Le nuove geometrie sociali imposte dal distanziamento rappresentate principalmente dalla distanza interpersonale di almeno un metro e dall’uso della mascherina, sono difficilmente assimilabili all’universo espressivo infantile connotato di relazionalità, di condivisione, di riconoscimento e di appagamento di desideri. Le diversità e i peculiari bisogni e diritti infantili, anche quelli legati alla disabilità, allo svantaggio, al disagio, alle situazioni di handicap necessitano di attenzioni “speciali” che il vincolo del distanziamento sociale, dell’“auto–isolamento”, del divieto di contatto rimuovono in modo evidente. I bambini in condizione di disabilità, marginalità, isolamento, ecc., si trovano a vivere gli svantaggiosi effetti della pandemia in modo ancora più sofferto ed emarginante, visto il loro oggettivo “status” limitante di salute e di scarsa autonomia nelle prioritarie e quotidiane attività personali. Attualmente sembra prevalere l’affermarsi dell’etica del ritrarsi, del sottrarsi e dell’evitamento mediante la quale vengono sostanzialmente ripensate e rivisitate le modalità d’essere e di manifestarsi dei bambini diversi, con disabilità, con “bisogni educativi speciali” e in situazioni di particolare fragilità. Il principio del distanziamento sociale, chiamato in causa dall’attuale emergenza sanitaria, sembra interrompere la positiva azione del potenziamento della prospettiva inclusiva che offre a tutti la possibilità di accedere ai processi educativi, indebolendo i diritti delle persone con bisogni speciali, tramite la promozione di una politica di separazione e di confinamento.
Inclusione e distanziamento sociale nella prima infanzia
MIRCA MONTANARI
2020
Abstract
Le nuove geometrie sociali imposte dal distanziamento rappresentate principalmente dalla distanza interpersonale di almeno un metro e dall’uso della mascherina, sono difficilmente assimilabili all’universo espressivo infantile connotato di relazionalità, di condivisione, di riconoscimento e di appagamento di desideri. Le diversità e i peculiari bisogni e diritti infantili, anche quelli legati alla disabilità, allo svantaggio, al disagio, alle situazioni di handicap necessitano di attenzioni “speciali” che il vincolo del distanziamento sociale, dell’“auto–isolamento”, del divieto di contatto rimuovono in modo evidente. I bambini in condizione di disabilità, marginalità, isolamento, ecc., si trovano a vivere gli svantaggiosi effetti della pandemia in modo ancora più sofferto ed emarginante, visto il loro oggettivo “status” limitante di salute e di scarsa autonomia nelle prioritarie e quotidiane attività personali. Attualmente sembra prevalere l’affermarsi dell’etica del ritrarsi, del sottrarsi e dell’evitamento mediante la quale vengono sostanzialmente ripensate e rivisitate le modalità d’essere e di manifestarsi dei bambini diversi, con disabilità, con “bisogni educativi speciali” e in situazioni di particolare fragilità. Il principio del distanziamento sociale, chiamato in causa dall’attuale emergenza sanitaria, sembra interrompere la positiva azione del potenziamento della prospettiva inclusiva che offre a tutti la possibilità di accedere ai processi educativi, indebolendo i diritti delle persone con bisogni speciali, tramite la promozione di una politica di separazione e di confinamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.