Riferito a tre scritti di Foucault, tutti collocati nell’ultima parte della sua vita, l’articolo vuol chiarire come il tema dell’Illuminismo non sia per l’autore occasione di ricostruzione storiografica ma impegno filosofico per l’attualità. In questo senso esso giustifica anche la stessa intrapresa filosofica di Foucault di cui rappresenta, certo in modo peculiare, l’ideale sigillo. In questo senso anche la critica alla Scuola di Francoforte non è materiale estraneo, ma rientra perfettamente nell’itinerario metodologico dell’archeologia e della genealogia di Foucault. Infatti Foucault intende l'Illuminismo come un segno rememorativum, demonstrativum, prognostikon (aggettivi usati da Kant per la Rivoluzione Francese). In questa maniera fa dell'Illuminismo un evento, ma un evento simile agli eventi genealogici di Foucault. La storia comunemente intesa riconosce il passato come fonte di insegnamento del futuro, anche se la storia spesso altera i percorsi e nei percorsi storici imposta già un'interpretazione. Ad essere rigorosi in questa storia eventi propriamente non ci sono perché i fatti storici in qualche maniera sono previsti o, vista la costante imprevedibilità del futuro, a posteriori spiegati. L'idea di una storia differente di come poteva essere andata e di come invece di fatto è andata non è prerogativa di molti storici. Ma è sicuramente prerogativa di Foucault (ecco perchè la chiama genealogia). Un esempio di questa è tracciato dalla nascita della prigione (p.226-227). La prigione come sistema penale generalizzato è un vero evento: non era stata prevista dall'istituzione eppure informa del suo carattere l'istituzione futura. Per capirla occorre collazionare molti fatti storici che gli storici ignorano (ad esempio l'idea di disciplina ricavata dalla geometria delle parate militari o del meccanismo di caricamento di un arma, da questa alla disciplina come autosorveglianza e infine al Panopticon ). Un evento imprevisto e imprevedibile informa il sistema penale ed educativo futuro: il carcere, il manicomio, l'ospedale. Ma per capirlo occorre vedere l'incrocio di altre singolarità: l'internamento, la esclusione della déraison, la presenza delle eterotopie (pag.227), Cosi' è l'Illuminismo per Foucault : un evento di questo genere non si dimentica perché è troppo importante per non essere rimesso nella memoria dell'umanità anche quando cada in oblio (quando sembra che non abbia futuro). In un certo senso la periodizzazione storica che è sempre interpretazione del futuro con gli occhi del passato, viene messa in scacco dalla logica dell'evento. L'evento è nel presente, soltanto il presente riesce a definire l'archeologia del sapere. L'Aufklärung è certo un periodo storico ma che non cerca aiuti né nel passato né nel futuro; ha i suoi precetti, sa situarsi con padronanza nei suoi compiti, tra il suo sapere e la sua ignoranza. Non si ha dunque diritto a disprezzare il presente (p.227) perché in esso si cela, nascosto all'occhio della periodizzazione storica il senso dell'evento. Una dialettica dell'Illuminismo, come è stata narrata dai Francofortesi è invece ancora una dialettica storica che seppelisce nel passato il presente (Hollywood come metafora dei film di Goebbels). E che in definitiva disprezza il presente. La serie di rimandi che l'articolo permette di delineare sono dunque molteplici. Innanzitutto spiega come mai la periodizzazione storica della modernità che abbonda in post- (post-moderno, post-democrazia, post-storia) adombra senza spiegarla questa fedeltà al presente enunciata da Foucault. Spiega come l'idea di progresso non deve essere trasfigurata e seppellita dalle magnifiche sorti progressive che possono essere lette esattamente al contrario se non si ha un'idea, riferita al presente, del segno che sa riconoscere il carattere del progresso, che sa dimostrare che quel carattere è l’oggi, che questo segno ci sarà anche nel futuro. Allontana infine il nichilismo diffuso che è naturalmente succedaneo alla lettura in contrario del progresso storico. Ma si allontana anche dall'idea metafisica di una verità perenne che bisogna riattualizzare, senza pensare che in questo modo si perdono di vista gli eventi, le singolarità del sapere e del potere. In questo senso l'illuminismo di Habermas che cerca di ritrovare questa verità perenne nell'agire comunicativo sembra a Foucault “utopica” perchè dimentica proprio le singolarità del potere e del sapere e dunque gli effetti degli ostacoli del, e al sapere, le costrizioni del potere, i suoi effetti coercitivi(p.230). Scopre il singolare, il contingente e quello che è dovuto a costrizioni arbitrarie. Rovescia dunque il limi- te necessario con una critica pratica e liberante. Di conseguenza la critica non ricerca strutture formali, che hanno valore universale, ma è un’inchiesta storica attraverso gli eventi che ci hanno costituito e riconosciuto come soggetti. L'éthos del moderno (non sapremmo meglio definire questa fedeltà al presente) impone all’uomo di reinventarsi, non lo libera nel suo essere proprio che è poi il suo passato, ma lo costringe al compito, duro, di reinventarsi. (p.221).

Michel Foucault e l'attualità dell'Illuminismo

DI CARO, ALESSANDRO
2010

Abstract

Riferito a tre scritti di Foucault, tutti collocati nell’ultima parte della sua vita, l’articolo vuol chiarire come il tema dell’Illuminismo non sia per l’autore occasione di ricostruzione storiografica ma impegno filosofico per l’attualità. In questo senso esso giustifica anche la stessa intrapresa filosofica di Foucault di cui rappresenta, certo in modo peculiare, l’ideale sigillo. In questo senso anche la critica alla Scuola di Francoforte non è materiale estraneo, ma rientra perfettamente nell’itinerario metodologico dell’archeologia e della genealogia di Foucault. Infatti Foucault intende l'Illuminismo come un segno rememorativum, demonstrativum, prognostikon (aggettivi usati da Kant per la Rivoluzione Francese). In questa maniera fa dell'Illuminismo un evento, ma un evento simile agli eventi genealogici di Foucault. La storia comunemente intesa riconosce il passato come fonte di insegnamento del futuro, anche se la storia spesso altera i percorsi e nei percorsi storici imposta già un'interpretazione. Ad essere rigorosi in questa storia eventi propriamente non ci sono perché i fatti storici in qualche maniera sono previsti o, vista la costante imprevedibilità del futuro, a posteriori spiegati. L'idea di una storia differente di come poteva essere andata e di come invece di fatto è andata non è prerogativa di molti storici. Ma è sicuramente prerogativa di Foucault (ecco perchè la chiama genealogia). Un esempio di questa è tracciato dalla nascita della prigione (p.226-227). La prigione come sistema penale generalizzato è un vero evento: non era stata prevista dall'istituzione eppure informa del suo carattere l'istituzione futura. Per capirla occorre collazionare molti fatti storici che gli storici ignorano (ad esempio l'idea di disciplina ricavata dalla geometria delle parate militari o del meccanismo di caricamento di un arma, da questa alla disciplina come autosorveglianza e infine al Panopticon ). Un evento imprevisto e imprevedibile informa il sistema penale ed educativo futuro: il carcere, il manicomio, l'ospedale. Ma per capirlo occorre vedere l'incrocio di altre singolarità: l'internamento, la esclusione della déraison, la presenza delle eterotopie (pag.227), Cosi' è l'Illuminismo per Foucault : un evento di questo genere non si dimentica perché è troppo importante per non essere rimesso nella memoria dell'umanità anche quando cada in oblio (quando sembra che non abbia futuro). In un certo senso la periodizzazione storica che è sempre interpretazione del futuro con gli occhi del passato, viene messa in scacco dalla logica dell'evento. L'evento è nel presente, soltanto il presente riesce a definire l'archeologia del sapere. L'Aufklärung è certo un periodo storico ma che non cerca aiuti né nel passato né nel futuro; ha i suoi precetti, sa situarsi con padronanza nei suoi compiti, tra il suo sapere e la sua ignoranza. Non si ha dunque diritto a disprezzare il presente (p.227) perché in esso si cela, nascosto all'occhio della periodizzazione storica il senso dell'evento. Una dialettica dell'Illuminismo, come è stata narrata dai Francofortesi è invece ancora una dialettica storica che seppelisce nel passato il presente (Hollywood come metafora dei film di Goebbels). E che in definitiva disprezza il presente. La serie di rimandi che l'articolo permette di delineare sono dunque molteplici. Innanzitutto spiega come mai la periodizzazione storica della modernità che abbonda in post- (post-moderno, post-democrazia, post-storia) adombra senza spiegarla questa fedeltà al presente enunciata da Foucault. Spiega come l'idea di progresso non deve essere trasfigurata e seppellita dalle magnifiche sorti progressive che possono essere lette esattamente al contrario se non si ha un'idea, riferita al presente, del segno che sa riconoscere il carattere del progresso, che sa dimostrare che quel carattere è l’oggi, che questo segno ci sarà anche nel futuro. Allontana infine il nichilismo diffuso che è naturalmente succedaneo alla lettura in contrario del progresso storico. Ma si allontana anche dall'idea metafisica di una verità perenne che bisogna riattualizzare, senza pensare che in questo modo si perdono di vista gli eventi, le singolarità del sapere e del potere. In questo senso l'illuminismo di Habermas che cerca di ritrovare questa verità perenne nell'agire comunicativo sembra a Foucault “utopica” perchè dimentica proprio le singolarità del potere e del sapere e dunque gli effetti degli ostacoli del, e al sapere, le costrizioni del potere, i suoi effetti coercitivi(p.230). Scopre il singolare, il contingente e quello che è dovuto a costrizioni arbitrarie. Rovescia dunque il limi- te necessario con una critica pratica e liberante. Di conseguenza la critica non ricerca strutture formali, che hanno valore universale, ma è un’inchiesta storica attraverso gli eventi che ci hanno costituito e riconosciuto come soggetti. L'éthos del moderno (non sapremmo meglio definire questa fedeltà al presente) impone all’uomo di reinventarsi, non lo libera nel suo essere proprio che è poi il suo passato, ma lo costringe al compito, duro, di reinventarsi. (p.221).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2509747
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