Aparagone di tante opere – dipinti, sculture, arredi, oreficerie e paramenti sacri – che il terremoto del 6 aprile 2009 ha in vario modo offeso, distrutto totalmente nei casi drammatici di crolli, danneggiato in misura più o meno grave, o soltanto imposto di rimuovere dalla collocazione originaria per motivi precauzionali, temendosi ulteriori e più violente scosse nel perdurare dello sciame sismico, e ricoverate in depositi attrezzati, queste che presentiamo possono considerarsi senza dubbio le più fortunate, assieme a numerose altre sulle quali è stato possibile intervenire o si sta procedendo grazie a risorse pubbliche o a sponsorizzazioni più o meno generose. Si tratta purtroppo di una percentuale ancora modesta sul totale delle opere danneggiate. Le opere pienamente recuperate e tornate al loro posto dopo il sisma sono complessivamente troppo poche rispetto a quanto si vorrebbe o si dovrebbe fare. Accarezzate con lo sguardo da un benefattore del tutto ignaro del loro valore artistico, ma ben consapevole del significato dell’operazione che vede il suo epilogo nella riconsegna e nella stampa di questo catalogo, queste che proponiamo sono state scelte nei diversi comuni dall’arch. Alberto Cecconi, direttore del COM 6. A seguito dell’azione dell’ANCI-Marche che ha raccolto fondi dai Comuni della stessa regione e alla convenzione stipulata con le autorità competenti le opere sono state sottoposte a restauro nei laboratori dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. A essere sinceri, in alcuni casi i danni riscontrati, cui si è posto egregiamente riparo, erano precedenti il sisma che ha colpito L’Aquila, interessando anche vari comuni delle attuali provincie abruzzesi. Ma è pacifico che le ferite si rivelano tanto più profonde proprio quando non si è posto adeguatamente riparo a situazioni di estrema fragilità e dove, con il trascorrere del tempo, il degrado è inesorabilmente avanzato. Debolezze che riguardano non solo le architetture ma anche il patrimonio d’arte mobile, talvolta rimasto collocato al suo posto ma in condizioni di grande precarietà. Ad esempio il terremoto ha fatto peggiorare lo stato di conservazione di dipinti già allentati dai telai, magari attraversati da vecchi strappi o tanto deboli da lasciar cadere strati di colore. Quelli proposti rappresentano naturalmente dei casi limite, perché non va sottaciuta l’azione di tutela portata avanti nel tempo, invero troppo silenziosamente, dagli storici dell’arte e dai tecnici della Soprintendenza nel territorio abruzzese, prevalentemente grazie ai fondi del programma ordinario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Oggi queste opere, dopo essere state sottoposte agli interventi conservativi presso i laboratori dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino grazie al contributo dell’ANCI-Marche, vengono riconsegnate in condizioni di recuperata leggibilità ai legittimi proprietari, la diocesi di Sulmona/Valva - titolare della gran parte - e l’Arcidiocesi dell’Aquila, per ritrovare al più presto la loro collocazione originaria nei contesti di appartenenza, in quasi tutti i casi con una ritrovata identità grazie agli accurati studi condotti per l’occasione. Riflettendo sui piccoli, deliziosi centri dell’Appennino, qui coinvolti, un tempo assai vitali ma a partire dagli Anni Trenta in via di spopolamento, l’augurio è che questa positiva esperienza condivisa con tanti interlocutori diversi, in primis con Laura Baratin, infaticabile coordinatrice dei corsi di restauro, possa rappresentare il viatico per rilanciare l’attenzione delle istituzioni nei confronti di realtà che non possono essere lasciate nell’abbandono e condannate a estinguersi nel giro di qualchedecennio.

Restauri d'Arte: Opere dell'Abruzzo recuperate dopo il sisma

BARATIN, LAURA
2012

Abstract

Aparagone di tante opere – dipinti, sculture, arredi, oreficerie e paramenti sacri – che il terremoto del 6 aprile 2009 ha in vario modo offeso, distrutto totalmente nei casi drammatici di crolli, danneggiato in misura più o meno grave, o soltanto imposto di rimuovere dalla collocazione originaria per motivi precauzionali, temendosi ulteriori e più violente scosse nel perdurare dello sciame sismico, e ricoverate in depositi attrezzati, queste che presentiamo possono considerarsi senza dubbio le più fortunate, assieme a numerose altre sulle quali è stato possibile intervenire o si sta procedendo grazie a risorse pubbliche o a sponsorizzazioni più o meno generose. Si tratta purtroppo di una percentuale ancora modesta sul totale delle opere danneggiate. Le opere pienamente recuperate e tornate al loro posto dopo il sisma sono complessivamente troppo poche rispetto a quanto si vorrebbe o si dovrebbe fare. Accarezzate con lo sguardo da un benefattore del tutto ignaro del loro valore artistico, ma ben consapevole del significato dell’operazione che vede il suo epilogo nella riconsegna e nella stampa di questo catalogo, queste che proponiamo sono state scelte nei diversi comuni dall’arch. Alberto Cecconi, direttore del COM 6. A seguito dell’azione dell’ANCI-Marche che ha raccolto fondi dai Comuni della stessa regione e alla convenzione stipulata con le autorità competenti le opere sono state sottoposte a restauro nei laboratori dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. A essere sinceri, in alcuni casi i danni riscontrati, cui si è posto egregiamente riparo, erano precedenti il sisma che ha colpito L’Aquila, interessando anche vari comuni delle attuali provincie abruzzesi. Ma è pacifico che le ferite si rivelano tanto più profonde proprio quando non si è posto adeguatamente riparo a situazioni di estrema fragilità e dove, con il trascorrere del tempo, il degrado è inesorabilmente avanzato. Debolezze che riguardano non solo le architetture ma anche il patrimonio d’arte mobile, talvolta rimasto collocato al suo posto ma in condizioni di grande precarietà. Ad esempio il terremoto ha fatto peggiorare lo stato di conservazione di dipinti già allentati dai telai, magari attraversati da vecchi strappi o tanto deboli da lasciar cadere strati di colore. Quelli proposti rappresentano naturalmente dei casi limite, perché non va sottaciuta l’azione di tutela portata avanti nel tempo, invero troppo silenziosamente, dagli storici dell’arte e dai tecnici della Soprintendenza nel territorio abruzzese, prevalentemente grazie ai fondi del programma ordinario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Oggi queste opere, dopo essere state sottoposte agli interventi conservativi presso i laboratori dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino grazie al contributo dell’ANCI-Marche, vengono riconsegnate in condizioni di recuperata leggibilità ai legittimi proprietari, la diocesi di Sulmona/Valva - titolare della gran parte - e l’Arcidiocesi dell’Aquila, per ritrovare al più presto la loro collocazione originaria nei contesti di appartenenza, in quasi tutti i casi con una ritrovata identità grazie agli accurati studi condotti per l’occasione. Riflettendo sui piccoli, deliziosi centri dell’Appennino, qui coinvolti, un tempo assai vitali ma a partire dagli Anni Trenta in via di spopolamento, l’augurio è che questa positiva esperienza condivisa con tanti interlocutori diversi, in primis con Laura Baratin, infaticabile coordinatrice dei corsi di restauro, possa rappresentare il viatico per rilanciare l’attenzione delle istituzioni nei confronti di realtà che non possono essere lasciate nell’abbandono e condannate a estinguersi nel giro di qualchedecennio.
2012
9788890534751
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2535275
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