Presso il Castello di Bascio, comune di Pennabilli, nel corso del 2008, in merito al “Progetto Montefeltro, Atlante del Paesaggio feretrano” è stato operato un saggio di scavo stratigrafico volto ad indagare l’evoluzione diacronica di questo importante sito incastellato nord marchigiano, interamente finanziato da delibera dell’Amministrazione Comunale che intenderebbe continuare, anche nei prossimi anni, le ricerche presso questo castello che ebbe primaria importanza nello scacchiere difensivo del Montefeltro. Il saggio di scavo, denominato Area 1, Saggio A, è stato operato all’interno dell’ipotetico circuito murario della fortificazione (di questo, ad oggi, non affiora alcun resto), nella spianata sommitale a qualche decina di metri dalla torre, unico manufatto residuo del castello che si eleva dal terreno presso questo sito. Il saggio, delle dimensioni di m 8 x 8, è stato praticato presso un’anomalia del terreno riconosciuta sia dall’esame dei rilievi aerofotogrammetrici che dalla ricognizione in situ. Questa si presentava come un deciso avvallamento del terreno contenuto in un perimetro di terra rialzata. Purtroppo tutta l’area archeologica è stata fortemente compromessa, negli anni passati, dalla stesura di numerosi ed ampi “tappeti musivi” ad opera del poeta Tonino Guerra (opere dello sculture Giò Urbinati) collocati, ognuno, perfettamente al centro di anomalie del terreno riconducibili alla presenza di strutture interrate. Per la posa in opera di alcuni di questi tappeti sono state scavate anche fosse che hanno alterato, in parte, il normale accumulo stratigrafico. La presenza di questi tappeti compromette, in parte, la normale lettura del sito. Si tratta di opere che, seppur rivestendo un certo interesse artistico, risultano invasivamente collocate in un’area archeologica, sicuramente non idonea alla loro presenza. Per quanto riguarda il saggio operato presso una delle poche anomalie non occupate dai tappeti questo ha permesso di riportare alla luce i resti di una abitazione del castello e di alcune strutture annesse. Asportato un radicato strato di humus (US 1) è emerso un crollo (US 2-3) composto da bozze, pietre spaccate in arenaria, pietrisco e terra collocata in giacitura secondaria pertinente ai lavori di scavo per la realizzazione di un vicino tappeto musivo. Al di sotto del crollo, in direzione sud-nord, a circa –1 metro dall’attuale piano di calpestio è affiorata una muratura in discreto stato di conservazione (US 4) composta da conci e bozze in pietra arenaria legate da malta di calce di colore bianco tagliante un importante strato di terra rossiccia (US 5) nel quale sono stati rinvenuti i reperti più antichi: resti di tegoloni, ceramica acroma da cucina, frammenti di laterizi. Parallelamente, all’interno dello scavo sono affiorate, alla stessa quota, altre murature che assieme a quella US 4 formano un perimetro quadrato di circa m 6 x 6 perfettamente corrispondente all’anomalia identificata in fase di ricognizione preliminare (US 9-10). Lo scavo è così proseguito all’interno dell’ambiente sino al piano pavimentale (US 11) collocato al di sotto di uno strato di crollo (US 6). Dallo strato antropico del piano pavimentale sono emersi reperti ceramici databili tra il XIV ed il XVII secolo, undici reperti numismatici databili tra il XIII ed il XVI secolo ed alcuni reperti metallici, perlopiù chiodi, la testa di un martello, una cuspide di balestra, alcune fibbie etc. Lo scavo ha evidenziato come una porzione della muratura US 12 abbia subito, durante il XV secolo, un cedimento strutturale verso valle (foto allegata n. 4), questa è stata fotografata, rilevata e si è optato per interrarla nuovamente, per chiari motivi statici (si veda foto allegata n. 7). Lo scavo si è rivelato, nel complesso, estremamente significativo, poiché ha permesso di reperire una preliminare cronologia per il sito incastellato che corre sicuramente dal XIII sino al XVII secolo. La futura analisi dello strato più antico ad oggi rinvenuto, l’US 5, potrebbe retrodatare, anche di diversi secoli, la prima attestazione antropica presso questo sito. I reperti rinvenuti sono stati depositati presso i magazzini del Centro di Archeologia Medievale dell'Università degli Studi di Urbino, collocato a Villagrande di Montecopiolo, sono ora in fase di catalogazione. www.uniurb.it/archeologiamedievale
Direzione scientifica scavo archeologico Castello di Bascio, Pennabilli (RN), 2008. Direzione didattica Daniele Sacco
ERMETI, ANNA LIA;SACCO, DANIELE;
2008
Abstract
Presso il Castello di Bascio, comune di Pennabilli, nel corso del 2008, in merito al “Progetto Montefeltro, Atlante del Paesaggio feretrano” è stato operato un saggio di scavo stratigrafico volto ad indagare l’evoluzione diacronica di questo importante sito incastellato nord marchigiano, interamente finanziato da delibera dell’Amministrazione Comunale che intenderebbe continuare, anche nei prossimi anni, le ricerche presso questo castello che ebbe primaria importanza nello scacchiere difensivo del Montefeltro. Il saggio di scavo, denominato Area 1, Saggio A, è stato operato all’interno dell’ipotetico circuito murario della fortificazione (di questo, ad oggi, non affiora alcun resto), nella spianata sommitale a qualche decina di metri dalla torre, unico manufatto residuo del castello che si eleva dal terreno presso questo sito. Il saggio, delle dimensioni di m 8 x 8, è stato praticato presso un’anomalia del terreno riconosciuta sia dall’esame dei rilievi aerofotogrammetrici che dalla ricognizione in situ. Questa si presentava come un deciso avvallamento del terreno contenuto in un perimetro di terra rialzata. Purtroppo tutta l’area archeologica è stata fortemente compromessa, negli anni passati, dalla stesura di numerosi ed ampi “tappeti musivi” ad opera del poeta Tonino Guerra (opere dello sculture Giò Urbinati) collocati, ognuno, perfettamente al centro di anomalie del terreno riconducibili alla presenza di strutture interrate. Per la posa in opera di alcuni di questi tappeti sono state scavate anche fosse che hanno alterato, in parte, il normale accumulo stratigrafico. La presenza di questi tappeti compromette, in parte, la normale lettura del sito. Si tratta di opere che, seppur rivestendo un certo interesse artistico, risultano invasivamente collocate in un’area archeologica, sicuramente non idonea alla loro presenza. Per quanto riguarda il saggio operato presso una delle poche anomalie non occupate dai tappeti questo ha permesso di riportare alla luce i resti di una abitazione del castello e di alcune strutture annesse. Asportato un radicato strato di humus (US 1) è emerso un crollo (US 2-3) composto da bozze, pietre spaccate in arenaria, pietrisco e terra collocata in giacitura secondaria pertinente ai lavori di scavo per la realizzazione di un vicino tappeto musivo. Al di sotto del crollo, in direzione sud-nord, a circa –1 metro dall’attuale piano di calpestio è affiorata una muratura in discreto stato di conservazione (US 4) composta da conci e bozze in pietra arenaria legate da malta di calce di colore bianco tagliante un importante strato di terra rossiccia (US 5) nel quale sono stati rinvenuti i reperti più antichi: resti di tegoloni, ceramica acroma da cucina, frammenti di laterizi. Parallelamente, all’interno dello scavo sono affiorate, alla stessa quota, altre murature che assieme a quella US 4 formano un perimetro quadrato di circa m 6 x 6 perfettamente corrispondente all’anomalia identificata in fase di ricognizione preliminare (US 9-10). Lo scavo è così proseguito all’interno dell’ambiente sino al piano pavimentale (US 11) collocato al di sotto di uno strato di crollo (US 6). Dallo strato antropico del piano pavimentale sono emersi reperti ceramici databili tra il XIV ed il XVII secolo, undici reperti numismatici databili tra il XIII ed il XVI secolo ed alcuni reperti metallici, perlopiù chiodi, la testa di un martello, una cuspide di balestra, alcune fibbie etc. Lo scavo ha evidenziato come una porzione della muratura US 12 abbia subito, durante il XV secolo, un cedimento strutturale verso valle (foto allegata n. 4), questa è stata fotografata, rilevata e si è optato per interrarla nuovamente, per chiari motivi statici (si veda foto allegata n. 7). Lo scavo si è rivelato, nel complesso, estremamente significativo, poiché ha permesso di reperire una preliminare cronologia per il sito incastellato che corre sicuramente dal XIII sino al XVII secolo. La futura analisi dello strato più antico ad oggi rinvenuto, l’US 5, potrebbe retrodatare, anche di diversi secoli, la prima attestazione antropica presso questo sito. I reperti rinvenuti sono stati depositati presso i magazzini del Centro di Archeologia Medievale dell'Università degli Studi di Urbino, collocato a Villagrande di Montecopiolo, sono ora in fase di catalogazione. www.uniurb.it/archeologiamedievaleI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.