Se si considera il percorso compiuto da Gramsci dal 1921 al 1935, quando si interrompe la stesura dei Quaderni del carcere, si può constatare che il principale criterio con il quale egli valuta il fascismo è l’esame della sua capacità di condurre a termine e dare una base solida, “popolare”, all'unificazione del "popolo-nazione" italiano. Questa base prende il nome, nei Quaderni, di "blocco nazionale intellettuale e morale": esso comprende cioè, in modo indissolubile, una struttura statale portatrice di un progetto capace di includere l’intera massa della popolazione, e una cultura che esprima l’unità tra governanti e governati, che in tal modo si realizza . L’esistenza di una letteratura popolare, e per altro verso la popolarità della letteratura, formano insieme un rilevatore importantissimo dell’esistenza reale o al contrario solo fittizia di questo "blocco", cioè della capacità del fascismo di "unificare" realmente la nazione. In questo contributo, dopo una ricostruzione complessiva dell'analisi gramsciana del fascismo, ci si sofferma sulla sua valutazione del "corporativismo" e della "corporazioni" come non solamente elemento di "polizia economica", ma come possibile punto di appoggio per una modernizzazione razionalizzatrice della società italiana. Quindi si procede a illustrare il modo in cui Gramsci mette in evidenza le contraddizioni interne all'universo fascista, nel quadro di un paragone ellittico dell'Italia con l'URSS, in quanto regimi post-liberali. In conclusione, si prendono in esame le nozioni di "romanticismo", democrazia "in senso largo" e "nuova letteratura", come esse si profilano negli appunti gramsciani del 1933, come altrettanti capitoli, nel progetto gramsciano, di un aggiornamento della strategia comunista in senso "nazionale-popolare".

Gramsci e il fascismo: la letteratura e il "nazionale popolare"

FROSINI, FABIO
2014

Abstract

Se si considera il percorso compiuto da Gramsci dal 1921 al 1935, quando si interrompe la stesura dei Quaderni del carcere, si può constatare che il principale criterio con il quale egli valuta il fascismo è l’esame della sua capacità di condurre a termine e dare una base solida, “popolare”, all'unificazione del "popolo-nazione" italiano. Questa base prende il nome, nei Quaderni, di "blocco nazionale intellettuale e morale": esso comprende cioè, in modo indissolubile, una struttura statale portatrice di un progetto capace di includere l’intera massa della popolazione, e una cultura che esprima l’unità tra governanti e governati, che in tal modo si realizza . L’esistenza di una letteratura popolare, e per altro verso la popolarità della letteratura, formano insieme un rilevatore importantissimo dell’esistenza reale o al contrario solo fittizia di questo "blocco", cioè della capacità del fascismo di "unificare" realmente la nazione. In questo contributo, dopo una ricostruzione complessiva dell'analisi gramsciana del fascismo, ci si sofferma sulla sua valutazione del "corporativismo" e della "corporazioni" come non solamente elemento di "polizia economica", ma come possibile punto di appoggio per una modernizzazione razionalizzatrice della società italiana. Quindi si procede a illustrare il modo in cui Gramsci mette in evidenza le contraddizioni interne all'universo fascista, nel quadro di un paragone ellittico dell'Italia con l'URSS, in quanto regimi post-liberali. In conclusione, si prendono in esame le nozioni di "romanticismo", democrazia "in senso largo" e "nuova letteratura", come esse si profilano negli appunti gramsciani del 1933, come altrettanti capitoli, nel progetto gramsciano, di un aggiornamento della strategia comunista in senso "nazionale-popolare".
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2595780
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