Il saggio intende mostrare alcune ambiguità della “modernità” di Baudelaire, ben esemplificate nella poesia Paysage, che nelle Fleurs du mal apre la sezione Tableaux parisiens. In essa un provocatorio programma modernista (il paesaggio cui allude il titolo non è affatto agreste, bensì il panorama di tetti che si può contemplare da una mansarda parigina) sembra poi contraddetto dalla seconda parte del componimento, in cui il poeta, esclusa con un gesto volontario la realtà esteriore, si abbandona ad immaginare un paesaggio invece ingenuamente, quasi puerilmente romantico. La disparità tra le due parti è stata comunemente considerata dai critici un difetto e un limite della poesia. Dopo aver fatto osservare come già nella descrizione del paesaggio moderno trovino voce elementi regressivi, che attribuiscono una sorta di sacralità all’oggetto della visione (procedimento piuttosto comune nelle poesie dichiaratamente moderne delle Fleurs du mal), il saggio mostra con citazioni da tutta l’opera, anche in prosa, di Baudelaire come l’orgoglioso distanziamento dal dato esteriore, in favore della sua rielaborazione interiore, soggettiva e lirica, stia al centro della sua poetica. La rêverie che conclude Paysage non è una smentita del suo inizio, ma una variazione sul tema del poeta che introietta la realtà, per restituirla come poesia; tema che da Baudelaire passerà al più moderno dei suoi continuatori, Mallarmé.

Le faglie della modernità: Paysage di Baudelaire

TOFFANO, PIERO
2011

Abstract

Il saggio intende mostrare alcune ambiguità della “modernità” di Baudelaire, ben esemplificate nella poesia Paysage, che nelle Fleurs du mal apre la sezione Tableaux parisiens. In essa un provocatorio programma modernista (il paesaggio cui allude il titolo non è affatto agreste, bensì il panorama di tetti che si può contemplare da una mansarda parigina) sembra poi contraddetto dalla seconda parte del componimento, in cui il poeta, esclusa con un gesto volontario la realtà esteriore, si abbandona ad immaginare un paesaggio invece ingenuamente, quasi puerilmente romantico. La disparità tra le due parti è stata comunemente considerata dai critici un difetto e un limite della poesia. Dopo aver fatto osservare come già nella descrizione del paesaggio moderno trovino voce elementi regressivi, che attribuiscono una sorta di sacralità all’oggetto della visione (procedimento piuttosto comune nelle poesie dichiaratamente moderne delle Fleurs du mal), il saggio mostra con citazioni da tutta l’opera, anche in prosa, di Baudelaire come l’orgoglioso distanziamento dal dato esteriore, in favore della sua rielaborazione interiore, soggettiva e lirica, stia al centro della sua poetica. La rêverie che conclude Paysage non è una smentita del suo inizio, ma una variazione sul tema del poeta che introietta la realtà, per restituirla come poesia; tema che da Baudelaire passerà al più moderno dei suoi continuatori, Mallarmé.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2547574
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