Fin dagli esordi, la sociologia si è interrogata sulla soggettività che accompagnava il diffondersi del capitalismo. Se l’idealtipo weberiano del calvinista impegnato nell’ascesi mondana rappresenta il punto di arrivo più noto di tale indagine, la prima parte del contributo si concentra sull’apporto riconducibile a un classico contemporaneo di Weber: Vilfredo Pareto. Anche quest’ultimo ha infatti orientato sviluppi successivi delle scienze sociali, mettendo a punto un concetto di homo oeconomicus inteso come soggetto astratto e portatore di una razionalità esclusivamente calcolatoria. Successivamente, la seconda parte mostra come l’originaria formulazione paretiana abbia conosciuto un’espansione ed estremizzazione tale per cui lo stesso homo oeconomicus, cessando di essere finzione teorica, diventa elemento cardine di una complessiva visione antropologica e, insieme, modello per ogni comportamento che voglia essere autenticamente umano. Come è noto, l’esito è stata quella concettualizzazione di un soggetto iper-utilitarista che ha lungo esercitato una sostanziale egemonia anche rispetto a porzioni significative della sociologia più influente e accreditata. Tuttavia, oggetto dell’ultima parte del contributo è mostrare come la nuova riflessività degli ultimi decenni abbia comportato sia una larga messa in discussione della visione liberista della natura umana sia una crisi, che appare difficilmente reversibile, dello stesso canone di homo oeconomicus.

Il capitalismo e il suo soggetto. Nascita, grandezza e declino dell'homo oeconomicus

Emanuela Susca
2019

Abstract

Fin dagli esordi, la sociologia si è interrogata sulla soggettività che accompagnava il diffondersi del capitalismo. Se l’idealtipo weberiano del calvinista impegnato nell’ascesi mondana rappresenta il punto di arrivo più noto di tale indagine, la prima parte del contributo si concentra sull’apporto riconducibile a un classico contemporaneo di Weber: Vilfredo Pareto. Anche quest’ultimo ha infatti orientato sviluppi successivi delle scienze sociali, mettendo a punto un concetto di homo oeconomicus inteso come soggetto astratto e portatore di una razionalità esclusivamente calcolatoria. Successivamente, la seconda parte mostra come l’originaria formulazione paretiana abbia conosciuto un’espansione ed estremizzazione tale per cui lo stesso homo oeconomicus, cessando di essere finzione teorica, diventa elemento cardine di una complessiva visione antropologica e, insieme, modello per ogni comportamento che voglia essere autenticamente umano. Come è noto, l’esito è stata quella concettualizzazione di un soggetto iper-utilitarista che ha lungo esercitato una sostanziale egemonia anche rispetto a porzioni significative della sociologia più influente e accreditata. Tuttavia, oggetto dell’ultima parte del contributo è mostrare come la nuova riflessività degli ultimi decenni abbia comportato sia una larga messa in discussione della visione liberista della natura umana sia una crisi, che appare difficilmente reversibile, dello stesso canone di homo oeconomicus.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2671433
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