Stefano G. Azzarà ha tradotto e curato il testo di Rehmann e ha scritto una prefazione dal titolo “L’immagine di Nietzsche in Italia: dopo il ’68”, pp. 5-17. Il libro di Rehmann si occupa della ricezione di Nietzsche da parte della filosofia postmodernista concentrandosi prevalentemente sull’ambiente francese e anglosassone. La prefazione inquadra questo stesso problema nell’ambito della filosofia italiana. Tra gli anni ’60 e ’70 avviene un significativo mutamento nella percezione dell’immagine di Nietzsche. La vicenda della mancata pubblicazione delle opere del filosofo tedesco da parte della casa editrice Einaudi costituisce a guardar bene un episodio di retroguardia. L’immagine di Nietzsche come autore reazionario e persino ispiratore del nazionalsocialismo, legata alla celebre interpretazione fornita da György Lukács nella Distruzione della ragione, è infatti in quegli anni in pieno mutamento. Sarà una nuova generazione di intellettuali, a partire da Gianni Vattimo e Massimo Cacciari, a rileggere massicciamente Nietzsche e a modificarne la collocazione politico-intellettuale, con un deciso spostamento “da destra a sinistra”. Questa reinterpretazione ha molto a che fare con la concomitante crisi del movimento comunista internazionale e con le vicende politiche italiane ed europee. In particolare, essa risulta strettamente legata ai movimenti di contestazione del ciclo 1968-’77. Nell’ambito di una richiesta generale di nuovi punti di riferimento intellettuali, Nietzsche diventa l’emblema di una sorta di rivolta libertaria e neoindividualista, tesa a contestare ogni forma di autorità a partire da quella dello Stato, e viene presentato come l’ispiratore di una sorta di rivoluzione totale. Questo spostamento semantico sembra però essere in sintonia, più che con l’esigenza di una sovversione dell’ordine costituito, con quella di una modernizzazione complessiva della mentalità e della morale pubblica, nel tentativo di operare una “messa in sincrono” con le trasformazioni economiche e sociali che erano nel frattempo intervenute e che avevano fatto dell’Italia e dei principali paesi occidentali delle società di massa affluenti. In questa prospettiva, viene evidenziata la sintonia tra la reinterpretazione postmodernista e iper-individualistica di Nietzsche e l’affermazione del ciclo politico-sociale neoliberale.

L’immagine di Nietzsche in Italia: dopo il Sessantotto

AZZARA', GIUSEPPE STEFANO
2009

Abstract

Stefano G. Azzarà ha tradotto e curato il testo di Rehmann e ha scritto una prefazione dal titolo “L’immagine di Nietzsche in Italia: dopo il ’68”, pp. 5-17. Il libro di Rehmann si occupa della ricezione di Nietzsche da parte della filosofia postmodernista concentrandosi prevalentemente sull’ambiente francese e anglosassone. La prefazione inquadra questo stesso problema nell’ambito della filosofia italiana. Tra gli anni ’60 e ’70 avviene un significativo mutamento nella percezione dell’immagine di Nietzsche. La vicenda della mancata pubblicazione delle opere del filosofo tedesco da parte della casa editrice Einaudi costituisce a guardar bene un episodio di retroguardia. L’immagine di Nietzsche come autore reazionario e persino ispiratore del nazionalsocialismo, legata alla celebre interpretazione fornita da György Lukács nella Distruzione della ragione, è infatti in quegli anni in pieno mutamento. Sarà una nuova generazione di intellettuali, a partire da Gianni Vattimo e Massimo Cacciari, a rileggere massicciamente Nietzsche e a modificarne la collocazione politico-intellettuale, con un deciso spostamento “da destra a sinistra”. Questa reinterpretazione ha molto a che fare con la concomitante crisi del movimento comunista internazionale e con le vicende politiche italiane ed europee. In particolare, essa risulta strettamente legata ai movimenti di contestazione del ciclo 1968-’77. Nell’ambito di una richiesta generale di nuovi punti di riferimento intellettuali, Nietzsche diventa l’emblema di una sorta di rivolta libertaria e neoindividualista, tesa a contestare ogni forma di autorità a partire da quella dello Stato, e viene presentato come l’ispiratore di una sorta di rivoluzione totale. Questo spostamento semantico sembra però essere in sintonia, più che con l’esigenza di una sovversione dell’ordine costituito, con quella di una modernizzazione complessiva della mentalità e della morale pubblica, nel tentativo di operare una “messa in sincrono” con le trasformazioni economiche e sociali che erano nel frattempo intervenute e che avevano fatto dell’Italia e dei principali paesi occidentali delle società di massa affluenti. In questa prospettiva, viene evidenziata la sintonia tra la reinterpretazione postmodernista e iper-individualistica di Nietzsche e l’affermazione del ciclo politico-sociale neoliberale.
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