Il termine “utente” sta migrando da un ambito strettamente tecnologico, informatico e telematico, a settori appartenete a uno spettro di relazioni più ampio. La nostra indagine ha l’obiettivo di studiare se questa diffusione rappresenti una semplice sostituzione linguistica di altri termini, o se invece testimoni una trasformazione sociale e culturale profonda. Il contesto entro il quale analizzare la diffusione del termine è quello relativo ai concetti di cittadinanza da un lato e di mercato dall’altro. Sembra, infatti, che nell’ambito pubblico ci sia un progressivo cambiamento di riferimento verso una prospettiva di mercato, che trasforma il cittadino in un consumatore di servizi. I risultati ottenuti mostrano che questa nuova figura è legata all’emergere del “mercato” come punto di riferimento “globale”, ma un mercato dove la “merce” non è un bene materiale, ma qualcosa di impalpabile e indefinibile entro precisi confini spazio-temporali e dove spesso è difficile determinare il confine tra colui che fornisce la merce e colui che ne fa uso. Possiamo osservare che la parola “utente” è usata soprattutto in quei contesti sociali caratterizzati da ambiguità e plasticità delle relazioni. Nel contesto tecnologico, per esempio, l’utente di Internet interagisce con una macchina, ma non è in grado di dare un’identità a coloro che stanno dietro a essa, in quanto fluiscono velocemente ogni volta che si fa una nuova operazione. Fuori dal contesto tecnologico il termine utente sembra mantenere questa connotazione che esprime l’evanescenza di coloro che partecipano all’interazione. In particolare, nell’opposizione tra pubblico e privato l’utente sembra essere colui che usufruisce di un servizio da un ente che non è completamente pubblico né completamente privato, ma fluisce da una dimensione all’altra in maniera ambigua.

Cittadini, utenti, socieyà: un "survey" sociologico

MORETTI, SABRINA;DONNANNO, DOMENICO
2004

Abstract

Il termine “utente” sta migrando da un ambito strettamente tecnologico, informatico e telematico, a settori appartenete a uno spettro di relazioni più ampio. La nostra indagine ha l’obiettivo di studiare se questa diffusione rappresenti una semplice sostituzione linguistica di altri termini, o se invece testimoni una trasformazione sociale e culturale profonda. Il contesto entro il quale analizzare la diffusione del termine è quello relativo ai concetti di cittadinanza da un lato e di mercato dall’altro. Sembra, infatti, che nell’ambito pubblico ci sia un progressivo cambiamento di riferimento verso una prospettiva di mercato, che trasforma il cittadino in un consumatore di servizi. I risultati ottenuti mostrano che questa nuova figura è legata all’emergere del “mercato” come punto di riferimento “globale”, ma un mercato dove la “merce” non è un bene materiale, ma qualcosa di impalpabile e indefinibile entro precisi confini spazio-temporali e dove spesso è difficile determinare il confine tra colui che fornisce la merce e colui che ne fa uso. Possiamo osservare che la parola “utente” è usata soprattutto in quei contesti sociali caratterizzati da ambiguità e plasticità delle relazioni. Nel contesto tecnologico, per esempio, l’utente di Internet interagisce con una macchina, ma non è in grado di dare un’identità a coloro che stanno dietro a essa, in quanto fluiscono velocemente ogni volta che si fa una nuova operazione. Fuori dal contesto tecnologico il termine utente sembra mantenere questa connotazione che esprime l’evanescenza di coloro che partecipano all’interazione. In particolare, nell’opposizione tra pubblico e privato l’utente sembra essere colui che usufruisce di un servizio da un ente che non è completamente pubblico né completamente privato, ma fluisce da una dimensione all’altra in maniera ambigua.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/1889447
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