Il contributo avanza alcune osservazioni sulle dinamiche di restituzione in scale differenti di una delle più celebri opere dell’Atene classica, la Parthenos. I suoi derivati contano oltre settanta esemplari interi e frammentari, distribuiti dall’età ellenistica e alla romana, con una concentrazione dalla metà del II sec. d.C. La stratificazione dei significati primari e di quelli secondari accumulati nel corso degli anni dall’Atena Parthenos implica un variegato spettro di modalità recettive come di redazioni in materiali differenti. Per quanto attiene alla produzione in marmo a tutto tondo, solo in età romana questa si spinge fino alla miniaturizzazione. I marmi prescindono da una riproposizione meccanica della creazione fidiaca, della quale viene confermato lo schema in accordo con la tradizione derivativa ascrivibile alla categoria del Konzept nella formulazione di Christa Landwehr. Per la fase romana, il quadro delle evidenze si scompone in un mosaico di situazioni differenziate a seconda del tempo, del luogo e del contesto funzionale. Nondimeno, nel processo di riduzione in scala tutte le sculture conservano un rapporto modulare con le misure del simulacro originale. Lasciano individuare precise filiere produttive e la distribuzione mostra un raggio che a N tocca le aree provinciali germaniche; ha picchi quantitativi in Grecia, Asia Minore e nella Regio I della penisola italica, nel comparto tra Latium vetus ed Etruria meridionale. I contesti riconosciuti riguardano soprattutto spazi privati, privi di connotazione sacrale/devozionale; in percentuale minore, contesti sacri che dichiarano il permanere sul lungo periodo del carattere devozionale proprio della creazione originaria.

Lavorare in scala: derivazioni e metamorfosi dell'Athena Parthenos

Micheli Maria Elisa
2023

Abstract

Il contributo avanza alcune osservazioni sulle dinamiche di restituzione in scale differenti di una delle più celebri opere dell’Atene classica, la Parthenos. I suoi derivati contano oltre settanta esemplari interi e frammentari, distribuiti dall’età ellenistica e alla romana, con una concentrazione dalla metà del II sec. d.C. La stratificazione dei significati primari e di quelli secondari accumulati nel corso degli anni dall’Atena Parthenos implica un variegato spettro di modalità recettive come di redazioni in materiali differenti. Per quanto attiene alla produzione in marmo a tutto tondo, solo in età romana questa si spinge fino alla miniaturizzazione. I marmi prescindono da una riproposizione meccanica della creazione fidiaca, della quale viene confermato lo schema in accordo con la tradizione derivativa ascrivibile alla categoria del Konzept nella formulazione di Christa Landwehr. Per la fase romana, il quadro delle evidenze si scompone in un mosaico di situazioni differenziate a seconda del tempo, del luogo e del contesto funzionale. Nondimeno, nel processo di riduzione in scala tutte le sculture conservano un rapporto modulare con le misure del simulacro originale. Lasciano individuare precise filiere produttive e la distribuzione mostra un raggio che a N tocca le aree provinciali germaniche; ha picchi quantitativi in Grecia, Asia Minore e nella Regio I della penisola italica, nel comparto tra Latium vetus ed Etruria meridionale. I contesti riconosciuti riguardano soprattutto spazi privati, privi di connotazione sacrale/devozionale; in percentuale minore, contesti sacri che dichiarano il permanere sul lungo periodo del carattere devozionale proprio della creazione originaria.
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