Il presente contributo affronta lo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle opere giovanili di Lorenzo Lotto, quale la Trasfigurazione. Il dipinto su tavola in esame è una delle più importanti opere che l’artista realizzò ancora per la cittadina recanatese tra il 1511 e il 1512. Originariamente completata da una predella, venne descritta da Vasari nel 1568 nella sua collocazione originale, sopra l’altare maggiore della chiesa benedettina di Santa Maria in Castelnuovo, leggermente fuori Recanati. Dopo numerosi e documentati spostamenti, nel 1890 il dipinto fu acquisito dalla Pinacoteca recanatina dove ancor oggi è conservato presso una delle sale di Villa Colloredo Mels. In occasione della mostra su Lotto, presentata alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2011 a cura di G.C.F. Villa, nasce il desiderio di un preciso progetto scientifico e culturale che trova compimento in una straordinaria campagna di restauri e analisi che, dai primi esiti, fornivano risultati di grande interesse sia circa i materiali costituenti il dipinto sia riguardo la tecnica pittorica di Lotto, quindi le tipologie di pigmenti adoperati, consentendo di strutturare un’ampia serie di informazioni sulla preparazione utilizzata, l’ordine di stesura degli strati e il disegno preparatorio. Le analisi scientifiche, che hanno interessato l’intera superficie dipinta, sono state effettuate prima dell’ultimo intervento di restauro necessario a ristabilire il cattivo ed articolato stato conservativo che presentava l’opera, con numerose lacune diffuse, fortissima crettatura ed estesi sollevamenti, causa anche di vecchi interventi non idonei. Per quanto concerne lo studio dei materiali sono stati esaminati ben quarantacinque punti di misura mediante analisi spettroscopiche, e sulla base di questo studio sono stati in seguito prelevati sei microcampioni analizzati con tecniche micro-invasive. Il campione prelevato del retro della tavola, osservato mediante analisi morfologiche all’ESEM, ha stabilito che l’essenza lignea è riconducibile alla specie Populus sp. della famiglia delle Salicaceae, più comunemente conosciuto come pioppo, largamente utilizzato da Lotto per i supporti pittorici. Il dipinto è realizzato su una classica preparazione a base di gesso e colla animale, su questa, sia in XRF che nelle osservazioni delle sezioni lucide in OM viene rilevata in modo discontinuo la presenza di stagno che fa pensare ad una imprimitura localizzata di giallorino a volte addizionata con carbonato di calcio. In relazione ai pigmenti, per gli azzurri Lotto ricorre esclusivamente all’impiego di azzurrite e lapislazzuli: quest’ultimo addizionato a biacca, viene utilizzato per dipingere il risvolto interno della veste verde di Mosè e al manto di san Giacomo. Come provato dalle tecniche per immagine, l’integrazione delle analisi spettroscopiche hanno confermato che il lapislazzuli viene steso abitualmente sopra una base di azzurrite, stesa già con un modellato chiaro-scuro. L’azzurrite invece viene utilizzata a vista nella veste di san Pietro e nel cielo. Peculiare è l’aggiunta di lacca rossa di Robbia e carminio per ottenere effetti violetti in alcuni dettagli come l’orizzonte e in alcune parti della veste di Pietro; entrambe le tipologie di lacche si sono riscontrate anche in pigmenti rossi. Per quanto riguarda questi ultimi dall’analisi micro-chimiche è stato riscontrato l’uso di vermiglione, rosso minio e cinabro. Negli aranci Lotto utilizza orpimento e/o realgar (solfuri di arsenico), ai quali sembra aver aggiunto piccole dosi di cinabro; mentre nelle parti scure delle pieghe del manto di san Pietro sembra aver impiegato terra d’ombra. Gli incarnati risultano a base di biacca mescolata con quantità variabili di terre e cinabro. In particolare le indagini mediante tecnologia Raman ha permesso di confermare alcuni dei materiali determinati in EDS, come cinabro e litargirio, e di individuarne degli altri come ad esempio gommagutta e la presenza di zafferano. Le dorature, che interessano i nomi dei personaggi e alcuni dettagli quali le aureole, il cordoncino delle chiavi di san Pietro e i bordi delle tavole della Legge ai piedi di Mosè, sono realizzate in foglia applicate direttamente sopra la pittura mediante missione. In conclusione per lo studio dei leganti organici sono stati esaminati soltanto tre campioni che, mediante micro-FT-IR e GC-MS, hanno permesso di individuare l’uso di olio di lino e probabile olio di noce.

Trasfigurazione di Cristo - Analisi scientifiche

AMADORI, MARIA LETIZIA;BARCELLI, SARA;
2011

Abstract

Il presente contributo affronta lo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle opere giovanili di Lorenzo Lotto, quale la Trasfigurazione. Il dipinto su tavola in esame è una delle più importanti opere che l’artista realizzò ancora per la cittadina recanatese tra il 1511 e il 1512. Originariamente completata da una predella, venne descritta da Vasari nel 1568 nella sua collocazione originale, sopra l’altare maggiore della chiesa benedettina di Santa Maria in Castelnuovo, leggermente fuori Recanati. Dopo numerosi e documentati spostamenti, nel 1890 il dipinto fu acquisito dalla Pinacoteca recanatina dove ancor oggi è conservato presso una delle sale di Villa Colloredo Mels. In occasione della mostra su Lotto, presentata alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2011 a cura di G.C.F. Villa, nasce il desiderio di un preciso progetto scientifico e culturale che trova compimento in una straordinaria campagna di restauri e analisi che, dai primi esiti, fornivano risultati di grande interesse sia circa i materiali costituenti il dipinto sia riguardo la tecnica pittorica di Lotto, quindi le tipologie di pigmenti adoperati, consentendo di strutturare un’ampia serie di informazioni sulla preparazione utilizzata, l’ordine di stesura degli strati e il disegno preparatorio. Le analisi scientifiche, che hanno interessato l’intera superficie dipinta, sono state effettuate prima dell’ultimo intervento di restauro necessario a ristabilire il cattivo ed articolato stato conservativo che presentava l’opera, con numerose lacune diffuse, fortissima crettatura ed estesi sollevamenti, causa anche di vecchi interventi non idonei. Per quanto concerne lo studio dei materiali sono stati esaminati ben quarantacinque punti di misura mediante analisi spettroscopiche, e sulla base di questo studio sono stati in seguito prelevati sei microcampioni analizzati con tecniche micro-invasive. Il campione prelevato del retro della tavola, osservato mediante analisi morfologiche all’ESEM, ha stabilito che l’essenza lignea è riconducibile alla specie Populus sp. della famiglia delle Salicaceae, più comunemente conosciuto come pioppo, largamente utilizzato da Lotto per i supporti pittorici. Il dipinto è realizzato su una classica preparazione a base di gesso e colla animale, su questa, sia in XRF che nelle osservazioni delle sezioni lucide in OM viene rilevata in modo discontinuo la presenza di stagno che fa pensare ad una imprimitura localizzata di giallorino a volte addizionata con carbonato di calcio. In relazione ai pigmenti, per gli azzurri Lotto ricorre esclusivamente all’impiego di azzurrite e lapislazzuli: quest’ultimo addizionato a biacca, viene utilizzato per dipingere il risvolto interno della veste verde di Mosè e al manto di san Giacomo. Come provato dalle tecniche per immagine, l’integrazione delle analisi spettroscopiche hanno confermato che il lapislazzuli viene steso abitualmente sopra una base di azzurrite, stesa già con un modellato chiaro-scuro. L’azzurrite invece viene utilizzata a vista nella veste di san Pietro e nel cielo. Peculiare è l’aggiunta di lacca rossa di Robbia e carminio per ottenere effetti violetti in alcuni dettagli come l’orizzonte e in alcune parti della veste di Pietro; entrambe le tipologie di lacche si sono riscontrate anche in pigmenti rossi. Per quanto riguarda questi ultimi dall’analisi micro-chimiche è stato riscontrato l’uso di vermiglione, rosso minio e cinabro. Negli aranci Lotto utilizza orpimento e/o realgar (solfuri di arsenico), ai quali sembra aver aggiunto piccole dosi di cinabro; mentre nelle parti scure delle pieghe del manto di san Pietro sembra aver impiegato terra d’ombra. Gli incarnati risultano a base di biacca mescolata con quantità variabili di terre e cinabro. In particolare le indagini mediante tecnologia Raman ha permesso di confermare alcuni dei materiali determinati in EDS, come cinabro e litargirio, e di individuarne degli altri come ad esempio gommagutta e la presenza di zafferano. Le dorature, che interessano i nomi dei personaggi e alcuni dettagli quali le aureole, il cordoncino delle chiavi di san Pietro e i bordi delle tavole della Legge ai piedi di Mosè, sono realizzate in foglia applicate direttamente sopra la pittura mediante missione. In conclusione per lo studio dei leganti organici sono stati esaminati soltanto tre campioni che, mediante micro-FT-IR e GC-MS, hanno permesso di individuare l’uso di olio di lino e probabile olio di noce.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2510112
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