Per molti degli oltre 20 milioni utenti italiani, Facebook è diventato parte integrante della routine quotidiana. Lungi dal sostituire, come temuto da qualcuno, i rapporti interpersonali, Facebook ha senza dubbio cambiato le forme della relazione (boyd & Ellison 2008) e ampliato le opportunità di costruzione performativa dell’identità (Papacharissi 2011; Liu 2008; Zhao, Grasmuck, Martin 2008). Per comprendere l’impatto di questo fenomeno nel contesto italiano, il lavoro si è proposto di indagare il modo in cui Facebook contribuisce a ridefinire i confini tra pubblico e privato, focalizzandosi in particolare sul concetto di intimità. Nella tradizione degli studi sociali, l’idea di intimità è stata considerata come una conseguenza dell’allentamento dei legami familiari e delle forme di vita comunitarie tipiche della modernità (Giddens 1992). L’intimità, cioè, ha rappresentato una esigenza di affermazione del sé in contrapposizione alla crescente complessificazione della vita pubblica. In conseguenza di ciò, l’idea che possano esistere manifestazioni di intimità in pubblico è stata spesso interpretata esclusivamente come una forma di “snaturamento” e oggettivazione della sfera privata dell'individuo (Illouz 2007; Bauman 2007) o come l’ennesima conferma di una cultura del narcisismo e dell’esposizione ostentata di sé (Lasch 1979). In accordo con queste teorie, l’avvento di uno spazio come Facebook, che per sua natura tende a far collassare i confini tra pubblico e privato, non fa che confermare questa idea confessionale-narcisistica dell’intimità: non a caso, per molti studiosi l’esposizione della propria sfera privata su Facebook costituisce esclusivamente un mezzo per ottenere gratificazione e validazione personale (Turkle 2011) o per catturare l’attenzione (Rosen 2007). La nostra ricerca, in realtà, ha individuato come una delle peculiarità di Facebook sia quella di consentire una diversa forma di intimità che, pur restando fortemente ancorata alla sfera privata dell’individuo, mantiene una natura fortemente relazionale e pubblica. Abbiamo chiamato tale fenomeno come intimità connessa. L’intimità connessa è una pratica di relazione di “vicinanza” tra due o più utenti che avviene dentro uno spazio pubblico interconnesso. Si ha una forma di intimità connessa, cioè, ogni qualvolta un utente - attraverso l’uso degli strumenti offerti dalla piattaforma (status update, liking, tagging, commenti) - mette in pubblico una esperienza di relazione che rinvia ad una dimensione privata, e come tale accessibile solo a coloro che sono parte dell’esperienza condivisa a cui si fa riferimento. Da un lato, dunque, l’intimità connessa lavora come una forma di limitazione dell’accesso altrui alla propria sfera privata, attraverso l’uso di un’ampia varietà di segnali linguistici e strutturali, riferimenti culturali o allusioni ironiche che tendono automaticamente ad escludere gli altri (boyd & Marvick 2011). Dall’altro lato, però, è proprio attraverso questo meccanismo di esclusione del più vasto pubblico dei propri contatti, che gli utenti possono costruire uno spazio privato entro cui valorizzare il piacere dell’appartenenza e del riconoscimento comune. L’intimità connessa, dunque, è una pratica di messa in pubblico del privato deliberatamente prodotta per identificarsi con il proprio gruppo di amici e differenziarsi dal più vasto pubblico dei contatti. Ma, lungi dall’essere frutto di una scelta invariabile, tale processo è effimero, in quanto dipende dai gruppi che di volta in volta vengono mobilitati dagli utenti. Per questo possiamo considerare l’intimità connessa come un meccanismo riflessivo di apertura e chiusura del sé che ridefinisce continuamente i concetti di privato e pubblico.

Intimità connessa. Intimità e amicizia tra gli utenti italiani di Facebook

BOCCIA ARTIERI, GIOVANNI;FARCI, MANOLO;GIGLIETTO, FABIO;ROSSI, LUCA
2014

Abstract

Per molti degli oltre 20 milioni utenti italiani, Facebook è diventato parte integrante della routine quotidiana. Lungi dal sostituire, come temuto da qualcuno, i rapporti interpersonali, Facebook ha senza dubbio cambiato le forme della relazione (boyd & Ellison 2008) e ampliato le opportunità di costruzione performativa dell’identità (Papacharissi 2011; Liu 2008; Zhao, Grasmuck, Martin 2008). Per comprendere l’impatto di questo fenomeno nel contesto italiano, il lavoro si è proposto di indagare il modo in cui Facebook contribuisce a ridefinire i confini tra pubblico e privato, focalizzandosi in particolare sul concetto di intimità. Nella tradizione degli studi sociali, l’idea di intimità è stata considerata come una conseguenza dell’allentamento dei legami familiari e delle forme di vita comunitarie tipiche della modernità (Giddens 1992). L’intimità, cioè, ha rappresentato una esigenza di affermazione del sé in contrapposizione alla crescente complessificazione della vita pubblica. In conseguenza di ciò, l’idea che possano esistere manifestazioni di intimità in pubblico è stata spesso interpretata esclusivamente come una forma di “snaturamento” e oggettivazione della sfera privata dell'individuo (Illouz 2007; Bauman 2007) o come l’ennesima conferma di una cultura del narcisismo e dell’esposizione ostentata di sé (Lasch 1979). In accordo con queste teorie, l’avvento di uno spazio come Facebook, che per sua natura tende a far collassare i confini tra pubblico e privato, non fa che confermare questa idea confessionale-narcisistica dell’intimità: non a caso, per molti studiosi l’esposizione della propria sfera privata su Facebook costituisce esclusivamente un mezzo per ottenere gratificazione e validazione personale (Turkle 2011) o per catturare l’attenzione (Rosen 2007). La nostra ricerca, in realtà, ha individuato come una delle peculiarità di Facebook sia quella di consentire una diversa forma di intimità che, pur restando fortemente ancorata alla sfera privata dell’individuo, mantiene una natura fortemente relazionale e pubblica. Abbiamo chiamato tale fenomeno come intimità connessa. L’intimità connessa è una pratica di relazione di “vicinanza” tra due o più utenti che avviene dentro uno spazio pubblico interconnesso. Si ha una forma di intimità connessa, cioè, ogni qualvolta un utente - attraverso l’uso degli strumenti offerti dalla piattaforma (status update, liking, tagging, commenti) - mette in pubblico una esperienza di relazione che rinvia ad una dimensione privata, e come tale accessibile solo a coloro che sono parte dell’esperienza condivisa a cui si fa riferimento. Da un lato, dunque, l’intimità connessa lavora come una forma di limitazione dell’accesso altrui alla propria sfera privata, attraverso l’uso di un’ampia varietà di segnali linguistici e strutturali, riferimenti culturali o allusioni ironiche che tendono automaticamente ad escludere gli altri (boyd & Marvick 2011). Dall’altro lato, però, è proprio attraverso questo meccanismo di esclusione del più vasto pubblico dei propri contatti, che gli utenti possono costruire uno spazio privato entro cui valorizzare il piacere dell’appartenenza e del riconoscimento comune. L’intimità connessa, dunque, è una pratica di messa in pubblico del privato deliberatamente prodotta per identificarsi con il proprio gruppo di amici e differenziarsi dal più vasto pubblico dei contatti. Ma, lungi dall’essere frutto di una scelta invariabile, tale processo è effimero, in quanto dipende dai gruppi che di volta in volta vengono mobilitati dagli utenti. Per questo possiamo considerare l’intimità connessa come un meccanismo riflessivo di apertura e chiusura del sé che ridefinisce continuamente i concetti di privato e pubblico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2608200
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