Il periodo storico-culturale contemporaneo e le dinamiche economiche e sociali in esso rappresentate richiamano la necessità di orientare l’interesse ai temi inerenti alla natura e alla qualità dell’istruzione-apprendimento che, se vista non in termini aprioristici, richiede una costante ri-negoziazione dei suoi significati. Il concetto stesso di società della conoscenza, ripreso dal documento dell’Unione Europea “La strategia di Lisbona” (2000), sottolineando quanto le tematiche di ordine pedagogico-educativo paiono correlate a questioni politiche ed economiche, genera emergenti interrogativi sul rapporto tra liquidità della società contemporanea (Bauman) e i temi dell’apprendimento, in particolare della possibilità di realizzazione del progetto di vita di ciascun individuo. Il progetto di vita che supera la gettatezza nel mondo (Heidegger) e che allarga i confini dell’educazione oltre la scuola richiama la necessità di un sistema formativo integrato (Frabboni), in grado di proporre un percorso tutt’altro che lineare (e con questo il superamento del modello classico di insegnamento-apprendimento), perché interessato a operare raccordi e integrazioni tra i diversi attori dell’educazione. Tale premessa richiede un’analisi attraverso i concetti di complessità (Morin), di inter-poli-trans-disiplinarità, e contemporaneamente di contesto (Bateson), consentendo insieme di comprendere quanto le relazioni tra le esperienze scolastiche ed extrascolastiche, le scelte individuali, l’ambiente familiare, il luogo in cui il soggetto vive sono fondamentali per la formazione integrale dell’individuo e del suo futuro, come persona e come cittadino. Un indicatore che restituisce l’idea della complessità e non-linearità di tale percorso è la raccolta dei dati circa la povertà educativa e culturale presente nel nostro paese. Quando si parla di povertà educativa e culturale, pur nella difficoltà di fare riferimento a una sua unica definizione, si intende richiamare Save the Children (2014), che la indica come “la privazione, per i bambini e gli adolescenti, della opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Le voci che compongono la sua analisi statistica sono racchiuse nelle probabilità di crescita e apprendimento offerte dal contesto, inclusa la famiglia. La possibilità di frequentare servizi educativi di qualità fin dalla prima infanzia, di usufruire dei prodotti culturali (musica, cinema, teatro), di fare sport concorrono, insieme alla scuola, alla formazione integrale del bambino. L’idea stessa di apprendimento diventa in questa prospettiva un concetto implicante moduli concettuali di complessità crescente. Si parla di apprendere per comprendere; apprendere per essere; apprendere per vivere assieme;, apprendere per vivere una vita autonoma e attiva. Gli indicatori che ci possono guidare nell’analisi dei singoli elementi che compongono le macro aree mettono in evidenza il ruolo centrale della scuola, nel suo compito di contrastare, per esempio, l’abbandono scolastico che, in una prospettiva longitudinale, rappresenta una condizione comune vissuta da soggetti in condizioni di povertà. Il superamento di un simile determinismo, secondo cui chi proviene da una famiglia povera economicamente diventerà a sua volta povero, prevede la progettazione di esperienze. Progettare esperienze richiama la necessità di superare divisioni (scolastico-extrascolastiche), di rivolgersi a un soggetto integrale (mente, corpo ed emozioni) e a una comunità che diviene educante. L’apprendimento richiede dunque un salto qualitativo, che non si riduce nella capacità di trattenere le conoscenze o imparare ad acquisirle durante l’intero arco dell’esistenza (imparare a imparare), ma nell’acquisire una formazione integrale che consenta di essere soggetti dotati di una flessibilità, che si potrebbe definire creativa (Maslow). Si auspica la formazione di una personalità autorealizzativa, che diviene se stessa attraverso un rapporto funzionale con l’ambiente, senza per questo dover tradire se stessa, perché in grado di contenere in sé le contraddizioni e superare il paradigma delle opposizioni.

Curricolo integrato e nuove povertà educative

Roberto Travaglini
2020

Abstract

Il periodo storico-culturale contemporaneo e le dinamiche economiche e sociali in esso rappresentate richiamano la necessità di orientare l’interesse ai temi inerenti alla natura e alla qualità dell’istruzione-apprendimento che, se vista non in termini aprioristici, richiede una costante ri-negoziazione dei suoi significati. Il concetto stesso di società della conoscenza, ripreso dal documento dell’Unione Europea “La strategia di Lisbona” (2000), sottolineando quanto le tematiche di ordine pedagogico-educativo paiono correlate a questioni politiche ed economiche, genera emergenti interrogativi sul rapporto tra liquidità della società contemporanea (Bauman) e i temi dell’apprendimento, in particolare della possibilità di realizzazione del progetto di vita di ciascun individuo. Il progetto di vita che supera la gettatezza nel mondo (Heidegger) e che allarga i confini dell’educazione oltre la scuola richiama la necessità di un sistema formativo integrato (Frabboni), in grado di proporre un percorso tutt’altro che lineare (e con questo il superamento del modello classico di insegnamento-apprendimento), perché interessato a operare raccordi e integrazioni tra i diversi attori dell’educazione. Tale premessa richiede un’analisi attraverso i concetti di complessità (Morin), di inter-poli-trans-disiplinarità, e contemporaneamente di contesto (Bateson), consentendo insieme di comprendere quanto le relazioni tra le esperienze scolastiche ed extrascolastiche, le scelte individuali, l’ambiente familiare, il luogo in cui il soggetto vive sono fondamentali per la formazione integrale dell’individuo e del suo futuro, come persona e come cittadino. Un indicatore che restituisce l’idea della complessità e non-linearità di tale percorso è la raccolta dei dati circa la povertà educativa e culturale presente nel nostro paese. Quando si parla di povertà educativa e culturale, pur nella difficoltà di fare riferimento a una sua unica definizione, si intende richiamare Save the Children (2014), che la indica come “la privazione, per i bambini e gli adolescenti, della opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Le voci che compongono la sua analisi statistica sono racchiuse nelle probabilità di crescita e apprendimento offerte dal contesto, inclusa la famiglia. La possibilità di frequentare servizi educativi di qualità fin dalla prima infanzia, di usufruire dei prodotti culturali (musica, cinema, teatro), di fare sport concorrono, insieme alla scuola, alla formazione integrale del bambino. L’idea stessa di apprendimento diventa in questa prospettiva un concetto implicante moduli concettuali di complessità crescente. Si parla di apprendere per comprendere; apprendere per essere; apprendere per vivere assieme;, apprendere per vivere una vita autonoma e attiva. Gli indicatori che ci possono guidare nell’analisi dei singoli elementi che compongono le macro aree mettono in evidenza il ruolo centrale della scuola, nel suo compito di contrastare, per esempio, l’abbandono scolastico che, in una prospettiva longitudinale, rappresenta una condizione comune vissuta da soggetti in condizioni di povertà. Il superamento di un simile determinismo, secondo cui chi proviene da una famiglia povera economicamente diventerà a sua volta povero, prevede la progettazione di esperienze. Progettare esperienze richiama la necessità di superare divisioni (scolastico-extrascolastiche), di rivolgersi a un soggetto integrale (mente, corpo ed emozioni) e a una comunità che diviene educante. L’apprendimento richiede dunque un salto qualitativo, che non si riduce nella capacità di trattenere le conoscenze o imparare ad acquisirle durante l’intero arco dell’esistenza (imparare a imparare), ma nell’acquisire una formazione integrale che consenta di essere soggetti dotati di una flessibilità, che si potrebbe definire creativa (Maslow). Si auspica la formazione di una personalità autorealizzativa, che diviene se stessa attraverso un rapporto funzionale con l’ambiente, senza per questo dover tradire se stessa, perché in grado di contenere in sé le contraddizioni e superare il paradigma delle opposizioni.
2020
978-88-351-0927-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2680317
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