Se le strategie del sopravvivere sono naturali, artificiali sono i meccanismi attraverso cui esse diventano regola culturale, istituzione. L’apprendimento di modelli comportamentali biologicamente vincenti, e la capacità di astrarli da situazioni reali per renderli sempre disponibili, è una peculiarità umana che trova la sua radice nella plasticità del nostro cervello, nella possibilità di fare della metamorfosi mimetica il nucleo della nostra esistenza. Il prendi un altro, non me è uno schema naturale che viene convertito in strategia del sacro e organizzato attraverso l’opera di codificazione del religioso. È nella religione che il sacro trova il suo compimento, il corollario di senso in grado di renderlo comprensibile e trasmissibile. È nella religione che il gettare in pasto al predatore, da strategia legata al contingente, diviene rituale, regola di vita . È nel religioso che la morte può trasformarsi in principio vitale. Non è un caso che la forma più diffusa ed arcaica di rituale religioso sia il sacrificio. L’uomo non aveva altra scelta. Avendo preclusa la possibilità di un accrescimento tale da rendere le sue mute grandi come i branchi degli animali, ha dovuto optare proprio per la seconda strategia di sopravvivenza, quella fondata sul riscatto della propria vita tramite la morte di un altro. Il sacrificio certifica la condizione d’inferiorità dell’uomo, è un rituale che salva l’essere umano inchiodandolo, però, alla sua condizione di vittima, di cronico debitore.
La vittima "liberata"
BELLEI, CRISTIANO MARIA
2008
Abstract
Se le strategie del sopravvivere sono naturali, artificiali sono i meccanismi attraverso cui esse diventano regola culturale, istituzione. L’apprendimento di modelli comportamentali biologicamente vincenti, e la capacità di astrarli da situazioni reali per renderli sempre disponibili, è una peculiarità umana che trova la sua radice nella plasticità del nostro cervello, nella possibilità di fare della metamorfosi mimetica il nucleo della nostra esistenza. Il prendi un altro, non me è uno schema naturale che viene convertito in strategia del sacro e organizzato attraverso l’opera di codificazione del religioso. È nella religione che il sacro trova il suo compimento, il corollario di senso in grado di renderlo comprensibile e trasmissibile. È nella religione che il gettare in pasto al predatore, da strategia legata al contingente, diviene rituale, regola di vita . È nel religioso che la morte può trasformarsi in principio vitale. Non è un caso che la forma più diffusa ed arcaica di rituale religioso sia il sacrificio. L’uomo non aveva altra scelta. Avendo preclusa la possibilità di un accrescimento tale da rendere le sue mute grandi come i branchi degli animali, ha dovuto optare proprio per la seconda strategia di sopravvivenza, quella fondata sul riscatto della propria vita tramite la morte di un altro. Il sacrificio certifica la condizione d’inferiorità dell’uomo, è un rituale che salva l’essere umano inchiodandolo, però, alla sua condizione di vittima, di cronico debitore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.