Durante il corso della sua produzione, lo scultore Pietro Consagra ha saputo attraversare epoche, stili artistici e professioni, facendo perfino sconfinare la sua identità di scultore nella progettazione architettonica. Questo transire tra scultura e architettura, tra progetto e sua esecuzione, tra fruizione estetica e reale utilizzo degli oggetti e degli spazi si riflette anche nella sua piccola produzione di opere d’arte su carta, un luogo di vera sperimentazione in cui l’artista ha l’ardire di considerare il foglio non solo come supporto, ma come vero e proprio mezzo pittorico, o scultoreo. L’opera Elba, soggetto del presente contributo, rappresenta la sintesi esemplare di ciò che ha significato per l’artista siciliano transire tra le diverse tecniche esecutive. Il lavoro analizza l’intervento di restauro svolto sull’opera, che ha visto l’evolversi del tradizionale approccio conservativo contaminato qui dall’uso di strumenti digitali. Dai dati metrici elaborati a partire da rilievi laser scanner, alla possibilità di sviluppare supporti ad hoc da impiegare per le operazioni più delicate dell’intervento: così l’attività del restauratore avvia la sua transizione contemporanea, grazie all’impiego di tecnologie che permettono di interpretare, di reimpiegare e di rappresentare i dati che l’intervento produce. In questo contesto sperimentale, la figura del restauratore subisce una vera transizione verso un nuovo modello di conoscenza e verso un rinnovato modo di agire.

L’opera Elba di Pietro Consagra: nuovi paradigmi analitico-documentali per l’intervento di restauro

Laura Baratin;Francesca Gasparetto;Veronica Tronconi
2023

Abstract

Durante il corso della sua produzione, lo scultore Pietro Consagra ha saputo attraversare epoche, stili artistici e professioni, facendo perfino sconfinare la sua identità di scultore nella progettazione architettonica. Questo transire tra scultura e architettura, tra progetto e sua esecuzione, tra fruizione estetica e reale utilizzo degli oggetti e degli spazi si riflette anche nella sua piccola produzione di opere d’arte su carta, un luogo di vera sperimentazione in cui l’artista ha l’ardire di considerare il foglio non solo come supporto, ma come vero e proprio mezzo pittorico, o scultoreo. L’opera Elba, soggetto del presente contributo, rappresenta la sintesi esemplare di ciò che ha significato per l’artista siciliano transire tra le diverse tecniche esecutive. Il lavoro analizza l’intervento di restauro svolto sull’opera, che ha visto l’evolversi del tradizionale approccio conservativo contaminato qui dall’uso di strumenti digitali. Dai dati metrici elaborati a partire da rilievi laser scanner, alla possibilità di sviluppare supporti ad hoc da impiegare per le operazioni più delicate dell’intervento: così l’attività del restauratore avvia la sua transizione contemporanea, grazie all’impiego di tecnologie che permettono di interpretare, di reimpiegare e di rappresentare i dati che l’intervento produce. In questo contesto sperimentale, la figura del restauratore subisce una vera transizione verso un nuovo modello di conoscenza e verso un rinnovato modo di agire.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2739552
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