Il presente lavoro fa fronte allo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle prime opere pubbliche commissionate a Lorenzo Lotto dall’ordine dei domenicani della città marchigiana di Recanati. Il Polittico di san Domenico dipinto tra il 1506 e il 1508, composto da cinque pannelli per il registro inferiore e coronato da una cimasa: originariamente collocato nell’altare maggiore della chiesa domenicana è oggi conservato presso una delle sale della Pinacoteca Civica di Recanati. Le analisi scientifiche, effettuate nel maggio del 2010, riguardano l’intero polittico. Al momento dell’esame tutti i pannelli dipinti presentavano una serie di danni alla pellicola pittorica, in gran parte sono riprese cromatiche, di vecchi restauri, con ritocchi che ora appaiono profondamente virati. Per quello che riguarda i pigmenti, i problemi maggiori si riscontrano soprattutto nelle campiture di colore arancio, in quanto probabilmente, in vecchie puliture sono stati utilizzati solventi o metodi troppo aggressivi, che, fatti agire a lungo hanno provocato l’alterazione dei pigmenti, causando forti abrasioni, erosioni e viraggi cromatici, in seguito ripristinati cromaticamente. Le analisi riflettografiche hanno permesso principalmente di rilevare la presenza del disegno preparatorio abbozzato dall’artista. La composizione presenta un disegno piuttosto lineare, di contorno, con qualche accenno di tratteggio a sottolineare le ombre in alcuni particolari, come mani e volti. Il disegno con questo tratto continuo, sottile e pulito sembra esser realizzato a pennello, anche se in alcuni particolari è possibile notare tratti più irregolari che fanno pensare all’uso di un carboncino appuntito. Mentre per quanto riguarda la costruzione architettonica si notano alcune incisioni che fanno pensare all’uso di riga e compasso. Per quanto concerne i ripensamenti, in genere di minima portata, si può osservare nell’architettura del piano inferiore che le colonne erano inizialmente traslate in altezza e larghezza a chiudere la quinta scenica, successivamente ridimensionate per ottenere un maggiore effetto luministico e di profondità. Grazie alle tecniche spettrali e micro-chimiche è stato possibile studiare la tavolozza usata da Lotto per dipingere la tavola. In microscopia ottica ed elettronica è stato possibile osservare una preparazione bianca a base di gesso, confermata dall’analisi EDS che rileva la presenza di calcio (Ca) e zolfo (S); è possibile individuare una successiva imprimitura, spessa circa 15 micron, a base di biacca, giallo di piombo e stagno in matrice vetrosa con particelle di minio. Particolarmente utilizzati il lapislazzuli sopra un fondo contenente azzurrite, unito a biacca per avere un chiaro-scuro di base; si sono riscontrate anche mescolanze o stesure con lacca rossa di Robbia e lacca di carminio per ottenere toni violetti. I verdi analizzati risultano essere tutti degli acetati di rame, a volte preparato per ottenere i diversi toni con giallo di piombo e stagno (giallorino). Le stesure gialle a base di giallorino risultano a volte addizionate con orpimento e realgar e con aggiunte di cinabro come nella veste dell’angelo seduto ai piedi del trono.

Polittico di San Domenico - Analisi Scientifiche

AMADORI, MARIA LETIZIA;BARCELLI, SARA;
2011

Abstract

Il presente lavoro fa fronte allo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle prime opere pubbliche commissionate a Lorenzo Lotto dall’ordine dei domenicani della città marchigiana di Recanati. Il Polittico di san Domenico dipinto tra il 1506 e il 1508, composto da cinque pannelli per il registro inferiore e coronato da una cimasa: originariamente collocato nell’altare maggiore della chiesa domenicana è oggi conservato presso una delle sale della Pinacoteca Civica di Recanati. Le analisi scientifiche, effettuate nel maggio del 2010, riguardano l’intero polittico. Al momento dell’esame tutti i pannelli dipinti presentavano una serie di danni alla pellicola pittorica, in gran parte sono riprese cromatiche, di vecchi restauri, con ritocchi che ora appaiono profondamente virati. Per quello che riguarda i pigmenti, i problemi maggiori si riscontrano soprattutto nelle campiture di colore arancio, in quanto probabilmente, in vecchie puliture sono stati utilizzati solventi o metodi troppo aggressivi, che, fatti agire a lungo hanno provocato l’alterazione dei pigmenti, causando forti abrasioni, erosioni e viraggi cromatici, in seguito ripristinati cromaticamente. Le analisi riflettografiche hanno permesso principalmente di rilevare la presenza del disegno preparatorio abbozzato dall’artista. La composizione presenta un disegno piuttosto lineare, di contorno, con qualche accenno di tratteggio a sottolineare le ombre in alcuni particolari, come mani e volti. Il disegno con questo tratto continuo, sottile e pulito sembra esser realizzato a pennello, anche se in alcuni particolari è possibile notare tratti più irregolari che fanno pensare all’uso di un carboncino appuntito. Mentre per quanto riguarda la costruzione architettonica si notano alcune incisioni che fanno pensare all’uso di riga e compasso. Per quanto concerne i ripensamenti, in genere di minima portata, si può osservare nell’architettura del piano inferiore che le colonne erano inizialmente traslate in altezza e larghezza a chiudere la quinta scenica, successivamente ridimensionate per ottenere un maggiore effetto luministico e di profondità. Grazie alle tecniche spettrali e micro-chimiche è stato possibile studiare la tavolozza usata da Lotto per dipingere la tavola. In microscopia ottica ed elettronica è stato possibile osservare una preparazione bianca a base di gesso, confermata dall’analisi EDS che rileva la presenza di calcio (Ca) e zolfo (S); è possibile individuare una successiva imprimitura, spessa circa 15 micron, a base di biacca, giallo di piombo e stagno in matrice vetrosa con particelle di minio. Particolarmente utilizzati il lapislazzuli sopra un fondo contenente azzurrite, unito a biacca per avere un chiaro-scuro di base; si sono riscontrate anche mescolanze o stesure con lacca rossa di Robbia e lacca di carminio per ottenere toni violetti. I verdi analizzati risultano essere tutti degli acetati di rame, a volte preparato per ottenere i diversi toni con giallo di piombo e stagno (giallorino). Le stesure gialle a base di giallorino risultano a volte addizionate con orpimento e realgar e con aggiunte di cinabro come nella veste dell’angelo seduto ai piedi del trono.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2510102
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