Si richiama il contesto teorico-dottrinale della Ragioneria nella prima metà dell'800 nel quale si collocano alcuni influssi stranieri, in particolare quello di Jones, sottolineando i motivi che hanno portato alla rapida, seppur limitata nel tempo, diffusione dell’opera di questi in Europa. Poi si approfondisce l’atteggiamento fortemente critico assunto dai nostri autori di Ragioneria del primo ottocento, non sempre basato su intenti di effettivo sviluppo degli studi e scevro da aprioristiche interpretazioni dettate dal preconcetto. In tale contesto di analisi, si approfondisce il pensiero di un autore considerato minore e poco conosciuto nella nostra Storia della Ragioneria, citato da Giuseppe Cerboni nel suo Elenco Cronologico delle opere di Computisteria e Ragioneria venute alla luce in Italia dal 1202 al 1888 (Roma, 1889) e da Antonio Amaduzzi nella sua Storia della Ragioneria (2001): Antonio Caccialupi Olivieri. Questo autore scrisse un’opera dal titolo “Metodo di contabilità da applicarsi ad aziende di qualunque specie” (Torchi di Benedetto Ercolani, San Severino, 1844), successivamente rieditato nel 1858 con una seconda edizione dal titolo “Metodo di contabilità controllato dal giornale bilanciante ed applicabile ad aziende di qualunque specie private pubbliche e mercantili” (con aggiunte e note dell’autore, nonché di un capitolo specifico sulle amministrazioni tenute senza metodo regolare). L’indagine è condotta analizzando direttamente le due edizioni pubblicate dal Caccialupi Olivieri ed approfondendo sia i contenuti delle osservazioni critiche mosse verso l’opera del Jones (anche comparativamente a quelle degli altri autori appartenenti alla stessa epoca storica), sia alcuni caratteri innovativi del metodo contabile da lui proposto. L’obiettivo è verificare se l’opera di questo autore può o no essere collocata nel novero di quei tentativi propositivi che, sia pur “nel mezzo del guado”, contribuiranno a traghettare la Ragioneria verso la piena autonomia scientifica, insita nella sua funzione informativa e di interpretazione dinamica dei fatti economico-tecnici dell’azienda riflessi dai valori contabili.

Gli studi di Ragioneria nella prima metà del XIX secolo tra decadenza, influssi stranieri e ripresa. Il contributo di un autore minore: Antonio Caccialupi Olivieri

CIAMBOTTI, MASSIMO
2013

Abstract

Si richiama il contesto teorico-dottrinale della Ragioneria nella prima metà dell'800 nel quale si collocano alcuni influssi stranieri, in particolare quello di Jones, sottolineando i motivi che hanno portato alla rapida, seppur limitata nel tempo, diffusione dell’opera di questi in Europa. Poi si approfondisce l’atteggiamento fortemente critico assunto dai nostri autori di Ragioneria del primo ottocento, non sempre basato su intenti di effettivo sviluppo degli studi e scevro da aprioristiche interpretazioni dettate dal preconcetto. In tale contesto di analisi, si approfondisce il pensiero di un autore considerato minore e poco conosciuto nella nostra Storia della Ragioneria, citato da Giuseppe Cerboni nel suo Elenco Cronologico delle opere di Computisteria e Ragioneria venute alla luce in Italia dal 1202 al 1888 (Roma, 1889) e da Antonio Amaduzzi nella sua Storia della Ragioneria (2001): Antonio Caccialupi Olivieri. Questo autore scrisse un’opera dal titolo “Metodo di contabilità da applicarsi ad aziende di qualunque specie” (Torchi di Benedetto Ercolani, San Severino, 1844), successivamente rieditato nel 1858 con una seconda edizione dal titolo “Metodo di contabilità controllato dal giornale bilanciante ed applicabile ad aziende di qualunque specie private pubbliche e mercantili” (con aggiunte e note dell’autore, nonché di un capitolo specifico sulle amministrazioni tenute senza metodo regolare). L’indagine è condotta analizzando direttamente le due edizioni pubblicate dal Caccialupi Olivieri ed approfondendo sia i contenuti delle osservazioni critiche mosse verso l’opera del Jones (anche comparativamente a quelle degli altri autori appartenenti alla stessa epoca storica), sia alcuni caratteri innovativi del metodo contabile da lui proposto. L’obiettivo è verificare se l’opera di questo autore può o no essere collocata nel novero di quei tentativi propositivi che, sia pur “nel mezzo del guado”, contribuiranno a traghettare la Ragioneria verso la piena autonomia scientifica, insita nella sua funzione informativa e di interpretazione dinamica dei fatti economico-tecnici dell’azienda riflessi dai valori contabili.
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