In occasione del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, che cadrà nel 2019, il Museo Leonardiano di Vinci ha celebrato l’importante anniversario con una mostra intitolata “Leonardo a Vinci. Alle origini del Genio”. L’esposizione, in programma dal 15 aprile al 15 ottobre 2019, è stata allestita nel Castello dei Conti Guidi, sede del Museo Leonardiano, e incentrata sul legame biografico di Leonardo con la sua città natale e sulle suggestioni che la terra d'origine offrì al suo percorso di artista-ingegnere. La mostra ha visto l’esposizione del disegno di Paesaggio, datato 5 agosto 1473, conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze (inv. 8P), che sarà analizzato quale palinsesto dell’attività successiva di Leonardo e costituirà il punto di partenza per approfondimenti di carattere storico, artistico, geografico e cartografico. All’Alma Mater Studiorum Università di Bologna è stato chiesto di realizzare un artefatto comunicativo digitale tridimensionale del disegno, a partire dallo successo della applicazione sul disegno di Leonardo Studio di proporzioni del corpo umano, presso insigni studiosi, dapprima Salvatore Settis (che aveva promosso il lavoro) in occasione della mostra tenutasi a Fano del 2014-2015 - che ha visto più di 20.000 visitatori in soli tre mesi e mezzo pur in assenza di qualsiasi originale - e poi di Carlo Pedretti, che in occasione della replica a Vinci nel 2015 si complimentò dicendo di aver visto dettagli del disegno che mai aveva immaginato. Nel breve, ISLe (questo il nome dell’applicazione) vuole provare a rispondere a poche e semplici domande. Che cosa c’è dentro quel minuscolo disegno, più piccolo di un formato A4 e che a 50 cm di distanza già cela segreti all’occhio umano? Che cosa pensava Leonardo quando disegnava il Paesaggio? Che cosa rappresenta il Paesaggio? Il Valdarno come vogliono alcuni? O le cascate delle Marmore come vogliono altri? E come faceva a disegnare così rapidamente e così efficacemente i suoi soggetti, tanto che per noi sono ancora oggi incredibili alla visione? Era opera del solo Leonardo, o, come sostengono taluni studiosi, il foglio è uno straordinario esempio di dialogo fra collaboratori di Andrea del Verrocchio e magari il Verrocchio stesso? Il lavoro non si propone come risposta univoca e finale, ma come un mezzo che possa permettere a tutti di osservare e capire, interpretare e immaginare. L’applicazione si propone quindi come mezzo per surrogare, indagare, descrivere e comunicare i disegni, i loro metodi e i loro contenuti, fino alla scala microscopica e riproducendone fedelmente forma, caratteri e aspetto. L’artefatto comunicativo digitale, servendosi di cinque fotografie, ricostruisce e restituisce, renderizzando digitalmente, la tridimensionalità di disegni antichi con capacità di fedeltà del colore elevata (differenza impercettibile alla vista dell’osservatore esperto), a una risoluzione di 50 µm, garantendo la restituzione dell’intera qualità formale e di riflettanza superficiale dell’originale. La soluzione è basata su due paradigmi: ‘disegno come tra le mani’ e ‘mostrare ciò che non vedi ad occhio nudo’ e può essere utilizzata sia dal conservatore su PC desktop o tablet, sia dai visitatori di una mostra tramite sistema di consultazione mediante un monitor ad alta definizione e di interazione touch particolarmente idoneo a un utente non esperto, basato sulla stessa gestualità di utilizzo degli smartphone. In un’esposizione tale soluzione può essere quindi affiancata all’opera originale per permetterne una più articolata ‘lettura’ oppure come suo surrogato. Nel contempo, oltre che definire unicamente percorsi predefiniti (il consueto stile narrativo dei multimedia presenti nei musei e nelle mostre) la soluzione permette anche percorsi esplorativi individuali sollecitando l’attenzione e l’interesse dei visitatori. Ad un conservatore o a un restauratore la soluzione permette di osservare ciò che è difficile vedere ad occhio nudo e di poter incrociare rapidamente informazioni che comporterebbero osservazioni plurime, spesso strumentali e asincrone e difficilmente sovrapponibili. Da un punto di vista tecnico la soluzione mira a fornire una risposta unitaria a due questioni distinte e complementari: la prima è quella della costituzione di archivi di disegni in grado di descrivere fedelmente le informazioni del sistema fisico analogico originale e la seconda è relativa ai metodi per l’acquisizione e la restituzione tridimensionale dei disegni, cioè quei sistemi e quelle tecniche che consentono di riprodurre e mostrare analiticamente in forma percettiva la tridimensionalità del segno grafico al fine di permettere una valutazione visiva dello stato di conservazione del disegno, delle sedimentazioni sovraimposte e degli interventi ricevuti nel tempo. Da un punto di vista culturale la tematica sottesa è quella ben descritta da Marzia Faietti e Gerhard Wolff in riferimento al loro ciclo di conferenze sulla linea in quanto elemento fondamentale per l'arte europea e che richiama esplicitamente il mito pliniano dell'invenzione della pittura attraverso la linea incisa sull'ombra, o, ancora, la famosa competizione tra Apelle e Protogene relativa alla linea più sottile. La soluzione tecnica sviluppata dall’Università di Bologna permette di ottenere risultati straordinari in virtù di una serie di caratteristiche specifiche: A. Un’acquisizione a 48 bit colore effettiva sfruttando un sensore lineare che evita la classica interpolazione dei sensori a pattern Bayer, permettendo una amplissima gamma tonale e dei colori; B. Un sistema di illuminazione basato su LED sviluppato da un partner tecnico che consente di evitare i tipici problemi degli illuminatori fluorescenti che impediscono l’acquisizione di informazioni a determinate lunghezze d’onda della luce; C. Una soluzione sviluppata per restituire con fedeltà micro e macro-scopica della superficie; D. Una soluzione per visualizzare l’artefatto comunicativo ad alta fedeltà servendosi di un motore di rendering low-cost e portabile su dispositivi plurimi (wall, monitor di PC, tavoli touch, tablet, smartphones); E. Una interfaccia di visualizzazione per visitatori di musei e mostre basata su touch e gestures consuete perché mutuate da quelle degli smartphones; La soluzione di visualizzazione è stata sperimentata in più contesti. Si ricordano solo: 1. Nel 2011 la prima sperimentazione su un disegno del GDSU, attribuito a Franco Giovanni Battista detto Semolei, Due teste di profilo 2. Nel 2014 su l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, in collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, in una mostra a Fano che ha attratto oltre 20.000 visitatori e che è stata replicata nel 2015 a Vinci, a Milano all’Expo e a Urbino e che ha permesso nuovi apporti alla conoscenza del disegno (ad esempio P.Salvi, The Midpoint of the Human Body in the Leonardo’s Drawings and in the Codex Huygens, in C.Moffatt and S.Taglialagamba (eds), Illuminating Leonardo A Festschrift for Carlo Pedretti Celebrating His 70 Years of Scholarship (1944–2014), Brill, Leiden, 2016) 3. Nel 2018 su due disegni di Leonardo da Vinci conservati al GDSU, il Paesaggio e la Adorazione dei magi, di cui il primo sarà in mostra assieme all’originale nel 2019 al Museo Leonardiano di Vinci. L’acquisizione delle immagini del Paesaggio al GDSU a Firenze è stata realizzata nel settembre 2018, il visualizzatore è stato ultimato nel mese di ottobre, l’interfaccia per l’utente museale sarà ultimata per la mostra. Studi e osservazioni sono fioriti dal primo momento in cui il visualizzatore è stato ultimato e consegnato ai partners cioè Museo Leonardiano di Vinci e GDSU, cioè il 6 novembre 2018. Il saggio descrive completamente questa esperienza introducendo nuove fondamentali scoperte sul modo di segnare di Leonardo e sul disegno.
Vedere dentro i disegni. Un sistema per analizzare, conservare, comprendere, comunicare i disegni di Leonardo
Garagnani, Simone;
2019
Abstract
In occasione del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci, che cadrà nel 2019, il Museo Leonardiano di Vinci ha celebrato l’importante anniversario con una mostra intitolata “Leonardo a Vinci. Alle origini del Genio”. L’esposizione, in programma dal 15 aprile al 15 ottobre 2019, è stata allestita nel Castello dei Conti Guidi, sede del Museo Leonardiano, e incentrata sul legame biografico di Leonardo con la sua città natale e sulle suggestioni che la terra d'origine offrì al suo percorso di artista-ingegnere. La mostra ha visto l’esposizione del disegno di Paesaggio, datato 5 agosto 1473, conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze (inv. 8P), che sarà analizzato quale palinsesto dell’attività successiva di Leonardo e costituirà il punto di partenza per approfondimenti di carattere storico, artistico, geografico e cartografico. All’Alma Mater Studiorum Università di Bologna è stato chiesto di realizzare un artefatto comunicativo digitale tridimensionale del disegno, a partire dallo successo della applicazione sul disegno di Leonardo Studio di proporzioni del corpo umano, presso insigni studiosi, dapprima Salvatore Settis (che aveva promosso il lavoro) in occasione della mostra tenutasi a Fano del 2014-2015 - che ha visto più di 20.000 visitatori in soli tre mesi e mezzo pur in assenza di qualsiasi originale - e poi di Carlo Pedretti, che in occasione della replica a Vinci nel 2015 si complimentò dicendo di aver visto dettagli del disegno che mai aveva immaginato. Nel breve, ISLe (questo il nome dell’applicazione) vuole provare a rispondere a poche e semplici domande. Che cosa c’è dentro quel minuscolo disegno, più piccolo di un formato A4 e che a 50 cm di distanza già cela segreti all’occhio umano? Che cosa pensava Leonardo quando disegnava il Paesaggio? Che cosa rappresenta il Paesaggio? Il Valdarno come vogliono alcuni? O le cascate delle Marmore come vogliono altri? E come faceva a disegnare così rapidamente e così efficacemente i suoi soggetti, tanto che per noi sono ancora oggi incredibili alla visione? Era opera del solo Leonardo, o, come sostengono taluni studiosi, il foglio è uno straordinario esempio di dialogo fra collaboratori di Andrea del Verrocchio e magari il Verrocchio stesso? Il lavoro non si propone come risposta univoca e finale, ma come un mezzo che possa permettere a tutti di osservare e capire, interpretare e immaginare. L’applicazione si propone quindi come mezzo per surrogare, indagare, descrivere e comunicare i disegni, i loro metodi e i loro contenuti, fino alla scala microscopica e riproducendone fedelmente forma, caratteri e aspetto. L’artefatto comunicativo digitale, servendosi di cinque fotografie, ricostruisce e restituisce, renderizzando digitalmente, la tridimensionalità di disegni antichi con capacità di fedeltà del colore elevata (differenza impercettibile alla vista dell’osservatore esperto), a una risoluzione di 50 µm, garantendo la restituzione dell’intera qualità formale e di riflettanza superficiale dell’originale. La soluzione è basata su due paradigmi: ‘disegno come tra le mani’ e ‘mostrare ciò che non vedi ad occhio nudo’ e può essere utilizzata sia dal conservatore su PC desktop o tablet, sia dai visitatori di una mostra tramite sistema di consultazione mediante un monitor ad alta definizione e di interazione touch particolarmente idoneo a un utente non esperto, basato sulla stessa gestualità di utilizzo degli smartphone. In un’esposizione tale soluzione può essere quindi affiancata all’opera originale per permetterne una più articolata ‘lettura’ oppure come suo surrogato. Nel contempo, oltre che definire unicamente percorsi predefiniti (il consueto stile narrativo dei multimedia presenti nei musei e nelle mostre) la soluzione permette anche percorsi esplorativi individuali sollecitando l’attenzione e l’interesse dei visitatori. Ad un conservatore o a un restauratore la soluzione permette di osservare ciò che è difficile vedere ad occhio nudo e di poter incrociare rapidamente informazioni che comporterebbero osservazioni plurime, spesso strumentali e asincrone e difficilmente sovrapponibili. Da un punto di vista tecnico la soluzione mira a fornire una risposta unitaria a due questioni distinte e complementari: la prima è quella della costituzione di archivi di disegni in grado di descrivere fedelmente le informazioni del sistema fisico analogico originale e la seconda è relativa ai metodi per l’acquisizione e la restituzione tridimensionale dei disegni, cioè quei sistemi e quelle tecniche che consentono di riprodurre e mostrare analiticamente in forma percettiva la tridimensionalità del segno grafico al fine di permettere una valutazione visiva dello stato di conservazione del disegno, delle sedimentazioni sovraimposte e degli interventi ricevuti nel tempo. Da un punto di vista culturale la tematica sottesa è quella ben descritta da Marzia Faietti e Gerhard Wolff in riferimento al loro ciclo di conferenze sulla linea in quanto elemento fondamentale per l'arte europea e che richiama esplicitamente il mito pliniano dell'invenzione della pittura attraverso la linea incisa sull'ombra, o, ancora, la famosa competizione tra Apelle e Protogene relativa alla linea più sottile. La soluzione tecnica sviluppata dall’Università di Bologna permette di ottenere risultati straordinari in virtù di una serie di caratteristiche specifiche: A. Un’acquisizione a 48 bit colore effettiva sfruttando un sensore lineare che evita la classica interpolazione dei sensori a pattern Bayer, permettendo una amplissima gamma tonale e dei colori; B. Un sistema di illuminazione basato su LED sviluppato da un partner tecnico che consente di evitare i tipici problemi degli illuminatori fluorescenti che impediscono l’acquisizione di informazioni a determinate lunghezze d’onda della luce; C. Una soluzione sviluppata per restituire con fedeltà micro e macro-scopica della superficie; D. Una soluzione per visualizzare l’artefatto comunicativo ad alta fedeltà servendosi di un motore di rendering low-cost e portabile su dispositivi plurimi (wall, monitor di PC, tavoli touch, tablet, smartphones); E. Una interfaccia di visualizzazione per visitatori di musei e mostre basata su touch e gestures consuete perché mutuate da quelle degli smartphones; La soluzione di visualizzazione è stata sperimentata in più contesti. Si ricordano solo: 1. Nel 2011 la prima sperimentazione su un disegno del GDSU, attribuito a Franco Giovanni Battista detto Semolei, Due teste di profilo 2. Nel 2014 su l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, in collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, in una mostra a Fano che ha attratto oltre 20.000 visitatori e che è stata replicata nel 2015 a Vinci, a Milano all’Expo e a Urbino e che ha permesso nuovi apporti alla conoscenza del disegno (ad esempio P.Salvi, The Midpoint of the Human Body in the Leonardo’s Drawings and in the Codex Huygens, in C.Moffatt and S.Taglialagamba (eds), Illuminating Leonardo A Festschrift for Carlo Pedretti Celebrating His 70 Years of Scholarship (1944–2014), Brill, Leiden, 2016) 3. Nel 2018 su due disegni di Leonardo da Vinci conservati al GDSU, il Paesaggio e la Adorazione dei magi, di cui il primo sarà in mostra assieme all’originale nel 2019 al Museo Leonardiano di Vinci. L’acquisizione delle immagini del Paesaggio al GDSU a Firenze è stata realizzata nel settembre 2018, il visualizzatore è stato ultimato nel mese di ottobre, l’interfaccia per l’utente museale sarà ultimata per la mostra. Studi e osservazioni sono fioriti dal primo momento in cui il visualizzatore è stato ultimato e consegnato ai partners cioè Museo Leonardiano di Vinci e GDSU, cioè il 6 novembre 2018. Il saggio descrive completamente questa esperienza introducendo nuove fondamentali scoperte sul modo di segnare di Leonardo e sul disegno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.