Le 'Memorie della mia vita' formano l'autobiografia di Edward Gibbon (1737-1794), l'autore della celebre 'Storia del declino e caduta dell'impero romano'. Costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'uomo, dello studioso e di un'epoca intera, quella della «repubblica settecentesca degli Stati europei» (J.G.A. Pocock), sfociata quasi suo malgrado nella rivoluzione francese, ovverosia l'età dei Lumi, o più tardi, se si preferisce, dell'Antico Regime. Un'epoca riconsiderata dal comodo riparo di Losanna, dopo il trambusto parlamentare di Londra e le fugaci sensazioni di Parigi e italiane, nella prospettiva di un Inglese che temeva di aver disimparato a esser tale e sotto l'impressione terrifica della rivoluzione, alla ricerca di una giustificazione del suo capolavoro, dove filosofia e antiquaria erano giunte a fondersi in un genere irripetibile di storia (A. Momigliano). Dietro la maschera di un ironico distacco, fra l'applauso del bel mondo e le contumelie dei teologi, la vita di «società e studi» del genitiluomo letterato si riassume in quel che infine essa fu, forse non solo nel caso di Gibbon: il raggiunto equilibrio, faticoso e instabile, di una maliconica felicità terrena e di una controversa fama di scrittore.

Memorie della mia vita, di E. Gibbon

BONACINA, GIOVANNI
2014

Abstract

Le 'Memorie della mia vita' formano l'autobiografia di Edward Gibbon (1737-1794), l'autore della celebre 'Storia del declino e caduta dell'impero romano'. Costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'uomo, dello studioso e di un'epoca intera, quella della «repubblica settecentesca degli Stati europei» (J.G.A. Pocock), sfociata quasi suo malgrado nella rivoluzione francese, ovverosia l'età dei Lumi, o più tardi, se si preferisce, dell'Antico Regime. Un'epoca riconsiderata dal comodo riparo di Losanna, dopo il trambusto parlamentare di Londra e le fugaci sensazioni di Parigi e italiane, nella prospettiva di un Inglese che temeva di aver disimparato a esser tale e sotto l'impressione terrifica della rivoluzione, alla ricerca di una giustificazione del suo capolavoro, dove filosofia e antiquaria erano giunte a fondersi in un genere irripetibile di storia (A. Momigliano). Dietro la maschera di un ironico distacco, fra l'applauso del bel mondo e le contumelie dei teologi, la vita di «società e studi» del genitiluomo letterato si riassume in quel che infine essa fu, forse non solo nel caso di Gibbon: il raggiunto equilibrio, faticoso e instabile, di una maliconica felicità terrena e di una controversa fama di scrittore.
2014
9788884197023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2605584
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