Oggi, la lingua del sì suona insieme a quella delle minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/1999, alle lingue straniere e alle parlate dei numerosi migranti che abitano l’Italia. La compresenza di lingue non è solo l’esito di un’ibridazione di razze e genti che ha avuto recentemente corso nei vari paesi europei ma è anche un fenomeno che ci riporta indietro nel tempo. Per comprendere la fisionomia di questo plurilinguismo, bisogna annoverare ragioni storico-culturali, scelte politiche e di canone linguistico. La lingua italiana presenta numerose innovazioni linguistiche che tentano di affermarsi e che ricorrono specialmente in un quadro diamesico e diafasico con cambiamenti cospicui in zone della morfologia e della sintassi, ma ancor di più nel lessico. Sul piano teorico, alcuni studiosi hanno giudicato la permeabilità alle innovazioni dell’italiano nel corso dei secoli come una debolezza, un difetto; al contrario altri hanno interpretato questa caratteristica come una forma di duttilità linguistica che vive grazie alle necessità comunicative e che si arricchisce di nuovi elementi secondo i diversi registri linguistici da utilizzare. L’attenzione che la politica culturale del nostro paese ha riservato alla questione dell’insegnamento agli stranieri è, su un piano puramente teorico, molto complessa. Infatti pur difendendo a priori il plurilinguismo, in realtà le istituzioni, tramite la Riforma Gelmini del 2009, hanno fatto registrare un passo indietro che si è realizzato eliminando la seconda lingua straniera nella scuola media e attribuendo all’inglese il ruolo di lingua egemone.

"Le genti del bel paese là dove'l sì suona": ieri e oggi

NEGRI, ANTONELLA
2013

Abstract

Oggi, la lingua del sì suona insieme a quella delle minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/1999, alle lingue straniere e alle parlate dei numerosi migranti che abitano l’Italia. La compresenza di lingue non è solo l’esito di un’ibridazione di razze e genti che ha avuto recentemente corso nei vari paesi europei ma è anche un fenomeno che ci riporta indietro nel tempo. Per comprendere la fisionomia di questo plurilinguismo, bisogna annoverare ragioni storico-culturali, scelte politiche e di canone linguistico. La lingua italiana presenta numerose innovazioni linguistiche che tentano di affermarsi e che ricorrono specialmente in un quadro diamesico e diafasico con cambiamenti cospicui in zone della morfologia e della sintassi, ma ancor di più nel lessico. Sul piano teorico, alcuni studiosi hanno giudicato la permeabilità alle innovazioni dell’italiano nel corso dei secoli come una debolezza, un difetto; al contrario altri hanno interpretato questa caratteristica come una forma di duttilità linguistica che vive grazie alle necessità comunicative e che si arricchisce di nuovi elementi secondo i diversi registri linguistici da utilizzare. L’attenzione che la politica culturale del nostro paese ha riservato alla questione dell’insegnamento agli stranieri è, su un piano puramente teorico, molto complessa. Infatti pur difendendo a priori il plurilinguismo, in realtà le istituzioni, tramite la Riforma Gelmini del 2009, hanno fatto registrare un passo indietro che si è realizzato eliminando la seconda lingua straniera nella scuola media e attribuendo all’inglese il ruolo di lingua egemone.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2608584
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