l codice «MssJ ++M76 no.1», conservato nel fondo Rarebooks della Law School Library di Yale, ci trasmette il testo dell’ampio statuto latino, suddiviso in quattro libri, della terra di Montebuono in Sabina, del 1437. Questo manoscritto membranaceo, ignoto alle bibliografie statutarie, è l’unico portatore dello statuto. Ci tramanda una copia assai vicina alla data di emanazione che si colloca nell’epoca in cui il piccolo castrum laziale era soggetto alla signoria di un ramo della famiglia Savelli. Nel saggio, che contiene un'analisi codicologica del manoscritto, sono ricostruiti i profili e i meccanismi istituzionali del comune castrense. Si analizzano le attribuzioni del vicario, figura chiave dell'ordinamento, e i limiti che il criterio di stretta competenza gli imponeva nell'esercizio dell'arbitrium. Le numerose funzioni imputate al Consilium, oltre quella di collegio elettorale del vicario, fanno ritenere che il piccolo castrum sabino, ancorché sottoposto de iure alla signoria territoriale dei Savelli, si reggesse per commune. Sono presenti nel testo regole di sistema per salvaguardare l'intangibilità dello statuto (con distinzione di rango tra capitula statutari e provvedimenti ordinari dell'assemblea), norme per garantire i poteri normativi del Consilium e sua funzione di organo giurisdizionale supremo nel silenzio dello statuto, precetti a garanzia della libertà dei singoli, dei beni dei particolari e della collettività. La lettura dello statuto di Montebuono svela forti legami con il testo dello statuto di Aspra (oggi Casperia), del 1397. I due testi sono messi a confronto con tavole sinottiche. Sono analizzati in conclusione due successivi testi normativi emanati dalla comunità sabina (nel 1684, con aggiornamento del 1707), conservati presso l'Archivio di Stato di Roma.

Lo statuto medievale della terra di Montebuono in Sabina. Appunti storico-giuridici

Sandro Notari
2011

Abstract

l codice «MssJ ++M76 no.1», conservato nel fondo Rarebooks della Law School Library di Yale, ci trasmette il testo dell’ampio statuto latino, suddiviso in quattro libri, della terra di Montebuono in Sabina, del 1437. Questo manoscritto membranaceo, ignoto alle bibliografie statutarie, è l’unico portatore dello statuto. Ci tramanda una copia assai vicina alla data di emanazione che si colloca nell’epoca in cui il piccolo castrum laziale era soggetto alla signoria di un ramo della famiglia Savelli. Nel saggio, che contiene un'analisi codicologica del manoscritto, sono ricostruiti i profili e i meccanismi istituzionali del comune castrense. Si analizzano le attribuzioni del vicario, figura chiave dell'ordinamento, e i limiti che il criterio di stretta competenza gli imponeva nell'esercizio dell'arbitrium. Le numerose funzioni imputate al Consilium, oltre quella di collegio elettorale del vicario, fanno ritenere che il piccolo castrum sabino, ancorché sottoposto de iure alla signoria territoriale dei Savelli, si reggesse per commune. Sono presenti nel testo regole di sistema per salvaguardare l'intangibilità dello statuto (con distinzione di rango tra capitula statutari e provvedimenti ordinari dell'assemblea), norme per garantire i poteri normativi del Consilium e sua funzione di organo giurisdizionale supremo nel silenzio dello statuto, precetti a garanzia della libertà dei singoli, dei beni dei particolari e della collettività. La lettura dello statuto di Montebuono svela forti legami con il testo dello statuto di Aspra (oggi Casperia), del 1397. I due testi sono messi a confronto con tavole sinottiche. Sono analizzati in conclusione due successivi testi normativi emanati dalla comunità sabina (nel 1684, con aggiornamento del 1707), conservati presso l'Archivio di Stato di Roma.
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