Nella prima parte del saggio viene offerta una presentazione generale del rapporto tra Innocenzo III, il clero e le chiese della città di Roma nel corso dell’intero pontificato. Si tratta di un rapporto che fu molto solido e fu improntato a una efficace volontà di ordinamento e controllo. Vengono dunque presi in esame gli interventi del papa sulla Roma ecclesiastica: organizzazione delle parrocchie, istituzione regolare del vicario, svolgimento delle processioni e cerimonie, casi esemplari di S. Tommaso in Formis, S. Sisto, S. Spirito in Sassia e S. Pietro in Vaticano. Nella seconda parte del saggio viene affrontato il cuore del problema, ponendosi le domande “in quali termini l’esperienza del governo ecclesiastico di Roma e la situazione del suo clero possono avere influenzato le decisioni conciliari?” e “qual è stato il ruolo della Roma ecclesiastica durante il IV Concilio lateranense?”. Le risposte vengono trovate prevalentemente nell’ambito giuridico e liturgico. Si rivolge una particolare attenzione alle costituzioni 32 (sui vicari) e 44 (sull’ingerenza laicale), poiché esse mostrano di essere state concepite con l’occhio rivolto alla realtà romana. Inoltre si ragiona sul significato altamente simbolico del luoghi (San Giovanni in Laterano, S. Pietro in Vaticano, S. Maria in Trastevere, molto probabilmente anche S. Maria Maggiore) e dei tempi (alcuni giorni fra l’11 e il 30 novembre 1215) nei quali si svolse il Concilio. Le principali fonti che vengono impiegate nel saggio sono i Gesta Innocentii III, il registro di lettere del pontefice, le descrizioni del concilio (Riccardo di San Germano, anonimo di Giessen), nonché alcune fonti liturgiche come gli Acta consecrationis di S. Maria in Trastevere e il pontificale romano del XIII secolo.
The Fourth Lateran Council and the Clergy of Rome
Tommaso di Carpegna Falconieri
2022
Abstract
Nella prima parte del saggio viene offerta una presentazione generale del rapporto tra Innocenzo III, il clero e le chiese della città di Roma nel corso dell’intero pontificato. Si tratta di un rapporto che fu molto solido e fu improntato a una efficace volontà di ordinamento e controllo. Vengono dunque presi in esame gli interventi del papa sulla Roma ecclesiastica: organizzazione delle parrocchie, istituzione regolare del vicario, svolgimento delle processioni e cerimonie, casi esemplari di S. Tommaso in Formis, S. Sisto, S. Spirito in Sassia e S. Pietro in Vaticano. Nella seconda parte del saggio viene affrontato il cuore del problema, ponendosi le domande “in quali termini l’esperienza del governo ecclesiastico di Roma e la situazione del suo clero possono avere influenzato le decisioni conciliari?” e “qual è stato il ruolo della Roma ecclesiastica durante il IV Concilio lateranense?”. Le risposte vengono trovate prevalentemente nell’ambito giuridico e liturgico. Si rivolge una particolare attenzione alle costituzioni 32 (sui vicari) e 44 (sull’ingerenza laicale), poiché esse mostrano di essere state concepite con l’occhio rivolto alla realtà romana. Inoltre si ragiona sul significato altamente simbolico del luoghi (San Giovanni in Laterano, S. Pietro in Vaticano, S. Maria in Trastevere, molto probabilmente anche S. Maria Maggiore) e dei tempi (alcuni giorni fra l’11 e il 30 novembre 1215) nei quali si svolse il Concilio. Le principali fonti che vengono impiegate nel saggio sono i Gesta Innocentii III, il registro di lettere del pontefice, le descrizioni del concilio (Riccardo di San Germano, anonimo di Giessen), nonché alcune fonti liturgiche come gli Acta consecrationis di S. Maria in Trastevere e il pontificale romano del XIII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
