Di pedofilia e di violenza sessuale oggi se ne parla molto, ma rimane ancora un fenomeno poco conosciuto anche in ambito clinico e scientifico. Diversi e vari sono i riferimenti bibliografici, provenienti da recenti contributi scientifici o da fonti più storiche, che testimoniano come la pedofilia e la violenza sessuale siano radicate nel tempo e come fossero già presenti nel mondo antico. Quello che è cambiato del fenomeno nel corso della storia non è tanto la sua epifenomenicità, quanto piuttosto il significato e la valenza sociale che oggi vengono attribuiti alla pedofilia, all’autore di tali reati e soprattutto alle vittime. Molti sono gli stereotipi e pregiudizi che avvolgono l’immagine del sex offender, ma poche sono inveci le forme di trattamento e le azioni di intervento sociale che mirino ad un’effettiva prevenzione o riduzione della recidiva. Emerge infatti una difficoltà da parte degli operatori ad operare ed interagire con tali soggetti, che li porta ad esprimere in maniera netta un rifiuto, un giudizio morale e una condanna sociale. La pedofilia e l’aggressione sessuale rimandano a fattori e componenti psicologiche che non possono essere sovrapposibili tout cour alle altre forme di devianza. Spesso il bisogno di incasellare i sex offenders nella categoria della malattia mentale o della devianza, più che ad una comprensione del fenomeno porta ad una mera esigenza di controllo. Parallelemente ad un intervento di tipo punitivo, è necessario introdurre percorsi di cura e trattamento, da molti individuati come le uniche risposte efficaci al fenomeno e gli unici strumenti in grado di diminuire il rischio di recidiva, cosa che non risulta arginabile dalla mera punizione detentiva (Valcarenghi, 2006). Il presente lavoro vuole mettere in evidenza le forme di intervento e trattamento attuate in Italia e all’estero, portando in risalto le criticità, le funzionalità e l’efficacia degli stessi.
nuove forme di prevenzione e trattamento delle devianze
VAGNI, MONIA
2010
Abstract
Di pedofilia e di violenza sessuale oggi se ne parla molto, ma rimane ancora un fenomeno poco conosciuto anche in ambito clinico e scientifico. Diversi e vari sono i riferimenti bibliografici, provenienti da recenti contributi scientifici o da fonti più storiche, che testimoniano come la pedofilia e la violenza sessuale siano radicate nel tempo e come fossero già presenti nel mondo antico. Quello che è cambiato del fenomeno nel corso della storia non è tanto la sua epifenomenicità, quanto piuttosto il significato e la valenza sociale che oggi vengono attribuiti alla pedofilia, all’autore di tali reati e soprattutto alle vittime. Molti sono gli stereotipi e pregiudizi che avvolgono l’immagine del sex offender, ma poche sono inveci le forme di trattamento e le azioni di intervento sociale che mirino ad un’effettiva prevenzione o riduzione della recidiva. Emerge infatti una difficoltà da parte degli operatori ad operare ed interagire con tali soggetti, che li porta ad esprimere in maniera netta un rifiuto, un giudizio morale e una condanna sociale. La pedofilia e l’aggressione sessuale rimandano a fattori e componenti psicologiche che non possono essere sovrapposibili tout cour alle altre forme di devianza. Spesso il bisogno di incasellare i sex offenders nella categoria della malattia mentale o della devianza, più che ad una comprensione del fenomeno porta ad una mera esigenza di controllo. Parallelemente ad un intervento di tipo punitivo, è necessario introdurre percorsi di cura e trattamento, da molti individuati come le uniche risposte efficaci al fenomeno e gli unici strumenti in grado di diminuire il rischio di recidiva, cosa che non risulta arginabile dalla mera punizione detentiva (Valcarenghi, 2006). Il presente lavoro vuole mettere in evidenza le forme di intervento e trattamento attuate in Italia e all’estero, portando in risalto le criticità, le funzionalità e l’efficacia degli stessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.