Nell’ambito di un’ampia ricerca relativa al «settore A» della necropoli meridionale di Tharros è stato condotto uno studio finalizzato alla conoscenza delle tecniche di rifinitura e sigillatura delle tombe a fossa e a camera, in modo da acquisire di nuove informazioni su rituali e costumi funerari propri della fase d’uso dell’area necropolare. I prelievi destinati al raggiungimento del primo obiettivo sono di gran lunga prevalenti; per quanto riguarda, invece, il secondo problema la campionatura si è limitata a due soli documenti particolarmente funzionali allo scopo. Nel caso relativo alla fossa ovale n. 131 ad esempio, il fine è quello di verificare su un frammento campione, rappresentativo di una situazione conservativa propria anche delle escavazioni nn. 11 e 12, l’ipotesi di un utilizzo delle fosse come giaciture primarie di incinerati. Circa il pigmento presente nella conchiglia marina prelevata dal riempimento artificiale della tomba n. 22, invece, l’aspetto più significativo dell’indagine riguarda l’identificazione della sostanza colorante che vi si è deposta, fattore probabilmente non casuale, che potrebbe essere indicativo di una specifica procedura rituale. L’approccio metodologico, articolato per tipologia di materiale piuttosto che per singola struttura tombale, è naturalmente condizionato dalla situazione generale dello scavo che non presentava contesti integri. La problematica riguarda, quindi, la composizione dei materiali rinvenuti nelle tombe e, quando possibile, la loro provenienza, e nel caso di intonaci la tecnologia di produzione, informazioni utili per i modi e i tempi di realizzazione e gestione delle strutture sepolcrali. I campioni sottoposti ad indagini sono ventitre, rappresentativi delle diverse tipologie presenti, e sono stati distinti, in base alle loro caratteristiche macroscopiche, in argille da tamponamento, intonaci, pietre, noduli biancastri e rossastri, materiale combusto e polvere rossa in conchiglia. Le indagini sono state condotte mediante diffrattometro a raggi X (XRD), microscopio ottico a luce trasmessa, cromatografio ionico con rivelatore conduttimetrico e microscopio elettronico a scansione (SEM) con microsonda EDS. Dal confronto tra la composizione dei suddetti materiali e quella relativa a campioni di argilla provenienti da affioramenti naturali situati in aree limitrofe al sito archeologico di Tharros si notano discrete similitudini. È quindi possibile ipotizzare l’impiego, come materiale da tamponamento, delle argille riferibili alla Formazione di Capo San Marco, di età miocenica (Messiniano). Dalle analisi diffrattometriche, quasi tutti gli intonaci risultano costituiti principalmente da calcite e secondariamente da quantità variabili di quarzo e feldspati, con tracce di smectite e di ematite. Le osservazioni al microscopio ottico hanno evidenziato la presenza di un livello rosso, con uno spessore tra 400 e 100 µ, costituito da quantità variabili di ocra rossa con piccolissimi inclusi di quarzo, feldspati e miche.
Indagini minero-petrografiche. Diagnostica e conservazione
AMADORI, MARIA LETIZIA;RAFFAELLI, GIULIANA;
2006
Abstract
Nell’ambito di un’ampia ricerca relativa al «settore A» della necropoli meridionale di Tharros è stato condotto uno studio finalizzato alla conoscenza delle tecniche di rifinitura e sigillatura delle tombe a fossa e a camera, in modo da acquisire di nuove informazioni su rituali e costumi funerari propri della fase d’uso dell’area necropolare. I prelievi destinati al raggiungimento del primo obiettivo sono di gran lunga prevalenti; per quanto riguarda, invece, il secondo problema la campionatura si è limitata a due soli documenti particolarmente funzionali allo scopo. Nel caso relativo alla fossa ovale n. 131 ad esempio, il fine è quello di verificare su un frammento campione, rappresentativo di una situazione conservativa propria anche delle escavazioni nn. 11 e 12, l’ipotesi di un utilizzo delle fosse come giaciture primarie di incinerati. Circa il pigmento presente nella conchiglia marina prelevata dal riempimento artificiale della tomba n. 22, invece, l’aspetto più significativo dell’indagine riguarda l’identificazione della sostanza colorante che vi si è deposta, fattore probabilmente non casuale, che potrebbe essere indicativo di una specifica procedura rituale. L’approccio metodologico, articolato per tipologia di materiale piuttosto che per singola struttura tombale, è naturalmente condizionato dalla situazione generale dello scavo che non presentava contesti integri. La problematica riguarda, quindi, la composizione dei materiali rinvenuti nelle tombe e, quando possibile, la loro provenienza, e nel caso di intonaci la tecnologia di produzione, informazioni utili per i modi e i tempi di realizzazione e gestione delle strutture sepolcrali. I campioni sottoposti ad indagini sono ventitre, rappresentativi delle diverse tipologie presenti, e sono stati distinti, in base alle loro caratteristiche macroscopiche, in argille da tamponamento, intonaci, pietre, noduli biancastri e rossastri, materiale combusto e polvere rossa in conchiglia. Le indagini sono state condotte mediante diffrattometro a raggi X (XRD), microscopio ottico a luce trasmessa, cromatografio ionico con rivelatore conduttimetrico e microscopio elettronico a scansione (SEM) con microsonda EDS. Dal confronto tra la composizione dei suddetti materiali e quella relativa a campioni di argilla provenienti da affioramenti naturali situati in aree limitrofe al sito archeologico di Tharros si notano discrete similitudini. È quindi possibile ipotizzare l’impiego, come materiale da tamponamento, delle argille riferibili alla Formazione di Capo San Marco, di età miocenica (Messiniano). Dalle analisi diffrattometriche, quasi tutti gli intonaci risultano costituiti principalmente da calcite e secondariamente da quantità variabili di quarzo e feldspati, con tracce di smectite e di ematite. Le osservazioni al microscopio ottico hanno evidenziato la presenza di un livello rosso, con uno spessore tra 400 e 100 µ, costituito da quantità variabili di ocra rossa con piccolissimi inclusi di quarzo, feldspati e miche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.