INTRODUZIONE Sebbene venga riconosciuto, dalla legge, il diritto dei figli minori ad essere cresciuti ed educati da entrambi i genitori, nella pratica, l’esercizio di tale diritto incontra ostacoli spesso insuperabili, soprattutto se uno dei due genitori si trova in espiazione di una condanna in carcere. Dal confronto con gli operatori e dalle statistiche emerge che la maggior parte dei detenuti reclusi in una casa di reclusione vive in uno stato di isolamento affettivo, tale da ridurre l’efficacia potenziale del trattamento penitenziario e da aumentare, all’atto dell’uscita, il rischio di recidivare. L’esperienza e la ricerca indicano, infatti, che una percentuale rilevante di detenuti ha sofferto, nella propria infanzia, la lontananza psico-affettiva di un genitore arrivando a non interiorizzare una valida figura normativa. OBBIETTIVI E METODI Per venire incontro a questo problema è stato strutturato un progetto di sostegno alle relazioni familiari nella Casa di reclusione di Fossombrone (PU) finanziato dall’Ufficio del Garante per i detenuti della Regione Marche. Si è scelto di impiegare, l’approccio sistemico - familiare per facilitare sia la comunicazione che la conoscenza di sé e dell’altro al di là del reato commesso. Tali tecniche hanno richiesto un adattamento in relazione al particolare contesto in cui l’intervento prendeva luogo e soprattutto in rapporto all’età, fortemente differenziata, e alle diverse caratteristiche personali degli attori coinvolti. CONCLUSIONI Indispensabile appare operare, adottando un approccio multidisciplinare improntato al confronto tra figure professionali, nell’obiettivo comune di garantire una continuità nei legami affettivi anche durante il periodo detentivo. In tal modo si interviene sulla sfera del benessere psico-emotivo degli attori sociali, abbassando da un lato, il rischio auto lesivo e/o di recidiva nel detenuto, e , dall’altro, tentando di restituire un adulto di riferimento alle “vittime innocenti del carcere”.

Le relazioni tra detenuti e famigliari: aspetti teorici e metodologici di una esperienza di sostegno e di rete

PAJARDI, DANIELA MARIA;
2012

Abstract

INTRODUZIONE Sebbene venga riconosciuto, dalla legge, il diritto dei figli minori ad essere cresciuti ed educati da entrambi i genitori, nella pratica, l’esercizio di tale diritto incontra ostacoli spesso insuperabili, soprattutto se uno dei due genitori si trova in espiazione di una condanna in carcere. Dal confronto con gli operatori e dalle statistiche emerge che la maggior parte dei detenuti reclusi in una casa di reclusione vive in uno stato di isolamento affettivo, tale da ridurre l’efficacia potenziale del trattamento penitenziario e da aumentare, all’atto dell’uscita, il rischio di recidivare. L’esperienza e la ricerca indicano, infatti, che una percentuale rilevante di detenuti ha sofferto, nella propria infanzia, la lontananza psico-affettiva di un genitore arrivando a non interiorizzare una valida figura normativa. OBBIETTIVI E METODI Per venire incontro a questo problema è stato strutturato un progetto di sostegno alle relazioni familiari nella Casa di reclusione di Fossombrone (PU) finanziato dall’Ufficio del Garante per i detenuti della Regione Marche. Si è scelto di impiegare, l’approccio sistemico - familiare per facilitare sia la comunicazione che la conoscenza di sé e dell’altro al di là del reato commesso. Tali tecniche hanno richiesto un adattamento in relazione al particolare contesto in cui l’intervento prendeva luogo e soprattutto in rapporto all’età, fortemente differenziata, e alle diverse caratteristiche personali degli attori coinvolti. CONCLUSIONI Indispensabile appare operare, adottando un approccio multidisciplinare improntato al confronto tra figure professionali, nell’obiettivo comune di garantire una continuità nei legami affettivi anche durante il periodo detentivo. In tal modo si interviene sulla sfera del benessere psico-emotivo degli attori sociali, abbassando da un lato, il rischio auto lesivo e/o di recidiva nel detenuto, e , dall’altro, tentando di restituire un adulto di riferimento alle “vittime innocenti del carcere”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2525579
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