L’A., muovendo, da un lato, dalla concezione del diritto soggettivo quale interesse protetto dall’ordinamento (ciò che poi giustifica l’introduzione di controlli sulle - e, dunque, limiti alle - modalità di esercizio dei diritti da parte dei privati, e che, nella prospettiva costituzionale e comunitaria ha comportato l’inquadramento del diritto soggettivo in un’ottica teleologica, di funzionalizzazione delle situazioni giuridiche, la quale, trascendendo l’utilità individuale del soggetto titolare, le connota e caratterizza per l’insistenza in esse di una funzione sociale e solidaristica), e, dall’altro, da una concezione dell’ordinamento giuridico quale aspetto immanente al fenomeno sociale, come una componente dello stesso fenomeno sociale, che ne riassume, sintetizzandole, la componente etica, politica, sociologica, ed economica (ciò che reclama che l’interesse del singolo si confronti ed armonizzi con altri interessi concorrenti, correlati o contrapposti), perviene alla conclusione che la categoria concettuale dell’abuso ha piena cittadinanza nel nostro sistema giuridico. Afferma, altresì, l’autonomia concettuale dell’abuso del diritto dalla clausola generale di buona fede, sottolineandone anche la maggiore duttilità nell’individuazione dei rimedi repressivi dei comportamento abusivi ed in genere delle forme di tutela.

Divieto dell'abuso del diritto e restrizione del divieto di restrizioni, in AAVV. Giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e influenza sul diritto interno, Napoli, ESI, 2012

FERRONI, LANFRANCO
2012

Abstract

L’A., muovendo, da un lato, dalla concezione del diritto soggettivo quale interesse protetto dall’ordinamento (ciò che poi giustifica l’introduzione di controlli sulle - e, dunque, limiti alle - modalità di esercizio dei diritti da parte dei privati, e che, nella prospettiva costituzionale e comunitaria ha comportato l’inquadramento del diritto soggettivo in un’ottica teleologica, di funzionalizzazione delle situazioni giuridiche, la quale, trascendendo l’utilità individuale del soggetto titolare, le connota e caratterizza per l’insistenza in esse di una funzione sociale e solidaristica), e, dall’altro, da una concezione dell’ordinamento giuridico quale aspetto immanente al fenomeno sociale, come una componente dello stesso fenomeno sociale, che ne riassume, sintetizzandole, la componente etica, politica, sociologica, ed economica (ciò che reclama che l’interesse del singolo si confronti ed armonizzi con altri interessi concorrenti, correlati o contrapposti), perviene alla conclusione che la categoria concettuale dell’abuso ha piena cittadinanza nel nostro sistema giuridico. Afferma, altresì, l’autonomia concettuale dell’abuso del diritto dalla clausola generale di buona fede, sottolineandone anche la maggiore duttilità nell’individuazione dei rimedi repressivi dei comportamento abusivi ed in genere delle forme di tutela.
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