La mostra prevede l’esposizione di materiale documentario archivistico e museale proveniente dalla Sezione di Archivio di Stato di Fano e dal Museo Civico di Fano, nonché da collezioni private locali. La documentazione presa a campione, in parte inedita, si propone di ricostruire alcuni aspetti della personalità politico-militare, economica e culturale di Pandolfo III Malatesti, alla luce soprattutto della rilettura di fonti archivistiche fondamentali quali i preziosi Codici Malatestiani. Il percorso espositivo accoglie il visitatore con pezzi del corredo funebre del signore di Fano, Brescia, Bergamo, Lecco, tra i quali spicca il famoso farsetto, il cui splendore rivela tuttora la magnificenza e il grado elevato raggiunto dalle maestranze al servizio del Malatesti. Così, i Codici Malatestiani 33, 24/5 e 24/6, aperti alle carte relative ai pagamenti effettuati al sarto Cristofano da Rimini, proprio per la realizzazione di uno “zuparello”, ovvero un farsetto, “per lo segnore”, documentano la presenza a corte di esponenti dell’ambito sartoriale locale, il cui valore è riconosciuto e sfruttato dal dominus, nella realizzazione di un canone estetico rispondente alle mode contingenti, ma nello stesso tempo all’esaltazione del signore. L’aspetto economico della signoria è indagato, invece, attraverso la produzione monetaria della zecca signorile: a fianco alla scrittura contabile relativa ai pagamenti per la coniazione di piccioli novi, vengono presentati cinque esemplari numismatici del periodo, prodotti dalla zecca pandolfesca di Fano. Ancora, il percorso prosegue con la rappresentazione dell’immagine militare del signore, che ha caratterizzato costantemente l’esperienza di Pandolfo III, esordiente già all’età di quindici anni sul campo di battaglia a fianco del fratello Carlo. La consueta presenza di un Codice Malatestiano – il registro 52 – con pagamenti relativi alla fabbricazione di armi ed armatura proprio per Carlo Malatesti, è arricchita dall’esposizione di un esemplare unico, una spada del XV secolo, proveniente dai depositi dei Musei Civici. La mostra, inoltre, propone due aspetti dell’esperienza culturale della signoria pandolfesca, entrambi legati al suo proficuo mecenatismo. Le arti, per nulla minori, dei maestri ceramisti ed orafi sono documentate non solo dalla produzione contabile della cancelleria del signore – una nota delle spese effettuate per i festeggiamenti delle nozze di Gentile Varano da Camerino con Elisabetta Bevilacqua da Verona, contenente un elenco di bicchieri, boccali, scodelle e generi alimentari per il banchetto; e un pagamento in favore dell’orafo Antonio da Meda –, ma anche da finissimi ed elegantissimi reperti ceramici, alcuni dei quali inediti e di estremo valore artistico per la pregiata esecuzione: tra questi rilevante è un piatto dell’epoca recante la lettera “P”, iniziale di “Pandulfus”. Infine, la mostra accompagna il visitatore attraverso le testimonianze pittoriche del periodo pandolfesco: di notevole importanza è la lettera scritta dal pittore Gentile da Fabriano al suo signore nel 1419, così come i pagamenti a lui erogati per spese diverse accorse durante i lavori eseguiti nella cappella del Broletto di Brescia, minuziosamente descritti nel Codice Malatestiano 47. Il tutto è stato ricostruito sullo sfondo del magnifico polittico della prima metà del XV secolo attribuito a Michele Giambono e al Maestro di Roncaiette, che nello splendore decorativo della propria pittura sembra riflettere, ancora oggi, lo splendore dell’epoca di Pandolfo III Malatesti.

L’età di Pandolfo III Malatesti. Mostra storico-documentaria

FALCIONI, ANNA;
2011

Abstract

La mostra prevede l’esposizione di materiale documentario archivistico e museale proveniente dalla Sezione di Archivio di Stato di Fano e dal Museo Civico di Fano, nonché da collezioni private locali. La documentazione presa a campione, in parte inedita, si propone di ricostruire alcuni aspetti della personalità politico-militare, economica e culturale di Pandolfo III Malatesti, alla luce soprattutto della rilettura di fonti archivistiche fondamentali quali i preziosi Codici Malatestiani. Il percorso espositivo accoglie il visitatore con pezzi del corredo funebre del signore di Fano, Brescia, Bergamo, Lecco, tra i quali spicca il famoso farsetto, il cui splendore rivela tuttora la magnificenza e il grado elevato raggiunto dalle maestranze al servizio del Malatesti. Così, i Codici Malatestiani 33, 24/5 e 24/6, aperti alle carte relative ai pagamenti effettuati al sarto Cristofano da Rimini, proprio per la realizzazione di uno “zuparello”, ovvero un farsetto, “per lo segnore”, documentano la presenza a corte di esponenti dell’ambito sartoriale locale, il cui valore è riconosciuto e sfruttato dal dominus, nella realizzazione di un canone estetico rispondente alle mode contingenti, ma nello stesso tempo all’esaltazione del signore. L’aspetto economico della signoria è indagato, invece, attraverso la produzione monetaria della zecca signorile: a fianco alla scrittura contabile relativa ai pagamenti per la coniazione di piccioli novi, vengono presentati cinque esemplari numismatici del periodo, prodotti dalla zecca pandolfesca di Fano. Ancora, il percorso prosegue con la rappresentazione dell’immagine militare del signore, che ha caratterizzato costantemente l’esperienza di Pandolfo III, esordiente già all’età di quindici anni sul campo di battaglia a fianco del fratello Carlo. La consueta presenza di un Codice Malatestiano – il registro 52 – con pagamenti relativi alla fabbricazione di armi ed armatura proprio per Carlo Malatesti, è arricchita dall’esposizione di un esemplare unico, una spada del XV secolo, proveniente dai depositi dei Musei Civici. La mostra, inoltre, propone due aspetti dell’esperienza culturale della signoria pandolfesca, entrambi legati al suo proficuo mecenatismo. Le arti, per nulla minori, dei maestri ceramisti ed orafi sono documentate non solo dalla produzione contabile della cancelleria del signore – una nota delle spese effettuate per i festeggiamenti delle nozze di Gentile Varano da Camerino con Elisabetta Bevilacqua da Verona, contenente un elenco di bicchieri, boccali, scodelle e generi alimentari per il banchetto; e un pagamento in favore dell’orafo Antonio da Meda –, ma anche da finissimi ed elegantissimi reperti ceramici, alcuni dei quali inediti e di estremo valore artistico per la pregiata esecuzione: tra questi rilevante è un piatto dell’epoca recante la lettera “P”, iniziale di “Pandulfus”. Infine, la mostra accompagna il visitatore attraverso le testimonianze pittoriche del periodo pandolfesco: di notevole importanza è la lettera scritta dal pittore Gentile da Fabriano al suo signore nel 1419, così come i pagamenti a lui erogati per spese diverse accorse durante i lavori eseguiti nella cappella del Broletto di Brescia, minuziosamente descritti nel Codice Malatestiano 47. Il tutto è stato ricostruito sullo sfondo del magnifico polittico della prima metà del XV secolo attribuito a Michele Giambono e al Maestro di Roncaiette, che nello splendore decorativo della propria pittura sembra riflettere, ancora oggi, lo splendore dell’epoca di Pandolfo III Malatesti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2510078
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