Negli ultimi trent’anni l’antropologia ha cominciato a mettere in discussione la categoria filosofica settecentesca “natura/cultura”, su cui gran parte della ricerca prima di allora si basava. Il binomio “natura/cultura” struttura infatti l’ontologia degli umani occidentali moderni e del loro mondo, che non corrisponde però necessariamente all’ontologia di altri esseri e del loro mondo. Un importante passo avanti nella concezione di ontologie altre arriva dalle ricerche antropologiche svolte tra i popoli dell’Amazzonia. All’ontologia di questi popoli, che per molti versi è l’opposto di quella degli occidentali moderni, è stato dato il nome di “prospettivismo”. Lo ha studiato in particolare l’antropologo Eduardo Viveiros De Castro, che ha attinto all’impiego del termine in Gilles Deleuze (1988). Viveiros De Castro (1998) ha fornito una descrizione del “prospettivismo” in chiave enunciazionale, pronominale, quindi di interesse per la semiotica, mettendone in luce i sistemi di relazione. E ha distinto il prospettivismo dal relativismo, concetto con cui tendeva a essere confuso in filosofia. Il relativismo filosofico ammette punti di vista diversi su un'unica realtà, variabili da individuo a individuo – prospettivismo per Leibniz – o anche nel singolo in circostanze diverse – prospettivismo per Nietzsche. Cambiano le visioni, la realtà rimane la stessa (Deleuze 1988). Le dinamiche reversibili del rapporto predatore-preda (Caillois 1960; Thom 1988; Viveiros De Castro 2009) mostrano invece che le prospettive sottese a strutturazioni ontologiche diverse da quella occidentale implicano metafisiche radicalmente altre. Intanto non si dà “un soggetto predefinito ma, al contrario, qualunque cosa acceda al punto di vista sarà il soggetto” (Deleuze 1988). Poi una prospettivizzazione non è una rappresentazione (immagine del mondo) né soltanto una forma simbolica (Panofsky 1924) né lo “spazio di soggettività” di un osservatore (Fontanille 1989), ma l’assunzione di una postura enunciazionale tale per cui la natura di ciò che si vede cambia. Ciascuna specie percepisce le altre a seconda delle pregnanze che si stabiliscono fra gli enti e delle affezioni-habitus di cui i loro corpi li rendono capaci (Viveiros De Castro 2009). Il punto di vista è nel corpo: a corpi differenti, differenti nature associate. Per esempio le cose che i non umani vedono, quando le vedono come noi le vediamo, sono altre: “se un uomo comincia a vedere i vermi che infestano un cadavere alla stregua di un pesce grigliato, come fanno gli avvoltoi, evidentemente gli sta succedendo qualcosa: la sua anima è stata rapita dagli avvoltoi, e lui si sta trasformando in uno di loro, smettendo di essere umano per i suoi pari (e viceversa)” (ibidem). Il lavoro di Viveiros De Castro è stato ripreso da Philippe Descola (2005), che dopo aver mostrato le declinazioni del “multinaturalismo”, nel quadrato /ontologia naturalista/, /ontologia animista/, /ontologia totemica/, /ontologia analogica/, ha posto il “prospettivismo” a fondamento dell’animismo. Questo articolo riarticola la nozione di “messa in prospettiva”, con gli strumenti della teoria dell’enunciazione e per le ripercussioni che ha sulle definizioni di “realtà” e di “mondo naturale”.

Sul prospettivismo

MIGLIORE T
2015

Abstract

Negli ultimi trent’anni l’antropologia ha cominciato a mettere in discussione la categoria filosofica settecentesca “natura/cultura”, su cui gran parte della ricerca prima di allora si basava. Il binomio “natura/cultura” struttura infatti l’ontologia degli umani occidentali moderni e del loro mondo, che non corrisponde però necessariamente all’ontologia di altri esseri e del loro mondo. Un importante passo avanti nella concezione di ontologie altre arriva dalle ricerche antropologiche svolte tra i popoli dell’Amazzonia. All’ontologia di questi popoli, che per molti versi è l’opposto di quella degli occidentali moderni, è stato dato il nome di “prospettivismo”. Lo ha studiato in particolare l’antropologo Eduardo Viveiros De Castro, che ha attinto all’impiego del termine in Gilles Deleuze (1988). Viveiros De Castro (1998) ha fornito una descrizione del “prospettivismo” in chiave enunciazionale, pronominale, quindi di interesse per la semiotica, mettendone in luce i sistemi di relazione. E ha distinto il prospettivismo dal relativismo, concetto con cui tendeva a essere confuso in filosofia. Il relativismo filosofico ammette punti di vista diversi su un'unica realtà, variabili da individuo a individuo – prospettivismo per Leibniz – o anche nel singolo in circostanze diverse – prospettivismo per Nietzsche. Cambiano le visioni, la realtà rimane la stessa (Deleuze 1988). Le dinamiche reversibili del rapporto predatore-preda (Caillois 1960; Thom 1988; Viveiros De Castro 2009) mostrano invece che le prospettive sottese a strutturazioni ontologiche diverse da quella occidentale implicano metafisiche radicalmente altre. Intanto non si dà “un soggetto predefinito ma, al contrario, qualunque cosa acceda al punto di vista sarà il soggetto” (Deleuze 1988). Poi una prospettivizzazione non è una rappresentazione (immagine del mondo) né soltanto una forma simbolica (Panofsky 1924) né lo “spazio di soggettività” di un osservatore (Fontanille 1989), ma l’assunzione di una postura enunciazionale tale per cui la natura di ciò che si vede cambia. Ciascuna specie percepisce le altre a seconda delle pregnanze che si stabiliscono fra gli enti e delle affezioni-habitus di cui i loro corpi li rendono capaci (Viveiros De Castro 2009). Il punto di vista è nel corpo: a corpi differenti, differenti nature associate. Per esempio le cose che i non umani vedono, quando le vedono come noi le vediamo, sono altre: “se un uomo comincia a vedere i vermi che infestano un cadavere alla stregua di un pesce grigliato, come fanno gli avvoltoi, evidentemente gli sta succedendo qualcosa: la sua anima è stata rapita dagli avvoltoi, e lui si sta trasformando in uno di loro, smettendo di essere umano per i suoi pari (e viceversa)” (ibidem). Il lavoro di Viveiros De Castro è stato ripreso da Philippe Descola (2005), che dopo aver mostrato le declinazioni del “multinaturalismo”, nel quadrato /ontologia naturalista/, /ontologia animista/, /ontologia totemica/, /ontologia analogica/, ha posto il “prospettivismo” a fondamento dell’animismo. Questo articolo riarticola la nozione di “messa in prospettiva”, con gli strumenti della teoria dell’enunciazione e per le ripercussioni che ha sulle definizioni di “realtà” e di “mondo naturale”.
2015
978-88-548-8662-9
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2681970
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact