Medusea è la maschera della morte. Fatta di solido bronzo e foggiata in uno stampo inalterabile, come il Perseo fuso del Cellini, è la figura alta e grande di Achab, quando appare, per la prima volta, sul cassero del «Pequod». Melville e il sublime dinamico della natura. Catastrofe. Una linea di fuga oceanica dal Leviatano a Moby Dick. L’America e la grande politica. Un presentimento dell’abisso in un vortice d’indiscernibilità. Il doppio divenire di Achab e del proprio Nemico, una coppia di inseparabili in cui l’annientamento davanti al sacro mistero del male resta l’unica forma di comunione possibile. Terra e mare. È un andare a fondo della filosofia politica. All’origine dei nomi. Leggiamo. E siamo al cospetto di una divinità che si amputa di una parte di se stessa, cui non resta altro desiderio che inseguire l’oggetto immenso della propria ossessione: passare dall’umano nelle fauci della necessità e dare la caccia al mostro al solo scopo di stringere il proprio fantasma. Terrore. Fuori dalla legge, nell’Aperto, in cui un inferno interiore di monomaniaca follia trascolora in una specie di natura propria ed indipendente, prima ed originale, innata ed immortale, che sceglie al nostro posto, perseguendo il suo proprio fine attraverso noi che glielo abbiamo attribuito. Irati flutti, cui è impossibile resistere, dalla bianchezza elusiva della morte, avvolgono, come un sudario spettrale, l’immensità spietata dell’universo. Di tutte queste cose la balena bianca è simbolo.

"E di tutte queste cose la balena bianca era il simbolo". Moby Dick e la catastrofe. Uno sguardo attraverso la democrazia in America.

SCALZO, DOMENICO
2009

Abstract

Medusea è la maschera della morte. Fatta di solido bronzo e foggiata in uno stampo inalterabile, come il Perseo fuso del Cellini, è la figura alta e grande di Achab, quando appare, per la prima volta, sul cassero del «Pequod». Melville e il sublime dinamico della natura. Catastrofe. Una linea di fuga oceanica dal Leviatano a Moby Dick. L’America e la grande politica. Un presentimento dell’abisso in un vortice d’indiscernibilità. Il doppio divenire di Achab e del proprio Nemico, una coppia di inseparabili in cui l’annientamento davanti al sacro mistero del male resta l’unica forma di comunione possibile. Terra e mare. È un andare a fondo della filosofia politica. All’origine dei nomi. Leggiamo. E siamo al cospetto di una divinità che si amputa di una parte di se stessa, cui non resta altro desiderio che inseguire l’oggetto immenso della propria ossessione: passare dall’umano nelle fauci della necessità e dare la caccia al mostro al solo scopo di stringere il proprio fantasma. Terrore. Fuori dalla legge, nell’Aperto, in cui un inferno interiore di monomaniaca follia trascolora in una specie di natura propria ed indipendente, prima ed originale, innata ed immortale, che sceglie al nostro posto, perseguendo il suo proprio fine attraverso noi che glielo abbiamo attribuito. Irati flutti, cui è impossibile resistere, dalla bianchezza elusiva della morte, avvolgono, come un sudario spettrale, l’immensità spietata dell’universo. Di tutte queste cose la balena bianca è simbolo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2503234
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