Il contributo indaga il modo in cui fu affrontato il tema dei diritti politici dei servitori durante la Rivoluzione francese. In età moderna, una radicata tradizione di pensiero escludeva i servi dalla partecipazione politica. Molti autori che sostenevano posizioni di questo tipo si rifacevano più o meno filologicamente ad Aristotele, che aveva visto nel δοῦλος (schiavo) uno strumento animato nelle mani del padrone. Come si confrontò la Rivoluzione francese – cruciale laboratorio per l’elaborazione delle ‘moderne’ concezioni e pratiche della cittadinanza – con tali posizioni? La ricostruzione proposta, basata sugli atti parlamentari, mette in luce il serrato confronto sviluppatosi durante la Rivoluzione tra diversi modi di concepire i rapporti servo-padrone, peculiare declinazione di differenti modi di concepire le relazioni di potere, la libertà, l’indipendenza, il lavoro. Significativamente, la Costituzione del 1791 escluse i domestici dal voto – e li escluse in quanto domestici, indipendentemente dal censo –, mentre quella del 1793 (mai applicata) non prevedeva tale esclusione. In questo senso, le definizioni stesse delle categorie di domestique e serviteur sono presentate come esemplare posta in gioco di negoziazioni e conflitti. Al fine di svelare continuità e rotture, il percorso sintetizza brevemente anche gli sviluppi successivi alla Rivoluzione, mostrando quanto fossero vischiose le rappresentazioni del rapporto servo-padrone.
Servo e/o cittadino? il dibattito sui diritti politici dei domestici durante la Rivoluzione francese
SARTI, RAFFAELLA
2012-01-01
Abstract
Il contributo indaga il modo in cui fu affrontato il tema dei diritti politici dei servitori durante la Rivoluzione francese. In età moderna, una radicata tradizione di pensiero escludeva i servi dalla partecipazione politica. Molti autori che sostenevano posizioni di questo tipo si rifacevano più o meno filologicamente ad Aristotele, che aveva visto nel δοῦλος (schiavo) uno strumento animato nelle mani del padrone. Come si confrontò la Rivoluzione francese – cruciale laboratorio per l’elaborazione delle ‘moderne’ concezioni e pratiche della cittadinanza – con tali posizioni? La ricostruzione proposta, basata sugli atti parlamentari, mette in luce il serrato confronto sviluppatosi durante la Rivoluzione tra diversi modi di concepire i rapporti servo-padrone, peculiare declinazione di differenti modi di concepire le relazioni di potere, la libertà, l’indipendenza, il lavoro. Significativamente, la Costituzione del 1791 escluse i domestici dal voto – e li escluse in quanto domestici, indipendentemente dal censo –, mentre quella del 1793 (mai applicata) non prevedeva tale esclusione. In questo senso, le definizioni stesse delle categorie di domestique e serviteur sono presentate come esemplare posta in gioco di negoziazioni e conflitti. Al fine di svelare continuità e rotture, il percorso sintetizza brevemente anche gli sviluppi successivi alla Rivoluzione, mostrando quanto fossero vischiose le rappresentazioni del rapporto servo-padrone.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.