Il contributo prende le mosse da alcune considerazioni che Plinio il vecchio avanza nel libro 36 della Naturalis Historia, dedicato alle pietre. In coerenza con l’impianto dell’opera, anche in questo libro convergono due istanze discordanti tipiche del codice deontologico dell’autore, una nel dettato dello scienziato/naturalista, l’altra in quella del filosofo stoico che condanna l’esecrabile luxuria cui contribuiscono le pietre (in particolare, i marmi) nei loro diversi impieghi. Sono contrapposizioni che corrono nella dialettica tra materia grezza e materia lavorata, ovvero laddove interviene l’azione dell’uomo. Le proprietà positive, firmitas e securitas, cioè, stabilità=durata e resistenza riconosciute alla materia grezza, vengono sfruttate dall’uomo per costruire, procedendo secondo un’ordinata dispositio di forme e ornamenta. Eticamente legittimati, gli edifici superano l’esperienza individuale e assumono una dimensione sociale e collettiva; oltre ad un aspetto funzionale, si caricano di valenze immateriali. Sotto il profilo simbolico, le qualità delle pietre si estendono, quindi, alla costruzione la cui auctoritas è dovuta anche allo splendore, magnificentia, della materia lavorata. I monumenti, dunque, nella fisicità dei loro materiali e delle loro conformazioni, si caratterizzano come imagines loquentes; segnano e modellano il territorio e il suo paesaggio, visualizzando, su precise direttrici d’attenzione, gli avvenimenti vissuti da tutta la compagine sociale in modo da contribuire alla creazione di un comune sentire in cui, con una sapiente regia comunicativa, virtutes astratte ricevono conferma dalle res gestae, che ora vengono fissate nella pietra per durare nel tempo, pertanto per celebrare identità e garantirne memoria.
Pietra e memoria: un'equazione possibile
M. E. Micheli
2024
Abstract
Il contributo prende le mosse da alcune considerazioni che Plinio il vecchio avanza nel libro 36 della Naturalis Historia, dedicato alle pietre. In coerenza con l’impianto dell’opera, anche in questo libro convergono due istanze discordanti tipiche del codice deontologico dell’autore, una nel dettato dello scienziato/naturalista, l’altra in quella del filosofo stoico che condanna l’esecrabile luxuria cui contribuiscono le pietre (in particolare, i marmi) nei loro diversi impieghi. Sono contrapposizioni che corrono nella dialettica tra materia grezza e materia lavorata, ovvero laddove interviene l’azione dell’uomo. Le proprietà positive, firmitas e securitas, cioè, stabilità=durata e resistenza riconosciute alla materia grezza, vengono sfruttate dall’uomo per costruire, procedendo secondo un’ordinata dispositio di forme e ornamenta. Eticamente legittimati, gli edifici superano l’esperienza individuale e assumono una dimensione sociale e collettiva; oltre ad un aspetto funzionale, si caricano di valenze immateriali. Sotto il profilo simbolico, le qualità delle pietre si estendono, quindi, alla costruzione la cui auctoritas è dovuta anche allo splendore, magnificentia, della materia lavorata. I monumenti, dunque, nella fisicità dei loro materiali e delle loro conformazioni, si caratterizzano come imagines loquentes; segnano e modellano il territorio e il suo paesaggio, visualizzando, su precise direttrici d’attenzione, gli avvenimenti vissuti da tutta la compagine sociale in modo da contribuire alla creazione di un comune sentire in cui, con una sapiente regia comunicativa, virtutes astratte ricevono conferma dalle res gestae, che ora vengono fissate nella pietra per durare nel tempo, pertanto per celebrare identità e garantirne memoria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


