Nel 1964 Gilbert Durand, ne L’imagination symbolique, catalogava il paesaggio di Marte fra le cose e i luoghi non facilmente raggiungibili o direttamente controllabili dall’uomo; ma ora non è più così. Ogni giorno giungono nuove notizie e nuove immagini straordinarie inviateci dai rover che si aggirano in territori precedentemente inesplorati: lo apprendiamo dai giornali e dal web. Chi l’avrebbe mai detto che i robot, associati ai computer, sarebbero stati capaci di camminare su Marte prima di noi? Quando, il 4 luglio 1997, la sonda Pathfinder iniziò a inviare fotografie del Pianeta Rosso, il numero di connessioni superò gli otto milioni in tre mesi. Era l’inizio di una nuova epoca. Difficile, ora, continuare a immaginare un paesaggio marziano diverso da quello bruno, arido, cosparso di crateri e di canyon e spazzato dal vento che arriva nei nostri schermi, giorno dopo giorno, con sempre maggiore precisione. Eppure, i paesaggi dell’immaginazione rimangono come pilastri di un palazzo incantato, testimonianze fantasiose e affascinanti di altrettanti mondi possibili, sebbene irreali. L’immaginazione letteraria ha costruito in ogni paese un corpus di scritti memorabili e suggestivi su Marte. Restringendo il campo alla narrativa statunitense, l’elenco sarebbe comunque troppo lungo per essere preso in esame in una sola sede. Si tratterà dunque di operare una scelta che permetta di dare un’idea, seppure limitata e non certo esaustiva, delle variazioni paesaggistiche (se così si può dire) che ha subito la rappresentazione letteraria di Marte nell’immaginario americano, approssimativamente dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri.

“ ‘American Mars-scapes’. Le rappresentazioni letterarie dei paesaggi di Marte prima, durante e dopo Percival Lowell"

CALANCHI, ALESSANDRA
2016

Abstract

Nel 1964 Gilbert Durand, ne L’imagination symbolique, catalogava il paesaggio di Marte fra le cose e i luoghi non facilmente raggiungibili o direttamente controllabili dall’uomo; ma ora non è più così. Ogni giorno giungono nuove notizie e nuove immagini straordinarie inviateci dai rover che si aggirano in territori precedentemente inesplorati: lo apprendiamo dai giornali e dal web. Chi l’avrebbe mai detto che i robot, associati ai computer, sarebbero stati capaci di camminare su Marte prima di noi? Quando, il 4 luglio 1997, la sonda Pathfinder iniziò a inviare fotografie del Pianeta Rosso, il numero di connessioni superò gli otto milioni in tre mesi. Era l’inizio di una nuova epoca. Difficile, ora, continuare a immaginare un paesaggio marziano diverso da quello bruno, arido, cosparso di crateri e di canyon e spazzato dal vento che arriva nei nostri schermi, giorno dopo giorno, con sempre maggiore precisione. Eppure, i paesaggi dell’immaginazione rimangono come pilastri di un palazzo incantato, testimonianze fantasiose e affascinanti di altrettanti mondi possibili, sebbene irreali. L’immaginazione letteraria ha costruito in ogni paese un corpus di scritti memorabili e suggestivi su Marte. Restringendo il campo alla narrativa statunitense, l’elenco sarebbe comunque troppo lungo per essere preso in esame in una sola sede. Si tratterà dunque di operare una scelta che permetta di dare un’idea, seppure limitata e non certo esaustiva, delle variazioni paesaggistiche (se così si può dire) che ha subito la rappresentazione letteraria di Marte nell’immaginario americano, approssimativamente dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2637950
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