Il saggio indaga sul dipinto su tela raffigurante la Madonna che adora il Bambino, piccolo dipinto di devozione privata in seguito destinato alla Pieve di Montesorbo nel territorio di Sarsina. Databile tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, riflette lo stile della pittura dei Vivarini, famiglia di pittori di Murano attivi non solo a Venezia, ma anche nei territori adriatici. La nicchia che accoglie il gruppo sacro è decorata a finti marmi che richiamano la struttura della Cappella del perdono del Palazzo ducale di Urbino tanto che Andrea Emiliani propose il nome di Bartolomeo di Maestro Gentile ma le assonanza con le sue opere sono epidermiche mentre emerge l’appartenenza alla cultura adriatica che improntò, soprattutto nel corso del Quattrocento, l’arte delle aree geografiche affacciate sul mare Adriatico, sorta di grande strada che mise in comunicazione le località venete con le emiliano-romagnole, le marchigiane ed abruzzesi.

La Madonna di Montesorbo

CLERI, BONITA
2012

Abstract

Il saggio indaga sul dipinto su tela raffigurante la Madonna che adora il Bambino, piccolo dipinto di devozione privata in seguito destinato alla Pieve di Montesorbo nel territorio di Sarsina. Databile tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, riflette lo stile della pittura dei Vivarini, famiglia di pittori di Murano attivi non solo a Venezia, ma anche nei territori adriatici. La nicchia che accoglie il gruppo sacro è decorata a finti marmi che richiamano la struttura della Cappella del perdono del Palazzo ducale di Urbino tanto che Andrea Emiliani propose il nome di Bartolomeo di Maestro Gentile ma le assonanza con le sue opere sono epidermiche mentre emerge l’appartenenza alla cultura adriatica che improntò, soprattutto nel corso del Quattrocento, l’arte delle aree geografiche affacciate sul mare Adriatico, sorta di grande strada che mise in comunicazione le località venete con le emiliano-romagnole, le marchigiane ed abruzzesi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2532776
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