La nozione di “benessere bambino” sollecita una preliminare riflessione sui concetti di ”essere” e di “bene” dell’infanzia che conduce ad individuare il valore dell’infanzia nella potenzialità evolutiva del bambino e a caratterizzare l’adeguatezza delle modalità di relazione da parte del mondo adulto in termini di riconoscimento o meno di questo “non essere ancora” e di appropriatezza o meno del tipo di progetto impostato verso questa potenzialità progettuale. In tale prospettiva risulta centrale per la crescita e lo sviluppo delle inclinazioni del bambino la capacità del mondo degli adulti di cura e accudimento, nonché quella di previsione, percezione e soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali e di accoglienza e contenimento nella mente. Gli individui, in virtù della rapida evoluzione della famiglia da sistema di tipo patriarcale ad una dimensione di tipo nucleare, si sono sempre più orientati a richiedere anche alla realtà sociale e alle istituzioni, tra le altre cose, lo svolgimento delle funzioni che consentono e promuovono il “benessere bambino”. È possibile osservare come tali richieste nelle istituzioni educative e scolastiche frequentemente entrino in conflitto con molteplici complessi aspetti che riguardano il mandato sociale, il ruolo, le competenze professionali, come evidenziato anche in due situazioni scolastiche scelte come esempi significativi di processi vitali di benessere in età evolutiva, quali il sonno pomeridiano e il gioco nel bambino. Chiamando in causa la delicata dialettica tra fattori di rischio e fattori di protezione nel rapporto tra “benessere bambino” e istituzioni tali contesti suggeriscono di estendere l’accezione della nozione di resilienza fino a comprendere anche la capacità di resistere alle patologie sociali del nostro tempo.

Il benessere bambino nelle istituzioni

Mario Rizzardi
2018

Abstract

La nozione di “benessere bambino” sollecita una preliminare riflessione sui concetti di ”essere” e di “bene” dell’infanzia che conduce ad individuare il valore dell’infanzia nella potenzialità evolutiva del bambino e a caratterizzare l’adeguatezza delle modalità di relazione da parte del mondo adulto in termini di riconoscimento o meno di questo “non essere ancora” e di appropriatezza o meno del tipo di progetto impostato verso questa potenzialità progettuale. In tale prospettiva risulta centrale per la crescita e lo sviluppo delle inclinazioni del bambino la capacità del mondo degli adulti di cura e accudimento, nonché quella di previsione, percezione e soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali e di accoglienza e contenimento nella mente. Gli individui, in virtù della rapida evoluzione della famiglia da sistema di tipo patriarcale ad una dimensione di tipo nucleare, si sono sempre più orientati a richiedere anche alla realtà sociale e alle istituzioni, tra le altre cose, lo svolgimento delle funzioni che consentono e promuovono il “benessere bambino”. È possibile osservare come tali richieste nelle istituzioni educative e scolastiche frequentemente entrino in conflitto con molteplici complessi aspetti che riguardano il mandato sociale, il ruolo, le competenze professionali, come evidenziato anche in due situazioni scolastiche scelte come esempi significativi di processi vitali di benessere in età evolutiva, quali il sonno pomeridiano e il gioco nel bambino. Chiamando in causa la delicata dialettica tra fattori di rischio e fattori di protezione nel rapporto tra “benessere bambino” e istituzioni tali contesti suggeriscono di estendere l’accezione della nozione di resilienza fino a comprendere anche la capacità di resistere alle patologie sociali del nostro tempo.
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