Il saggio verte sul rapporto tra peste e politica. Il suo primo movimento è l’interpretazione che Michel Foucault ha dato della peste in Sorvegliare e punire e in alcuni scritti sulla nascita della medicina sociale nell’Europa moderna. Il saggio indaga in molteplici direzioni quello che Foucault chiama il doppio sogno della peste. Il sogno politico del potere, l’utopia di una città perfettamente governata, le divisioni rigorose, il confinamento, la penetrazione, fin dentro ai più sottili dettagli dell’esistenza di una gerarchia completa, garante del funzionamento capillare del potere, cioè l’assegnazione a ciascuno del suo vero nome, del suo vero posto, della sua vera malattia. Quindi il sogno letterario della peste, la sua finzione di festa: le leggi sospese, gli interdetti tolti, la frenesia del tempo che passa, i corpi che si allacciano irrispettosamente, gli individui che si smascherano, che abbandonano la loro identità statuaria e l’aspetto sotto cui li si riconosceva, lasciando apparire tutt’altra verità. L’idea è che i due sogni si richiamino. Se la verità effettuale della cosa non lascia indietro l’immaginazione di essa si comprenderà come la forma, insieme reale e immaginaria, del disordine abbia come correlativo medico e politico la disciplina. Cioè che dietro i dispositivi disciplinari debba leggersi l’ossessione dei contagi. La scrittura prenderà il largo. E svolgerà in autonomia il tema dopo aver fatto i conti con la genealogia nietzschiana del potere di Foucault. Si attraverserà la peste di Atene descritta da Tucidide, rievocata da Lucrezio, ed insediatasi nello stato di natura di Hobbes, ma si sosterà anche nei grandi testi di Boccaccio, Manzoni, Camus al riguardo. L’idea è che peste e guerra stiano in una discrepanza che suscita sgomento e terrore. Infine il teatro della peste di Artaud riletto alla luce di quel che Foucault scrive sull’assenza di opera come l’impensato della sua opera. La festa sarà crudele.
La festa crudele. Foucault e la peste
Domenico Scalzo
2020
Abstract
Il saggio verte sul rapporto tra peste e politica. Il suo primo movimento è l’interpretazione che Michel Foucault ha dato della peste in Sorvegliare e punire e in alcuni scritti sulla nascita della medicina sociale nell’Europa moderna. Il saggio indaga in molteplici direzioni quello che Foucault chiama il doppio sogno della peste. Il sogno politico del potere, l’utopia di una città perfettamente governata, le divisioni rigorose, il confinamento, la penetrazione, fin dentro ai più sottili dettagli dell’esistenza di una gerarchia completa, garante del funzionamento capillare del potere, cioè l’assegnazione a ciascuno del suo vero nome, del suo vero posto, della sua vera malattia. Quindi il sogno letterario della peste, la sua finzione di festa: le leggi sospese, gli interdetti tolti, la frenesia del tempo che passa, i corpi che si allacciano irrispettosamente, gli individui che si smascherano, che abbandonano la loro identità statuaria e l’aspetto sotto cui li si riconosceva, lasciando apparire tutt’altra verità. L’idea è che i due sogni si richiamino. Se la verità effettuale della cosa non lascia indietro l’immaginazione di essa si comprenderà come la forma, insieme reale e immaginaria, del disordine abbia come correlativo medico e politico la disciplina. Cioè che dietro i dispositivi disciplinari debba leggersi l’ossessione dei contagi. La scrittura prenderà il largo. E svolgerà in autonomia il tema dopo aver fatto i conti con la genealogia nietzschiana del potere di Foucault. Si attraverserà la peste di Atene descritta da Tucidide, rievocata da Lucrezio, ed insediatasi nello stato di natura di Hobbes, ma si sosterà anche nei grandi testi di Boccaccio, Manzoni, Camus al riguardo. L’idea è che peste e guerra stiano in una discrepanza che suscita sgomento e terrore. Infine il teatro della peste di Artaud riletto alla luce di quel che Foucault scrive sull’assenza di opera come l’impensato della sua opera. La festa sarà crudele.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.