirito: l’unità concreta (organica), negativa di ogni dualismo, l’infinità attuale, che risolve in sé ogni presunta oggettività trascendente, e la dinamica automediazione, per cui la sua realtà, lungi dal coincidere col suo essere immediato, non è in verità altro che il risultato o prodotto della sua pura attività. Nel quinto ed ultimo capitolo, infine, vengono discussi e respinti gli argomenti mediante cui gli odierni esponenti della metafisica dell’essere polemizzano in genere contro la gnoseologia e la metafisica dell’idealismo contemporaneo, e segnatamente contro il pensiero di Hegel. Ragione e Verità è stato presentato nell’ambito del Simposio, organizzato dall’Autore, “La filosofia hegeliana della religione oggi”, che ebbe luogo presso l’Università di Urbino il 30 novembre–1 dicembre 2010, e cui hanno partecipato numerosi relatori tra i quali i prof. Piergiorgio Grassi e Giuseppe Cantillo. Una breve recensione di questo saggio è già apparsa nel «Magazzino di filosofia», vol. 18, anno 2005–2010, pp. 27–28, e altre tre sono attualmente in preparazione o in corso di pubblicazione. L’influenza di questo saggio di relativamente recente pubblicazione è ancora difficilmente valutabile, ma ad esso è verosimilmente dovuto l’invito, rivolto all’Autore dai colleghi prof. Vittorio Hösle e Richard D. Winfield, a tenere due conferenze negli USA, la prima delle quali ebbe luogo il 27 aprile 2011 presso l’Institute for Advanced Study della Notre Dame University, e la seconda il 29 aprile presso il Dipartimento di Filosofia della University of Georgia. L’esito positivo di entrambe appare confermato dal fatto che un profilo biografico dell’Autore è stato recentemente pubblicato nell’annuario Who’s Who in the World 2012, 29th Edition, Berkeley Heights, NJ, p. 2013, e che altri due profili sono attualmente in corso di pubblicazione nei volumi 2000 Outstanding Intellectuals of the 21th Century — 2012, edito dall’International Biographical Centre, Cambridge, e Great Minds of the 21st Century, Sixth Edition, pubblicato dalla American Biographical Institute (Raleigh, NC, 2013).

Ragione e Verità. Filosofia della religione e metafisica dell'essere Parte I. Filosofia della religione Parte II. Lo sviluppo storico della Filosofia della religione Parte III. Critica della metafisica dell'essere

RINALDI, GIACOMO
2010

Abstract

In questo saggio l’Autore svolge una compiuta filosofia della religione. La Parte I, “Filosofia della religione”, di carattere strettamente teoretico–sistematico, esplica le fondamentali determinazioni concettuali inerenti nell’essenza della religione. La Parte II, “Lo sviluppo storico della Filosofia della religione”, è una ricostruzione storico–critica degli stadi più significativi dello sviluppo di questa disciplina filosofica a partire dall’epoca della sua formazione, l’Età moderna, fino ai giorni nostri. La Parte III, “Critica della metafisica dell’essere”, è dedicata ad un esame critico della “metafisica dell’essere”, cioè della filosofia scolastica (tomistica) e neoscolastica (neotomistica e “spiritualistica”), mediante cui lo spirito religioso, pervenuto al suo compimento nella dogmatica cristiana, cerca di conferire un fondamento razionale al suo elemento gnoseologico peculiare, l’immediatezza della fede. Il risultato della discussione non è solo negativo, nella misura in cui essa mostra come la problematica della metafisica, che secondo l’Autore mantiene un significato cruciale per ogni possibile pensiero filosofico, possa esser più fruttuosamente avviata a soluzione nella prospettiva teoretica alternativa di una “metafisica della mente” che, in opposizione al realismo dogmatico della metafisica dell’essere, tenga fermo alle fondamentali acquisizioni gnoseologiche dell’idealismo speculativo contemporaneo. Nel Cap. 1 della Parte I viene chiarito il rapporto razionale tra filosofia e religione, in base al quale la seconda, per quanto momento necessario dello sviluppo immanente dello spirito umano, ne costituisce tuttavia soltanto l’oggetto, e non già il soggetto. Quest’ultimo, d’altra parte, non può essere identificato coi concetti apriorico–materiali di una particolare “ontologia regionale”, bensì solo con la totalità sistematica dell’Idea assoluta, che costituisce così il principio ultimo e unitario di ogni possibile disciplina filosofica, ivi compresa la stessa Filosofia della religione (Cap. 2). L’essenza della religione viene quindi identificata con la manifestazione dello “spirito” a sé stesso nella forma della rappresentazione, e la sua immanente differenziazione ideale nei momenti della sua affermazione immediata, della sua autoalienazione e del suo ritorno in sé stesso fornisce l’indispensabile filo conduttore per l’articolazione sistematica della Filosofia della religione nelle tre sfere fondamentali della determinazione metafisica dell’essenza di Dio, della forma dualistica della rappresentazione e dell’unificazione delle differenze nella prassi del culto (Cap. 3–5). La determinazione dell’essenza del Divino, che ha luogo nel Cap. 6, perviene al risultato che essa non può esser adeguatamente concepita nei termini del teismo tradizionale, ma neppure in quelli dell’ateismo contemporaneo, bensì nel senso di un “panteismo idealistico” che trova nell’idealismo speculativo di Hegel la sua formulazione ancor oggi più consistente e adeguata. L’esame del carattere e dei limiti dell’elemento della rappresentazione, e delle sue implicazioni in rapporto ai dogmi cristiani della creazione e della divinità esclusiva di Cristo, costituisce l’oggetto dei Cap. 6–10. L’analisi dell’essenza del culto svolta nei Cap. 11–12 mostra come la riconciliazione delle opposizioni inerenti nell’elemento della rappresentazione, che costituisce il suo stesso concetto o finalità immanente, non venga realmente conseguita né nella sfera del “culto interno” (preghiera) né in quella del “culto esterno” (liturgia, sacramenti), e che l’elaborazione e lo sviluppo, in forme sempre più complesse e differenziate, delle conseguenti contraddizioni sta alla base del processo di formazione, evoluzione e (tendenziale) dissoluzione del Cristianesimo nella civiltà occidentale (Cap. 13). La soluzione delle antinomie della religione, di conseguenza, non può essere ricercata entro la sua stessa sfera spirituale, bensì esige la transizione delle rappresentazioni religiose nella superiore forma razionale del pensiero filosofico. La conclusione della Filosofia della religione è dunque la risoluzione dell’essenza della religione in quella della Filosofia della religione, che così manifesta il suo carattere essenzialmente riflessivo e prova la propria necessità e verità. Il Cap. 1 della Parte II mostra come solo il razionalismo dell’Età moderna, la cui più alta espressione teologica è certamente il Tractatus theologico–politicus di Spinoza, renda storicamente possibile la nascita della Filosofia della religione, perché solo esso legittima pienamente, sul piano gnoseologico, quell’esigenza di assoluta autonomia della ragione che di tale scienza filosofica è l’imprescindibile condizione di possibilità. L’analisi prosegue con la discussione delle filosofie della religione di Kant e Fichte, mentre nel Cap. 2 viene esaminato il pensiero degli altri maggiori esponenti di tale disciplina: Hegel, Feuerbach, David Friedrich Strass, Bruno Bauer, Karl–Ludwig Michelet, Augusto Vera, Giovanni Gentile, F.H. Bradley, Edward Caird e Errol Harris. Il Cap. 3 è interamente dedicato ad un esame dettagliato della relazione tra religione e Sapere assoluto nella Fenomenologia dello spirito. La critica della metafisica dell’essere delineata nella Parte III prende le mosse (Cap. 1) dalla concezione realistica e dogmatica della conoscenza come “relazione d’essere” generalmente sostenuta dei filosofi neotomisti, e ne esplica le molteplici, e nella sua prospettiva insuperabili, antinomie. Esse appaiono invece risolubili ove si neghi, con l’idealismo speculativo, la priorità dell’essere rispetto al conoscere, si degradi l’idea dell’Essere a vuota e contraddittoria astrazione e la res trascendente a mero inconsistente fenomeno, e si risolva senza residuo il conoscere nello sviluppo immanente del Concetto puro. Nel Cap. 2 viene presa in considerazione la concezione dell’essenza e dell’esistenza di Dio generalmente sostenuta dalla metafisica dell’essere. Vengono respinte, in quanto logicamente inconsistenti, la distinzione tra il problema dell’an sit e quello del quid sit e la teoria (neo)tomistica dell’analogia. Assai più differenziata è l’interpretazione e la valutazione delle prove dell’esistenza di Dio, ma l’esplicazione del loro possibile significato razionale ne esige una radicale riformulazione, cui la metafisica dell’essere non dà alcun contributo positivo. Nel Cap. 3 viene discussa l’ontologia (neo)tomistica della natura, il cui fondamento ultimo sta nella concezione della creazione come “relazione” esterna all’essenza di Dio. L’Autore scorge in questa dottrina filosofica un falso presupposto dogmatico che ha quale negativa conseguenza la contrapposizione dell’essenza di Dio a quella della natura, che contraddice all’essenza del primo nella misura in cui ne nega de facto l’infinità, e cerca una soluzione delle difficoltà nella concezione speculativa della creazione come relazione a sé nella forma dell’esser–altro, per cui la totalità della natura viene ad esser concepita quale mera fenomenica, anche se necessaria, condizione della piena manifestazione del Divino a sé stesso nell’autocoscienza dello spirito umano. Le tematiche fondamentali dell’antropologia e dell’etica cristiana, che stanno alla base della concezione sostanzialistica dell’“anima” e della “persona” concordemente sostenuta dai fautori della metafisica dell’essere, vengono esaminate nel Cap. 4, e viene messa in rilievo l’incapacità di tale metafisica di render giustizia ai predicati in cui si esplica la più profonda essenza dello spirito: l’unità concreta (organica), negativa di ogni dualismo, l’infinità attuale, che risolve in sé ogni presunta oggettività trascendente, e la dinamica automediazione, per cui la sua realtà, lungi dal coincidere col suo essere immediato, non è in verità altro che il risultato o prodotto della sua pura attività. Nel quinto ed ultimo capitolo, infine, vengono discussi e respinti gli argomenti mediante cui gli odierni esponenti della metafisica dell’essere polemizzano in genere contro la gnoseologia e la metafisica dell’idealismo contemporaneo, e segnatamente contro il pensiero di Hegel. Ragione e Verità è stato presentato nell’ambito del Simposio, organizzato dall’Autore, “La filosofia hegeliana della religione oggi”, che ebbe luogo presso l’Università di Urbino il 30 novembre–1 dicembre 2010, e cui hanno partecipato numerosi relatori tra i quali i prof. Piergiorgio Grassi e Giuseppe Cantillo. Una breve recensione di questo saggio è già apparsa nel «Magazzino di filosofia», vol. 18, anno 2005–2010, pp. 27–28, e altre tre sono attualmente in preparazione o in corso di pubblicazione. L’influenza di questo saggio di relativamente recente pubblicazione è ancora difficilmente valutabile, ma ad esso è verosimilmente dovuto l’invito, rivolto all’Autore dai colleghi prof. Vittorio Hösle e Richard D. Winfield, a tenere due conferenze negli USA, la prima delle quali ebbe luogo il 27 aprile 2011 presso l’Institute for Advanced Study della Notre Dame University, e la seconda il 29 aprile presso il Dipartimento di Filosofia della University of Georgia. L’esito positivo di entrambe appare confermato dal fatto che un profilo biografico dell’Autore è stato recentemente pubblicato nell’annuario Who’s Who in the World 2012, 29th Edition, Berkeley Heights, NJ, p. 2013, e che altri due profili sono attualmente in corso di pubblicazione nei volumi 2000 Outstanding Intellectuals of the 21th Century — 2012, edito dall’International Biographical Centre, Cambridge, e Great Minds of the 21st Century, Sixth Edition, pubblicato dalla American Biographical Institute (Raleigh, NC, 2013).
2010
9788854830936
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2503502
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