Il saggio è su Walter Benjamin. Lo sfondo è la città moderna. In primo piano, la nuda vita. Nuda vita è un sintagma enigmatico del più inquieto tra i testi messsianici di Walter Benjamin: Per la critica della violenza. Porta in corpo il segno terribile del legame che unisce la violenza al diritto. Sta nell’incrocio mitico-destinale che stringe la linea di sovrapposizione di violenza e diritto. Schiacciata sul calco della propria origine non storica, incantata dal suo antecedente naturale, la nuda vita giace a terra, provando terrore, come fosse afferrata alle spalle dall’ambiguo demone che possiede la Gewalt. Vive ai margini della città, prolifera nei suoi luoghi di bando. Costretta a ripercorrere perpetuamente il perimetro fissato dal doppio vincolo di violenza e diritto perché condannata alla colpa, resa colpevole ancora prima di compiere un’effrazione e poter essere giudicata. Ma nuda vita è anche l’immagine dialettica del saggio rivoluzionario che sopravvive alla propria rovina nel campo di macerie della città moderna. Vita postuma che assume un carattere distruttivo altrimenti negato dall’apparente chiusura della sua rappresentazione mitica. Uno straccio del passato (una vita di scarto) che giunge al tempo opportuno della propria leggibilità storica in una determinata epoca grazie ad un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Una geografia visionaria abbraccia la città. Corpi infiniti di pensiero. Uno spazio immaginale assoluto. Sotto le mura di fondazione della città, i passages custodiscono possibile sepolte del passato che non hanno visto la luce della produzione, desideri inconsci della collettività, che non si sono dileguati nel nulla ma ritornano come presenze di spirito, dal cammino spettrale, dinanzi al quale cedono porte e si aprono pareti. Città invisibili.

"Con i suoi stessi occhi". Costellazioni di pensiero e segni della politica: l'indice sospeso di Walter Benjamin

SCALZO, DOMENICO
2010

Abstract

Il saggio è su Walter Benjamin. Lo sfondo è la città moderna. In primo piano, la nuda vita. Nuda vita è un sintagma enigmatico del più inquieto tra i testi messsianici di Walter Benjamin: Per la critica della violenza. Porta in corpo il segno terribile del legame che unisce la violenza al diritto. Sta nell’incrocio mitico-destinale che stringe la linea di sovrapposizione di violenza e diritto. Schiacciata sul calco della propria origine non storica, incantata dal suo antecedente naturale, la nuda vita giace a terra, provando terrore, come fosse afferrata alle spalle dall’ambiguo demone che possiede la Gewalt. Vive ai margini della città, prolifera nei suoi luoghi di bando. Costretta a ripercorrere perpetuamente il perimetro fissato dal doppio vincolo di violenza e diritto perché condannata alla colpa, resa colpevole ancora prima di compiere un’effrazione e poter essere giudicata. Ma nuda vita è anche l’immagine dialettica del saggio rivoluzionario che sopravvive alla propria rovina nel campo di macerie della città moderna. Vita postuma che assume un carattere distruttivo altrimenti negato dall’apparente chiusura della sua rappresentazione mitica. Uno straccio del passato (una vita di scarto) che giunge al tempo opportuno della propria leggibilità storica in una determinata epoca grazie ad un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Una geografia visionaria abbraccia la città. Corpi infiniti di pensiero. Uno spazio immaginale assoluto. Sotto le mura di fondazione della città, i passages custodiscono possibile sepolte del passato che non hanno visto la luce della produzione, desideri inconsci della collettività, che non si sono dileguati nel nulla ma ritornano come presenze di spirito, dal cammino spettrale, dinanzi al quale cedono porte e si aprono pareti. Città invisibili.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2503068
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