L’incontro con il museo è sempre un incontro tra un soggetto e uno o più oggetti culturali che deve tradursi in un’esperienza significativa (ossia in grado di permettere la costruzione di significati individuali e/o collettivi) e compiuta (ossia in grado di poter essere ricordata come vissuto caratterizzato da unicità). In questa chiave, la sfida del museo sensibile investe, in particolare, la capacità del museo di accrescere le proprie performances comunicative e evocative, trasmissive e educative. I dispositivi e gli allestimenti caratterizzati in senso digitale, sebbene in maniera non scevra da ridondanze e inadeguatezze, possono indubbiamente arricchire queste capacità. Il museo sensibile è allora, in questa chiave, un museo che articola in maniera avvertita e consapevole reale e virtuale, forme tradizionali e forme digitali, sia in rapporto a sé stesso e alla propria identità, sia in rapporto alle proprie collezioni e ai propri utenti. I contesti digitali si distinguono infatti per il carattere dinamico e plurale dei linguaggi che può favorire la continuità linguistica dell’esperienza del visitatore dentro e fuori il museo. Non solo. Essi sono maggiormente inclini dei contesti museali tradizionali all’enfatizzazione della dimensione emotiva dell’esperienza di fruizione e del potere di fascinazione legato all’oggetto culturale, sia esso reale o virtuale, compiuto o incompiuto, concreto o astratto. Anche la capacità trasmissiva del museo può essere enormemente favorita dall’uso dei media digitali. Poiché oggi la principale difficoltà non è legata all’accesso e alla disponibilità delle conoscenze, ma alla loro organizzazione in quadri coerenti, secondo logiche funzionali di volta in volta agli obiettivi e al tenore della loro acquisizione, il museo sensibile può divenire un formidabile mediatore: attraverso le conoscenze associate alla realtà percepita degli oggetti rende disponibili non solo informazioni ma sistemi organizzati di conoscenze. Infine, poiché la costruzione personale della conoscenza è parte del processo di comprensione del mondo e della coltivazione di sé stessi, allora la natura “sensibile” del museo può permettergli di incarnare pienamente la propria mission educativa e formativa.

Il Museo sensibile

MARTINI, BERTA
2016

Abstract

L’incontro con il museo è sempre un incontro tra un soggetto e uno o più oggetti culturali che deve tradursi in un’esperienza significativa (ossia in grado di permettere la costruzione di significati individuali e/o collettivi) e compiuta (ossia in grado di poter essere ricordata come vissuto caratterizzato da unicità). In questa chiave, la sfida del museo sensibile investe, in particolare, la capacità del museo di accrescere le proprie performances comunicative e evocative, trasmissive e educative. I dispositivi e gli allestimenti caratterizzati in senso digitale, sebbene in maniera non scevra da ridondanze e inadeguatezze, possono indubbiamente arricchire queste capacità. Il museo sensibile è allora, in questa chiave, un museo che articola in maniera avvertita e consapevole reale e virtuale, forme tradizionali e forme digitali, sia in rapporto a sé stesso e alla propria identità, sia in rapporto alle proprie collezioni e ai propri utenti. I contesti digitali si distinguono infatti per il carattere dinamico e plurale dei linguaggi che può favorire la continuità linguistica dell’esperienza del visitatore dentro e fuori il museo. Non solo. Essi sono maggiormente inclini dei contesti museali tradizionali all’enfatizzazione della dimensione emotiva dell’esperienza di fruizione e del potere di fascinazione legato all’oggetto culturale, sia esso reale o virtuale, compiuto o incompiuto, concreto o astratto. Anche la capacità trasmissiva del museo può essere enormemente favorita dall’uso dei media digitali. Poiché oggi la principale difficoltà non è legata all’accesso e alla disponibilità delle conoscenze, ma alla loro organizzazione in quadri coerenti, secondo logiche funzionali di volta in volta agli obiettivi e al tenore della loro acquisizione, il museo sensibile può divenire un formidabile mediatore: attraverso le conoscenze associate alla realtà percepita degli oggetti rende disponibili non solo informazioni ma sistemi organizzati di conoscenze. Infine, poiché la costruzione personale della conoscenza è parte del processo di comprensione del mondo e della coltivazione di sé stessi, allora la natura “sensibile” del museo può permettergli di incarnare pienamente la propria mission educativa e formativa.
2016
978-88-917-2676-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2642487
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