Lo studio delle tre Superfici ha consentito di indagare il modus operandi di Giuseppe Capogrossi nell’arco temporale compreso fra il 1957 e il 1965. Nel periodo storico esplorato, ossia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, le scelte tecniche erano spesso caratterizzate da un’insolita e alquanto bizzarra fusione tra tradizione e innovazione. La ricerca ha infatti evidenziato la complessit e la ricchezza del XX secolo, anche dal punto di vista strettamente produttivo e merceologico. L’epoca caratterizzata da un’accesa sperimentazione e da un crescente interesse per i prodotti industriali innovativi, che coabitano con l’utilizzo inaspettato e anacronistico di sostanze appartenenti alla tradizione artistica dei secoli precedenti, denotando un desiderio di “ritorno al mestiere” e ai procedimenti artigianali autoprodotti. Purtroppo non stato possibile confrontare i dati scientifici emersi dalla mirata campagna diagnostica con prove superstiti: nonsono stati conservati gli strumenti del pittore, quali tavolozze, pennelli, vernici e soprattutto tubetti di colore che sarebbero stati di grande aiuto nell’individuazione delle tecniche preferite da Capogrossi. Ad esempio per quanto riguarda la tipologia di colori prediletti dall’artista, le informazioni a disposizione sono davvero scarse. Oltre ai preziosi ricordi del nipote del pittore Guglielmo Capogrossi Guarna e di Memmo Mancini della Ditta Poggi in Roma, le uniche testimonianze sembrano essere la gi citata busta da lettera proveniente dalla Galerie Im Erker in Svizzera e la risposta a Madame Legrand des Mus es Royaux di Bruxelles. La prima contiene un breve elenco di pigmenti a tempera, la cui marca non purtroppo specificata, mentre nella seconda sono riportate due marche di colori, ovvero la Rembrandt per i colori a olio e la Winsor&Newton per le tempere, che ci lasciano presupporre una predilezione da parte dell’artista per queste due ditte. L’indagine sulle tecniche pittoriche impiegate dell’artista non pu chiaramente definirsi esaustiva, ma tuttavia possibile delineare alcune modalit operative ricorrenti nonch individuare materiali prediletti in un arco temporale alquanto significativo. Grazie all’impegno profuso possibile presentare per la prima volta alla comunit scientifica il modo di dipingere di un pittore che si muove perfettamente a suo agio in questo periodo di accesa sperimentazione e consegna alla Storia opere d’arte in un eccellente stato di conservazione, a riprova delle sue grandi abilit tecniche e della sua dedizione allo studio dei materiali. Giuseppe Capogrossi sapr rinnovare radicalmente il suo stile passando dal tono al segno attraverso un percorso maieutico compiuto a partire dalla Superficie 021 del 1949, dove compare per la prima volta l’ideogramma capogrossiano. Per veicolare il messaggio simbolico del segno, compir mirate incursioni nella materia ignota dei colori e dei prodotti sintetici senza mai abbandonare del tuttola pittura a tempera e a olio. L’artista romano dimostrer infatti di padroneggiare alla perfezione le pratiche pittoriche tradizionali e allo stesso tempo di essere un vero precursore di tecniche moderne destinate a un fiorente successo.
Il modus operandi di Giuseppe Capogrossi. Materiali e tecniche pittoriche
D. De Luca
2021
Abstract
Lo studio delle tre Superfici ha consentito di indagare il modus operandi di Giuseppe Capogrossi nell’arco temporale compreso fra il 1957 e il 1965. Nel periodo storico esplorato, ossia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, le scelte tecniche erano spesso caratterizzate da un’insolita e alquanto bizzarra fusione tra tradizione e innovazione. La ricerca ha infatti evidenziato la complessit e la ricchezza del XX secolo, anche dal punto di vista strettamente produttivo e merceologico. L’epoca caratterizzata da un’accesa sperimentazione e da un crescente interesse per i prodotti industriali innovativi, che coabitano con l’utilizzo inaspettato e anacronistico di sostanze appartenenti alla tradizione artistica dei secoli precedenti, denotando un desiderio di “ritorno al mestiere” e ai procedimenti artigianali autoprodotti. Purtroppo non stato possibile confrontare i dati scientifici emersi dalla mirata campagna diagnostica con prove superstiti: nonsono stati conservati gli strumenti del pittore, quali tavolozze, pennelli, vernici e soprattutto tubetti di colore che sarebbero stati di grande aiuto nell’individuazione delle tecniche preferite da Capogrossi. Ad esempio per quanto riguarda la tipologia di colori prediletti dall’artista, le informazioni a disposizione sono davvero scarse. Oltre ai preziosi ricordi del nipote del pittore Guglielmo Capogrossi Guarna e di Memmo Mancini della Ditta Poggi in Roma, le uniche testimonianze sembrano essere la gi citata busta da lettera proveniente dalla Galerie Im Erker in Svizzera e la risposta a Madame Legrand des Mus es Royaux di Bruxelles. La prima contiene un breve elenco di pigmenti a tempera, la cui marca non purtroppo specificata, mentre nella seconda sono riportate due marche di colori, ovvero la Rembrandt per i colori a olio e la Winsor&Newton per le tempere, che ci lasciano presupporre una predilezione da parte dell’artista per queste due ditte. L’indagine sulle tecniche pittoriche impiegate dell’artista non pu chiaramente definirsi esaustiva, ma tuttavia possibile delineare alcune modalit operative ricorrenti nonch individuare materiali prediletti in un arco temporale alquanto significativo. Grazie all’impegno profuso possibile presentare per la prima volta alla comunit scientifica il modo di dipingere di un pittore che si muove perfettamente a suo agio in questo periodo di accesa sperimentazione e consegna alla Storia opere d’arte in un eccellente stato di conservazione, a riprova delle sue grandi abilit tecniche e della sua dedizione allo studio dei materiali. Giuseppe Capogrossi sapr rinnovare radicalmente il suo stile passando dal tono al segno attraverso un percorso maieutico compiuto a partire dalla Superficie 021 del 1949, dove compare per la prima volta l’ideogramma capogrossiano. Per veicolare il messaggio simbolico del segno, compir mirate incursioni nella materia ignota dei colori e dei prodotti sintetici senza mai abbandonare del tuttola pittura a tempera e a olio. L’artista romano dimostrer infatti di padroneggiare alla perfezione le pratiche pittoriche tradizionali e allo stesso tempo di essere un vero precursore di tecniche moderne destinate a un fiorente successo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.