Il saggio analizza le procedure mediante le quali Flaubert nel racconto Un Cœur simple rende impossibile per il lettore dare un giudizio univoco sulla protagonista, la serva Félicité: buona e altruista o animalescamente devota? religiosa (vari commentatori la definiscono addirittura una santa) o semplicemente superstiziosa? idiota o dotata di una paradossale saggezza? Va detto che la fondamentale ambiguità del racconto (il polisenso) è puntualmente rispecchiata dalla sua ricezione critica, che ne offre interpretazioni fortemente divaricate e spesso opposte. Per dimostrare che le opposte interpretazioni del personaggio (e dunque del senso complessivo del racconto: si tratta di una vita esemplare e tutto sommato invidiabile, o di una tragedia senza speranza?) non si escludono a vicenda, ma siano dall’autore volutamente tenute insieme l’una accanto all’altra, il saggio prende in esame una grande varietà di procedimenti, di cui si assume che abbiano appunto lo scopo di salvaguardare l’ambiguità del testo. La ricchezza della campionatura è resa possibile dal fatto che la relativa brevità del racconto permette a Flaubert un’eccezionale densità di scrittura, dove ogni segmento testuale è portatore di significato, anche a livelli diversi (sintattico, semantico, strutturale…). Si inizia con l’elencare i diversi giudizi sulla protagonista formulati nel testo da altri personaggi: ognuno parziale e legato ad un punto di vista non neutrale. Il narratore impersonale non riconduce ad unità questa pluralità di giudizi, enunciandone uno proprio ed autorevole; non tanto obbedendo al principio dell’impersonalità, quanto piuttosto enunciando a sua volta una serie di giudizi impliciti anch’essi contraddittori e parziali, con l’effetto di confondere la voce d’autore con la voce dei personaggi, togliendole ogni pretesa dirimente. Concorre a questo risultato la varietà di posizioni che il narratore assume nei confronti della protagonista, che vanno dall’assoluta immedesimazione (alcuni studiosi parlano di monologo interiore di Félicité) all’assoluta distanza (viene descritta solo l’esteriorità, senza partecipazione né comprensione), passando per tutte le possibilità intermedie. Essendo nel racconto quasi assente il discorso diretto di Félicité, il narratore deve farsi carico di esprimerne l’interiorità, che risulta però quanto mai opaca, per l’elementarietà del personaggio e la sua scarsissima capacità di introspezione e verbalizzazione. Questo non impedisce che in filigrana Flaubert inserisca elementi che permettono un’identificazione tra lo scrittore e il personaggio. La paratassi e l’assenza di transizioni motivate nel testo, che procede per giustapposizione sia nelle singole frasi che a livello macro-strutturale, forniscono un equivalente stilistico dell’indecidibilità del senso. Il saggio si conclude riconoscendo nel racconto tratti comuni con le altre opere dell’ultimo Flaubert: soprattutto la tendenza al catalogo come sostituto della sintesi e come unico mezzo di rappresentazione di un reale frantumato, impossibile da dominare e ricondurre ad unità.

Félicité personaggio tragico? Il polisenso in Un Coeur simple

TOFFANO, PIERO
2008

Abstract

Il saggio analizza le procedure mediante le quali Flaubert nel racconto Un Cœur simple rende impossibile per il lettore dare un giudizio univoco sulla protagonista, la serva Félicité: buona e altruista o animalescamente devota? religiosa (vari commentatori la definiscono addirittura una santa) o semplicemente superstiziosa? idiota o dotata di una paradossale saggezza? Va detto che la fondamentale ambiguità del racconto (il polisenso) è puntualmente rispecchiata dalla sua ricezione critica, che ne offre interpretazioni fortemente divaricate e spesso opposte. Per dimostrare che le opposte interpretazioni del personaggio (e dunque del senso complessivo del racconto: si tratta di una vita esemplare e tutto sommato invidiabile, o di una tragedia senza speranza?) non si escludono a vicenda, ma siano dall’autore volutamente tenute insieme l’una accanto all’altra, il saggio prende in esame una grande varietà di procedimenti, di cui si assume che abbiano appunto lo scopo di salvaguardare l’ambiguità del testo. La ricchezza della campionatura è resa possibile dal fatto che la relativa brevità del racconto permette a Flaubert un’eccezionale densità di scrittura, dove ogni segmento testuale è portatore di significato, anche a livelli diversi (sintattico, semantico, strutturale…). Si inizia con l’elencare i diversi giudizi sulla protagonista formulati nel testo da altri personaggi: ognuno parziale e legato ad un punto di vista non neutrale. Il narratore impersonale non riconduce ad unità questa pluralità di giudizi, enunciandone uno proprio ed autorevole; non tanto obbedendo al principio dell’impersonalità, quanto piuttosto enunciando a sua volta una serie di giudizi impliciti anch’essi contraddittori e parziali, con l’effetto di confondere la voce d’autore con la voce dei personaggi, togliendole ogni pretesa dirimente. Concorre a questo risultato la varietà di posizioni che il narratore assume nei confronti della protagonista, che vanno dall’assoluta immedesimazione (alcuni studiosi parlano di monologo interiore di Félicité) all’assoluta distanza (viene descritta solo l’esteriorità, senza partecipazione né comprensione), passando per tutte le possibilità intermedie. Essendo nel racconto quasi assente il discorso diretto di Félicité, il narratore deve farsi carico di esprimerne l’interiorità, che risulta però quanto mai opaca, per l’elementarietà del personaggio e la sua scarsissima capacità di introspezione e verbalizzazione. Questo non impedisce che in filigrana Flaubert inserisca elementi che permettono un’identificazione tra lo scrittore e il personaggio. La paratassi e l’assenza di transizioni motivate nel testo, che procede per giustapposizione sia nelle singole frasi che a livello macro-strutturale, forniscono un equivalente stilistico dell’indecidibilità del senso. Il saggio si conclude riconoscendo nel racconto tratti comuni con le altre opere dell’ultimo Flaubert: soprattutto la tendenza al catalogo come sostituto della sintesi e come unico mezzo di rappresentazione di un reale frantumato, impossibile da dominare e ricondurre ad unità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2512536
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