Dopo aver rintracciato i segnali “embrionali” del “processo penale europeo” nei trattati dell’Unione (la creazione del terzo pilastro, che ha collocato la materia penale all’interno della costruzione europea, ad opera del Trattato di Maastricht; l’impiego degli strumenti propri del diritto penale come essenziale per creare uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia e l’affermato rispetto dei diritti fondamentali quali sono garantiti dalla C.E.D.U., ad opera del Trattato di Amsterdam) e nella Carta dei diritti fondamentali sottoscritta a Nizza nel 2000 (che sancisce nel capo IV i diritti che debbono essere rispettati nell’attuazione del diritto penale europeo), il contributo esamina le innovazioni in materia di giustizia e affari interni contenute nel Trattato europeo che adotta una Costituzione per l’Europea, sottoscritto a Roma nell’ottobre 2004. Di particolare rilievo vengono ritenute, per le materia rientranti nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la scomparsa della suddivisione in pilastri (e dunque l’estensione del metodo della codecisione e del voto a maggioranza qualificata in Consiglio, nonché l’espansione consistente delle competenza della Corte di Giustizia) e la legittimazione a legiferare e adottare atti giuridicamente obbligatori in alcuni ambiti del diritto criminale. Nella prospettiva di un “processo penale europeo”, spiccano l’attenzione prestata dalla Costituzione alla cooperazione giudiziaria in materia penale e all’armonizzazione degli ordinamenti penali nazionali e il risalto attribuito dalla Costituzione europea ai diritti fondamentali. Un risalto che si traduce sia nell’affermata adesione dell’Unione alla C.E.D.U., sia nell’inclusione dei diritti fondamentali garantiti da quest’ultima nell’ambito “del diritto dell’Unione in quanto principi generali”, sia, infine, nell’incorporazione della Carta di Nizza nella stessa Costituzione europea. Un valore pregnante viene attribuito dall’Autrice tanto alle disposizioni dei suoi titoli II e VI della parte II, nei quali si coglie una sintesi dei principi cardine in materia di giustizia penale (analizzati in modo approfondito, rapportandoli sia alle previsioni della C.E.D.U. che a quelle della Costituzione italiana) quanto alle indicazioni contenute nella sua parte III a proposito del futuro processo penale europeo. Al riguardo, peraltro, il contributo non manca di segnalare come manchino alla fisionomia del processo penale europeo tasselli importanti, suggendo come alcune delle rilevate lacune possano essere efficacemente colmate attingendo al progetto del “Corpus iuris”.

Verso un processo penale europeo?

COPPETTA, MARIA GRAZIA
2005

Abstract

Dopo aver rintracciato i segnali “embrionali” del “processo penale europeo” nei trattati dell’Unione (la creazione del terzo pilastro, che ha collocato la materia penale all’interno della costruzione europea, ad opera del Trattato di Maastricht; l’impiego degli strumenti propri del diritto penale come essenziale per creare uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia e l’affermato rispetto dei diritti fondamentali quali sono garantiti dalla C.E.D.U., ad opera del Trattato di Amsterdam) e nella Carta dei diritti fondamentali sottoscritta a Nizza nel 2000 (che sancisce nel capo IV i diritti che debbono essere rispettati nell’attuazione del diritto penale europeo), il contributo esamina le innovazioni in materia di giustizia e affari interni contenute nel Trattato europeo che adotta una Costituzione per l’Europea, sottoscritto a Roma nell’ottobre 2004. Di particolare rilievo vengono ritenute, per le materia rientranti nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, la scomparsa della suddivisione in pilastri (e dunque l’estensione del metodo della codecisione e del voto a maggioranza qualificata in Consiglio, nonché l’espansione consistente delle competenza della Corte di Giustizia) e la legittimazione a legiferare e adottare atti giuridicamente obbligatori in alcuni ambiti del diritto criminale. Nella prospettiva di un “processo penale europeo”, spiccano l’attenzione prestata dalla Costituzione alla cooperazione giudiziaria in materia penale e all’armonizzazione degli ordinamenti penali nazionali e il risalto attribuito dalla Costituzione europea ai diritti fondamentali. Un risalto che si traduce sia nell’affermata adesione dell’Unione alla C.E.D.U., sia nell’inclusione dei diritti fondamentali garantiti da quest’ultima nell’ambito “del diritto dell’Unione in quanto principi generali”, sia, infine, nell’incorporazione della Carta di Nizza nella stessa Costituzione europea. Un valore pregnante viene attribuito dall’Autrice tanto alle disposizioni dei suoi titoli II e VI della parte II, nei quali si coglie una sintesi dei principi cardine in materia di giustizia penale (analizzati in modo approfondito, rapportandoli sia alle previsioni della C.E.D.U. che a quelle della Costituzione italiana) quanto alle indicazioni contenute nella sua parte III a proposito del futuro processo penale europeo. Al riguardo, peraltro, il contributo non manca di segnalare come manchino alla fisionomia del processo penale europeo tasselli importanti, suggendo come alcune delle rilevate lacune possano essere efficacemente colmate attingendo al progetto del “Corpus iuris”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2299736
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