Si sostiene la tesi secondo cui la didattica speciale, intesa come didattica dell’integrazione/inclusione, conduce non solo ad apprendimenti significativi per gli allievi disabili, ma per tutti i compagni, anche per i più dotati, sia sul piano delle conoscenze, delle abilità e delle competenze delle diverse discipline, sia sul piano dell’educazione ai valori della legalità, della solidarietà e della partecipazione al fine di una piena cittadinanza attiva. E’ indubbio tuttavia che lavorare nell’ottica dell’inclusione sia complesso e richieda molteplici e costanti riflessioni sia sul piano istituzionale, rispetto alle competenze delle diverse istituzioni e delle diverse professionalità coinvolte, sia rispetto alle proposte curricolari, alla coevoluzione e partecipazione comunitaria, ai gruppi di lavoro e ai ruoli all’interno di ogni gruppo. L'inclusione è un processo che tende a costruire rapporti comunitari significativi, superando la frammentarietà degli interventi istituzionali e degli operatori scolastici ed extrascolastici, e a favorire la formazione globale della personalità del soggetto disabile nella reciprocità. Tale processo non può essere ridotto a formule semplicistiche, ma comporta un articolato sistema organizzativo che risente necessariamente di una complessità di fattori interni ed esterni alla scuola relativi ad esempio alla politica nazionale, ai valori socio-culturali promossi, ai contributi degli enti locali e regionali, …, ma anche alla formazione dei docenti, alle esperienze, ai valori e alle attitudini personali di ogni singolo soggetto coinvolto nel processo, alla situazione della classe,… Non si può pensare dunque che solo il docente specializzato nel sostegno ne sia l’unico garante o che sia sufficiente che l’allievo disabile sia fisicamente in classe per attuarlo. In questo senso, questo contributo intende fare il punto rispetto a quanto elaborato in oltre trent’anni di integrazione scolastica in Italia, evidenziandone la portata didattica innovativa a favore di tutti gli allievi, non uno di meno.

Gli spazi, i tempi, le relazioni nella scuola inclusiva

SANDRI, PATRIZIA
2010

Abstract

Si sostiene la tesi secondo cui la didattica speciale, intesa come didattica dell’integrazione/inclusione, conduce non solo ad apprendimenti significativi per gli allievi disabili, ma per tutti i compagni, anche per i più dotati, sia sul piano delle conoscenze, delle abilità e delle competenze delle diverse discipline, sia sul piano dell’educazione ai valori della legalità, della solidarietà e della partecipazione al fine di una piena cittadinanza attiva. E’ indubbio tuttavia che lavorare nell’ottica dell’inclusione sia complesso e richieda molteplici e costanti riflessioni sia sul piano istituzionale, rispetto alle competenze delle diverse istituzioni e delle diverse professionalità coinvolte, sia rispetto alle proposte curricolari, alla coevoluzione e partecipazione comunitaria, ai gruppi di lavoro e ai ruoli all’interno di ogni gruppo. L'inclusione è un processo che tende a costruire rapporti comunitari significativi, superando la frammentarietà degli interventi istituzionali e degli operatori scolastici ed extrascolastici, e a favorire la formazione globale della personalità del soggetto disabile nella reciprocità. Tale processo non può essere ridotto a formule semplicistiche, ma comporta un articolato sistema organizzativo che risente necessariamente di una complessità di fattori interni ed esterni alla scuola relativi ad esempio alla politica nazionale, ai valori socio-culturali promossi, ai contributi degli enti locali e regionali, …, ma anche alla formazione dei docenti, alle esperienze, ai valori e alle attitudini personali di ogni singolo soggetto coinvolto nel processo, alla situazione della classe,… Non si può pensare dunque che solo il docente specializzato nel sostegno ne sia l’unico garante o che sia sufficiente che l’allievo disabile sia fisicamente in classe per attuarlo. In questo senso, questo contributo intende fare il punto rispetto a quanto elaborato in oltre trent’anni di integrazione scolastica in Italia, evidenziandone la portata didattica innovativa a favore di tutti gli allievi, non uno di meno.
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