Milgram ci ricorda che esistono delle condizioni in cui le percentuali di obbedienza cieca scendono praticamente a zero, basta fare in modo che l’autorità sia rappresentata in modo da non essere vissuta come un monolite. Quando, a rispondere ai dubbi sull’eventuale pericolosità delle scosse, mise due scienziati con posizioni contrastanti tra loro, le persone furono costrette a scegliere. Venuta meno la possibilità di giustificare le proprie azioni validandole attraverso un’istituzione considerata superiore, ad emergere fu lo spazio di autonomia dell’io, e con esso il peso della responsabilità. Ovvio che la questione è ben più complessa, e che nessun sistema potrebbe funzionare basandosi sempre e solo su imperativi contraddittori, ciò non toglie che le indicazioni che ci arrivano dallo psicologo statunitense sono chiare. A nessuno dovrebbe essere negato il diritto di agire in spazi governati dal pluralismo, c’è bisogno di rumore per scacciare il silenzio monotematico delle prassi consolidate, per allontanare il rischio di accucciarsi dentro il ventre caldo delle consuetudini condivise. A nessuno dovrebbe essere permesso di operare in contesti in cui il giudizio morale possa essere soppiantato da legami di tipo tribale, da complicità corporative finalizzate a rafforzare il senso di impunità. Scegliere di far lavorare gli operatori della giustizia, dell’ordine pubblico e della sanità, in ambiti di impermeabile isolamento, lasciarli soli a gestire un potere in grado di insinuarsi come un cancro nelle coscienze, è un atto criminale.

La normalità del male. Il caso Cucchi

Bellei Cristiano Maria
2017

Abstract

Milgram ci ricorda che esistono delle condizioni in cui le percentuali di obbedienza cieca scendono praticamente a zero, basta fare in modo che l’autorità sia rappresentata in modo da non essere vissuta come un monolite. Quando, a rispondere ai dubbi sull’eventuale pericolosità delle scosse, mise due scienziati con posizioni contrastanti tra loro, le persone furono costrette a scegliere. Venuta meno la possibilità di giustificare le proprie azioni validandole attraverso un’istituzione considerata superiore, ad emergere fu lo spazio di autonomia dell’io, e con esso il peso della responsabilità. Ovvio che la questione è ben più complessa, e che nessun sistema potrebbe funzionare basandosi sempre e solo su imperativi contraddittori, ciò non toglie che le indicazioni che ci arrivano dallo psicologo statunitense sono chiare. A nessuno dovrebbe essere negato il diritto di agire in spazi governati dal pluralismo, c’è bisogno di rumore per scacciare il silenzio monotematico delle prassi consolidate, per allontanare il rischio di accucciarsi dentro il ventre caldo delle consuetudini condivise. A nessuno dovrebbe essere permesso di operare in contesti in cui il giudizio morale possa essere soppiantato da legami di tipo tribale, da complicità corporative finalizzate a rafforzare il senso di impunità. Scegliere di far lavorare gli operatori della giustizia, dell’ordine pubblico e della sanità, in ambiti di impermeabile isolamento, lasciarli soli a gestire un potere in grado di insinuarsi come un cancro nelle coscienze, è un atto criminale.
2017
978-88-255-0125-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2655635
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