Giancarlo De Carlo è da considerarsi l’architetto contemporaneo di Urbino, colui che a partire dagli anni Cinquanta riuscì a studiare e plasmare il tessuto urbano e l’intorno territoriale. Molti scritti, scambi epistolari e interventi pubblici dimostrano quanto la tematica del territorio e del paesaggio fosse centrale nei suoi progetti. Il contributo guarda in particolare alla sua opera più caratteristica, i Collegi universitari, che riassumono in ogni aspetto la poetica progettuale dell’architetto. Nei Collegi, costruito e territorio circostante appaiono in reciproca dipendenza; il paesaggio sembra entrare a far parte degli ambienti chiusi in una continuità voluta e riuscita. Le finestre degli spazi comuni, così come quelle delle stanze degli studenti sono l’elemento da cui partire per descrivere il progetto. Le finestre sono a tutti gli effetti il punto di contatto tra ciò che c’era e ciò che è stato costruito, tanto da far definire il Collegio del Colle come un edificio soglia. A partire da questa esperienza e parlando di conservazione, appare necessario non limitarsi al prendersi cura del solo edificio. Accettando i cambiamenti naturali e considerando le possibili interferenze antropiche che il paesaggio circostante i Collegi può registrare nel tempo, il contributo ipotizza un nuovo approccio documentale nuovo con l’obiettivo di mappare l’evoluzione dell’idea del paesaggio. La mappatura partecipata che ne consegue, realizzata in maniera libera dai primi utilizzatori di questa architettura (gli studenti), potrebbe diventare uno strumento fondamentale per un nuovo approccio alla cura del territorio circostante. Le finestre diventano così strumento di misura, che modulano il paesaggio e rendono la sua visualizzazione necessaria ai fini conservativi.

Il paesaggio dalla finestra. Una nuova proposta di conservazione partecipata

Francesca Gasparetto
2024

Abstract

Giancarlo De Carlo è da considerarsi l’architetto contemporaneo di Urbino, colui che a partire dagli anni Cinquanta riuscì a studiare e plasmare il tessuto urbano e l’intorno territoriale. Molti scritti, scambi epistolari e interventi pubblici dimostrano quanto la tematica del territorio e del paesaggio fosse centrale nei suoi progetti. Il contributo guarda in particolare alla sua opera più caratteristica, i Collegi universitari, che riassumono in ogni aspetto la poetica progettuale dell’architetto. Nei Collegi, costruito e territorio circostante appaiono in reciproca dipendenza; il paesaggio sembra entrare a far parte degli ambienti chiusi in una continuità voluta e riuscita. Le finestre degli spazi comuni, così come quelle delle stanze degli studenti sono l’elemento da cui partire per descrivere il progetto. Le finestre sono a tutti gli effetti il punto di contatto tra ciò che c’era e ciò che è stato costruito, tanto da far definire il Collegio del Colle come un edificio soglia. A partire da questa esperienza e parlando di conservazione, appare necessario non limitarsi al prendersi cura del solo edificio. Accettando i cambiamenti naturali e considerando le possibili interferenze antropiche che il paesaggio circostante i Collegi può registrare nel tempo, il contributo ipotizza un nuovo approccio documentale nuovo con l’obiettivo di mappare l’evoluzione dell’idea del paesaggio. La mappatura partecipata che ne consegue, realizzata in maniera libera dai primi utilizzatori di questa architettura (gli studenti), potrebbe diventare uno strumento fondamentale per un nuovo approccio alla cura del territorio circostante. Le finestre diventano così strumento di misura, che modulano il paesaggio e rendono la sua visualizzazione necessaria ai fini conservativi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11576/2739553
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