Alla fine della grande guerra l’Italia diventa un laboratorio in cui vengono prodotte formule politiche e ideologiche che peseranno nel futuro del continente europeo. Con la combinazione di «classe» e «nazione», il «popolo» nato dalla Rivoluzione francese risulta profondamente trasformato e diventa la base di un nuovo tipo di politica di massa. Riletti con le lenti della storia, i discorsi e gli interventi di Mussolini che hanno costruito l’immaginario fascista svelano le teorie alla base di un ordine nuovo, le forze egemoniche che hanno per la prima volta unito il paese. Il 21 giugno 1921 Mussolini pronuncia alla Camera dei deputati il suo primo discorso parlamentare, un esordio che segna un «punto di svolta nella sua carriera politica». Da «agitatore, giornalista e tribuno» si accinge a trasformarsi in uomo di governo che «traduce quotidianamente i termini della disputa in indicazioni di carattere generale», che a loro volta diventano i capisaldi della costruzione di uno Stato nuovo. Con un approccio storico-critico rigoroso, Fabio Frosini raccoglie gli interventi che racchiudono i temi essenziali alla comprensione di questo progetto nel suo primo decennio, fino a quel 1932, anniversario della marcia su Roma, che ne sancirà la piena stabilizzazione ma anche l’inizio della crisi. Se la storiografia dell’ultimo cinquantennio si è occupata ampiamente della personalità e delle prese di posizione di Mussolini e ha dedicato invece poca attenzione ai suoi testi, questo volume sottrae articoli, saggi, interviste e discorsi al «raggio dell’eredità storica del fascismo» in cui sono stati quasi per intero confinati. Dall’analisi delle dinamiche sottese alla genesi di un «regime che provvede e prevede» – il rapporto fra politica e cultura, fra tecniche di gestione e governo, e fra Stato ed economia, il mito della rivoluzione, il capitalismo nascente, l’ideologia post-liberale – emerge il ruolo chiave svolto dal corporativismo nel fare del popolo, adeguatamente disciplinato, lo strumento della potenza della nazione. Considerato in quel momento da buona parte dell’opinione pubblica «tutt’altro che una disgrazia», il fascismo degli anni venti è apparso, persino a Benedetto Croce e Antonio Gramsci, come la forza che ha traghettato l’Italia fuori dalla crisi d’autorità in cui era precipitata dopo la guerra e come il mezzo che, di fatto, ne ha unificato il «tessuto» morale e sociale.

La costruzione dello Stato nuovo. Scritti e discorsi di Benito Mussolini 1921-1932

Fabio Frosini
2022

Abstract

Alla fine della grande guerra l’Italia diventa un laboratorio in cui vengono prodotte formule politiche e ideologiche che peseranno nel futuro del continente europeo. Con la combinazione di «classe» e «nazione», il «popolo» nato dalla Rivoluzione francese risulta profondamente trasformato e diventa la base di un nuovo tipo di politica di massa. Riletti con le lenti della storia, i discorsi e gli interventi di Mussolini che hanno costruito l’immaginario fascista svelano le teorie alla base di un ordine nuovo, le forze egemoniche che hanno per la prima volta unito il paese. Il 21 giugno 1921 Mussolini pronuncia alla Camera dei deputati il suo primo discorso parlamentare, un esordio che segna un «punto di svolta nella sua carriera politica». Da «agitatore, giornalista e tribuno» si accinge a trasformarsi in uomo di governo che «traduce quotidianamente i termini della disputa in indicazioni di carattere generale», che a loro volta diventano i capisaldi della costruzione di uno Stato nuovo. Con un approccio storico-critico rigoroso, Fabio Frosini raccoglie gli interventi che racchiudono i temi essenziali alla comprensione di questo progetto nel suo primo decennio, fino a quel 1932, anniversario della marcia su Roma, che ne sancirà la piena stabilizzazione ma anche l’inizio della crisi. Se la storiografia dell’ultimo cinquantennio si è occupata ampiamente della personalità e delle prese di posizione di Mussolini e ha dedicato invece poca attenzione ai suoi testi, questo volume sottrae articoli, saggi, interviste e discorsi al «raggio dell’eredità storica del fascismo» in cui sono stati quasi per intero confinati. Dall’analisi delle dinamiche sottese alla genesi di un «regime che provvede e prevede» – il rapporto fra politica e cultura, fra tecniche di gestione e governo, e fra Stato ed economia, il mito della rivoluzione, il capitalismo nascente, l’ideologia post-liberale – emerge il ruolo chiave svolto dal corporativismo nel fare del popolo, adeguatamente disciplinato, lo strumento della potenza della nazione. Considerato in quel momento da buona parte dell’opinione pubblica «tutt’altro che una disgrazia», il fascismo degli anni venti è apparso, persino a Benedetto Croce e Antonio Gramsci, come la forza che ha traghettato l’Italia fuori dalla crisi d’autorità in cui era precipitata dopo la guerra e come il mezzo che, di fatto, ne ha unificato il «tessuto» morale e sociale.
2022
978-88-297-1124-6
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